Sconti Ici alla Chiesa, l'Ue indaga
Marco Zatterin, La stampa, 12/10/2010
L'esenzione dell'Ici concessa dal governo italiano alla Chiesa cattolica rivela, «a prima vista, un carattere discriminatorio». Ecco perché la Commissione Ue ha deciso non senza aver riflettuto quasi quattro anni - di approfondire il caso, e aprire un'inchiesta formale sugli immobili dalle finalità «non esclusivamente commerciali» appartenenti alla Santa Sede a cui è stato permesso di non versare l'intera lei e di pagare la metà dell'Ires. Un lungo carteggio con Roma non ha persuaso Bruxelles della legittimità del provvedimento. Oggi l'indagine diventa un procedimento a tutto tondo che potrebbe costringere l'Italia a ripristinare le tasse sospese pena il deferimento alla Corte di Giustizia Ue.
La storia risale al 2005, quando nel pieno della volata elettorale il governo Berlusconi ha sospeso l'imposta comunale sulle proprietà degli enti ecclesiastici. Il voto della primavera 2006 consegnò Palazzo Chigi al centrosinistra e a Romano Prodi che però modificò solo parzialmente il provvedimento scritto dal predecessore, aggiungendo la formula «non esclusivamente», che alla fine - secondo chi contesta la norma - non ha cambiato il quadro. In pratica, qualcosa come 100 mila immobili avrebbero finito per aggirare legalmente i loro doveri fiscali. Si tratta di esercizi attivi non solo a fine benefico - come scuole, alberghi, agenzie di viaggio, club sportivi amatoriali e ospedali che potevano risultare più concorrenziali grazie ai minori gravami impositivi. Avviato sulla base della denuncia di uno studio di avvocati italiano e del radicale Maurizio Turco, il confronto fra Roma e Bruxelles ha consumato carta e linee telefoniche. Bruxelles si è mossa con cautela. Poi ha ritenuto che non si potesse più indugiare.
L'esenzione dall'Ici - osserva la Commissione nella lettera che si appresta a spedire - costituisce in ogni caso un aiuto di Stato poiché si tratta di un vantaggio derivante da una minore esborso nei confronti del Fisco. In tal quadro costituirebbe un aiuto pubblico ingiustificato. Semplice la spiegazione. La Commissione osserva che molti dei servizi offerti dalla Chiesa in regime di esenzione «sembrano essere in competizione con quelli analoghi offerti da altri operatori economici». Secondo più fonti, il sistema di esenzioni avrebbe consentito ogni anno alla Santa Sede di risparmiare due miliardi di euro di contribuzione. L'inchiesta attesa per oggi è qualche misura un ripensamento da parte dell'esecutivo comunitario che, nel febbraio 2009, aveva deciso di chiudere il caso ritenendo che non ci fossero le premesse per portare avanti un'indagine per aiuti di Stato (era stata l'olandese Kroes a firmare l'armistizio).
Il quadro è mutato con l'intervento della Corte di giustizia Ue che ha chiesto di chiarire in modo più concreto la disputa. Nel frattempo, a Palazzo Berlaymont sono piovute nuove carte. Alla fine si è deciso di ricominciare «perché non può escludere di essere in presenza di un aiuto di Stato». Con un nuovo annacquamento. Un mese fa si pensava ad un'immediata apertura di procedura. Ora è diventata un'inchiesta.