martedì 18 novembre 2008

Dio immaginario. Cultura laica debole

L'Opinione 15.11.08
Dio immaginario. Cultura laica debole
di Alessandro Litta Modignani

Negli ultimi tempi, le dichiarazioni del Papa sono state particolarmente discutibili, al punto da creare imbarazzo persino nei commentatori di cultura cattolica. Si direbbe quasi che Benedetto XVI abbia perso parte della sua autorevolezza. Le uscite in occasione della crisi finanziaria (“I soldi svaniscono, solo la parola di Dio è solida”), sui ricercatori e scienziati “avidi di denaro”, sull’equiparazione fra omosessualità e pedofilia hanno suscitato un’ondata di proteste, prestando il fianco a facili sarcasmi. Molti vignettisti si sono sbizzarriti. Queste reazioni, per quanto giustificate, non affrontano però il problema alla radice. Su cosa si basano gli argomenti del Papa? Occorre coglierne il senso profondo.
”Dobbiamo cambiare il nostro concetto di realismo - ha detto Ratzinger – Realista è chi riconosce nella Parola di Dio, in questa realtà apparentemente così debole, il fondamento di tutto”. Proprio questo rovesciamento del principio di realtà è all’origine, in generale, di tutte le religioni rivelate. “Solo la Parola di Dio è fondamento di tutta la realtà”, sostiene Benedetto XVI. Questo è il nodo da sciogliere. Se il Papa, che fa il suo mestiere, indica la realtà autentica in questo rovesciamento, la cultura laica ha il dovere di proporre, a sua volta, un “rovesciamento del rovesciamento”, ricollocando la religione nella sfera che le è propria, cioè quella dell’immaginario umano.
Nel suo celebre saggio contro il cristianesimo, Friedrich Nietzsche sottolinea proprio come questo carattere “immaginario”, astratto e non realistico, sia un elemento fondativi della tradizione giudaico-cristiana.
“Né la morale né la religione vengono a contatto, nel cristianesimo, con qualsiasi punto della realtà. Cause puramente immaginarie (Dio, anima, io, spirito, libero volere); effetti puramente immaginari (peccato, redenzione, grazia, punizione, remissione dei peccati). Un commercio fra esseri immaginari (Dio, spiriti, anime); un’immaginaria scienza della natura (completa mancanza del concetto di cause naturali); un’immaginaria psicologia (un mero fraintendimento: pentimento, rimorso di coscienza, tentazione del Diavolo, vicinanza di Dio); un’immaginaria teleologia (il Regno di Dio, il giudizio universale, la vita eterna). Questo mondo di pure finzioni si differenzia, con suo notevole svantaggio, dal mondo del sogno, per il fatto che quest’ultimo rispecchia la realtà, mentre esso falsifica, svaluta, nega la realtà”. (La sintesi è nostra).
Nei suoi termini essenziali, la risposta laica alle tesi religiose potrebbe ridursi a questo: Dio come prodotto dell’immaginazione umana e del rovesciamento del principio di realtà. Così il denaro acquista un significato concreto e anche nobile, come strumento creato da menti intelligenti per regolare le relazioni economiche. Come tutti gli strumenti, esso può a volte non servire allo scopo, ma ciò non può indurre gli esseri raziocinanti a considerare solida “solo la parola di Dio”. Altrimenti ci si avvia sulla strada della follia e le conseguenze non tardano a manifestarsi: intolleranza, superstizione, odio teologico, delirio mistico, fanatismo missionario, ostilità alla scienza, persecuzione dei diversi, umiliazione della donna, repressione del corpo, paura della felicità. Non si tratta affatto di degenerazioni episodiche o di deviazioni casuali, bensì di un connotato intrinseco, “consustanziale”, al fenomeno religioso, come la storia ha abbondantemente dimostrato.
La cultura laica però non sempre ha il coraggio di raccogliere la sfida sul terreno più autentico, quello filosofico, difendendo il primato della ragione sulla fede. Per questo, quando Benedetto XVI cita il Salmo 118 (“La legge della Tua bocca più preziosa di mille pezzi d’oro”) al massimo la si mette sul ridere.