il Fatto 21.10.10
Nei forzieri dello Ior i conti della “cricca”
Nelle carte dell’inchiesta spunta il nome di don Evaldo Biasini, il “Don Bakomat di Anemone
di Rita Di Giovacchino
Dalle carte dell’accusa sul presunto riciclaggio di denaro allo Ior, spunta il nome di Evaldo Biasini, il famoso “padre bancomat”, presidente dell’ente missionario Congregazione del Preziosissimo Sangue, cui ricorreva il costruttore Diego Anemone quando aveva bisogno urgente di contanti (ed era meglio che non risultassero prelevati dal suo conto in banca). Non ci sono soltanto i 23 mln di euro prelevati dal conto del Credito Artigiano, nell’ottobre scorso (nonostante fosse già stato bloccato dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia) a dimostrare il disinvolto “modus operandi” dell’Istituto per le opere di Religione, o Banca vaticana, come viene definito. Per vincere il primo round di fronte al Tribunale del Riesame contro il ricorso, presentato dal presidente dell’istituto Ettore Gotti Tedeschi e dal direttore generale Paolo Cipriani (entrambi indagati per violazione della normativa antiriciclaggio della Ue, divenuta legge nel 2007) è bastata ai pm Nello Rossi e Stefano Rocco Fava una memoria in cui sono descritte in modo dettagliato tre operazioni sospette della “valanga” già accertata. La valutazione è di investigatore.
C’È, ad esempio, un’operazione del novembre del 2009, che fa riferimento ad assegni per 300 mila euro, negoziati su un conto Ior presso la filiale di Unicredit in via della Conciliazione, da tal Maria Rossi indicata dalla banca come la mamma di un anziano reverendo, titolare del conto medesimo. Peccato che la signora, per motivi anagrafici, non potesse essere la madre del prelato. Infatti le indagini hanno poi dimostrato che la donna usava un nome di fantasia e che i fondi provenivano da una una banca di San Marino. Il vero destinatario era un noto faccendiere, utilizzatore finale di ingenti somme che gli pervenivano presso lo stesso istituto.
LA SECONDA operazione riguarda invece un prelievo di 600 mila euro presso una sede di Intesa San Paolo, sempre nei pressi del Vaticano. Una somma non astronomica, comunque sostanziosa, di cui lo Ior non indicava la precisa destinazione fatto salvo un vago riferimento a missioni religiose. Non c’è da stupirsi perché sullo stesso conto, hanno poi scoperto gli investigatori, sono transitati con analoghe modalità nel solo 2009 ben 140 milioni di euro in contanti.
PER TORNARE a Don Evaldo Biasini, personaggio ormai noto dopo lo scandalo che ha travolto la Protezione civile, va ricordato che veniva indicato nell’inchiesta della procura di Perugia sui Grandi Eventi: come custode dei “fondi neri” del costruttore Diego Anemone. Anche se in questa vicenda non sembra coinvolto in operazioni sospette. Ma il fatto che sia stato citato è sospetto. Quasi un segnale ai giudici del Riesame, su cosa può emergere dal monitoraggio a tappeto che la Procura di Roma ha già disposto su tutti gli istituti bancari per rintracciare conti Ior e ricostruire tutti i movimenti finanziari che fanno capo alla Banca vaticana. Molti personaggi coinvolti nello scandalo, a partire da Angelo Balducci, disponevano di un conto presso la Banca vaticana o comunque di un corridoio privilegiato per operazioni finanziarie.
PADRE FEDERICO Lombardi, il portavoce della Santa Sede, ha manifestato grande stupore per la decisione presa dal tribunale del Riesame, che ieri nel respingere il ricorso di Gotti Tedeschi e Cipriani, ha confermato il sequestro cautelativo dei 23 milioni di euro sul conto del Credito Artigiano. “Certamente si tratta di un problema interpretativo informale”, ha spiegato padre Lombardi. Una linea di difesa ribadita anche in una nota ufficiale della Santa Sede. Insomma lo Ior non intende recedere da quanto ha sempre affermato: “Nessuna irregolarità, è soltanto un equivoco, chiariremo tutto”. Ma come abbiamo visto le cose non stanno così. E la decisione del collegio, composto dai giudici Claudio Carini, Giovanna Schipani e Alessandra Boffo, sembra preoccupare il presidente Gotti Tedeschi che al momento si trincera con un secco “no comment”.
Anche se, qualche ora dopo, parlando con i giornalisti, lancia un laconico messaggio: “Mi sento un po' depresso”.