martedì 18 novembre 2008

Vaticano spacciatore di presunta morale

Vaticano spacciatore di presunta morale

Liberazione del 18 novembre 2008, pag. 19

di Imma Barbarossa
Ancora una volta la chiesa cattolica, per bocca dei suoi più alti esponenti - dal cardinale Herranz dell'Opus Dei al segretario di stato Tarcisio Bertone fino al presidente del pontificio consiglio per la salute - mostra il suo volto crudele, disumano, feroce. Il volto delle crociate contro gli infedeli, della Santa Inquisizione, di Torquemada. Eluana Englaro deve rimanere "in vita", probabilmente dovrebbe anche "sopravvivere" ai suoi familiari. La vocazione universalistica (cattolica, appunto) del Vaticano ha in sé il suo cancro nel suo storico legarsi al potere temporale, farsi instrumentum regni, dunque nella difesa oltranzista della sua autorità suprema sulla vita e sulla morte, sulle leggi degli stati, sull'etica.
Se nel suo farsi strumento di potere e difesa delle gerarchie ha finito col fiancheggiare le dittature più sanguinarie in America Latina nel corso del ‘900, con la caduta del muro di Berlino e la fine dei socialismi reali e dunque con l'esaurirsi in re della crociata contro l'"ateismo di stato", la politica vaticana, soprattutto durante il pontificato militante di Woytila , ha assunto venature antimoderniste, nel senso di una critica al capitalismo onnivoro e consumista, ai suoi stili di vita, alle grandi differenze socio-economiche tra nord e sud del mondo, tra ricchissimi e poverissimi. Fino a criticare l'uso della guerra per il petrolio, i provvedimenti contro i "poveri". Da un punto di vista caritatevole, certo, nel senso che le briciole del banchetto del ricco epulone vanno distribuite ai poveri, non nel senso di cambiare i meccanismi di produzione (e quindi di distribuzione) dei beni comuni (che devono essere comuni).
Inoltre, finita la santa alleanza con Bush, il Vaticano si scaglia anche contro i provvedimenti "minimi" annunciati dal presidente Obama in materia di aborto e ricerca sulle cellule staminali, nella difesa oltranzista della nuda vita, della vita fin dal suo concepimento.
Al di qua e al di là dell'Oceano Atlantico, ma sempre nel "civilissimo" e "democratico" Occidente, la chiesa cattolica si sente minacciata dalla "modernità" e si rifugia in un antimodernismo che di fatto intende riportare le istituzioni pubbliche a bracci secolari dell'autorità divina, espressa dal pontefice di Roma e ipotizzare la vita e i comportamenti di uomini e donne come soggetti alla morale cattolica. Come il capitalismo, allora, anche la politica del Vaticano si fa biopolitica. E' ritornata di moda con il filosofo Ratzinger l'espressione dei teologi medievali "etsi deus non daretur", nel senso che su ciò che non riguarda le questioni del divino, la morale cattolica vale sempre, anche se Dio non ci fosse, ossia anche per gli atei, in quanto deriverebbe dal diritto naturale. Di qui i cosiddetti laici devoti alla Giuliano Ferrara, di qui l'oltranzismo delle varie Binetti nel partito democratico.
E' dunque cosa vana chiedere al Vaticano di pensare alla fede e non alla religione, di eliminare il sacro (quindi il dogmatico) dalla religione come vorrebbe Enzo Mazzi. La sfera del potere temporale induce la chiesa cattolica a sconfinare nella politica militante.
L'embrione al di sopra di tutto, quindi il corpo delle donne (e la sessualità di tutti/e) va normato, adattato alla morale cattolica, regolamentato con la violenza delle leggi. Su tutto questo, la santificazione del dolore, la beatificazione di donne che partoriscono creature malate o a costo della propria morte), fa parte di un patriarcato di chiesa, che è lo stesso che cacciò le donne dalle prime comunità cristiane, che ha impedito l'aborto alle suore violentate, che bruciava le streghe perché aveva paura della sessualità, in particolare della sessualità femminile.
Contro tutto questo, anche, manifesteremo in tante il 22 novembre.

NOTE

Responsabile Dipartimento Laicità, differenze e nuovi diritti