L'Europa adesso indaga sullo sconto Ici a diocesi e parrocchie
Anna Maria Greco, Il Giornale, 13/10/2010
È un privilegio da cancellare l'esenzione dall'Ici concessa dall'Italia aipalazzi del Vaticano? La Commissione europea ha deciso di aprire un'inchiesta formale e approfondita per accertare se il nostro Paese viola le norme per gli aiuti di Stato, consentendo di non pagare la tassa comunale a molti immobili destinati ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, culturali, didattiche, ricreative, ricettive, sportive e di religione e di culto. Una nota diffusa a Bruxelles parla dell'ipotesi di «aiuto di Stato illegale». In sostanza, ci sono dubbi sull'esenzione concessa a «immobili usati dagli enti non commerciali per fini specifici», perché questi potrebbero essere utilizzati invece anche per attività commerciali. Si tratterebbe allora di un vantaggio ingiusto, che distorce il mercato e non rispetta la libera concorrenza.
«La Commissione - afferma una nota di Bruxelles - ritiene che le disposizioni dell'Ici e del Tuir (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) potrebbero concedere un vantaggio selettivo alle attività commerciali dei beneficiari e costituire pertanto aiuto di Stato in base alle norme Ue». Da giorni si parlava di una possibile bacchettata dell'Ue all'Italia. Tutto nasce da una serie di denunce di esponenti radicali che sostengono l'illiceità dell'esenzione dall'Ici, concessa ai fabbricati utilizzati per attività «non commerciali».
La Corte di giustizia Ue ha accolto un ricorso degli stessi radicali e il nuovo commissario all'Antitrust, Joaquin Almunia, ha riaperto il caso archiviato dal predecessore Kroes. Da Oltretevere nessuna reazione ufficiale, ma nei Sacri Palazzi non ci sarebbe allarme. Solo l'impressione di un déjà vu. La questione non riguarda il Vaticano o la Cei, male singole diocesi, parrocchie, enti ecclesiastici proprietari degli immobili. «Non ci sono aiuti di Stato illegittimi, le denunce erano già state archiviate», commenta Patrizia Clementi, esperta dell'avvocatura della diocesi di Milano, molto ascoltata alla Cei.
Il Tuir stabilisce le condizioni per perdere la qualifica di «ente non commerciale», ma sono esclusi gli enti ecclesiastici e le associazioni sportive dilettantistiche. Di qui, i sospetti. Alcune delle attività svolte dagli enti ecclesiastici potrebbero essere considerate commerciali e quindi in concorrenza con quelle svolte da chi non gode dello stesso vantaggio ma paga regolarmente l'Ici. Ecco perché la Commissione verificherà le disposizioni del Tuir e se le misure sono compatibili con il mercato. Secondo le denunce, anche la riduzione del 50 per cento dell'imposta sul reddito delle persone giuridiche per gli enti ecclesiastici viola le norme Ue. L'Italia ha fornito diverse volte spiegazioni, sostenendo che le esenzioni riguardano beni non commerciali della Chiesa, ma secondo Bruxelles non ha dato «prove sufficienti per consentire alla Commissione di concludere che le misure contestate potrebbero essere giustificate in base ai principi del sistema fiscale italiano». Di qui l'avviso dimessa in mora, l'avvio di indagini e il rischio di sanzioni per l'Italia.