giovedì 27 agosto 2009

"Sul diritto alla vita decide il Parlamento, non il Vaticano"

La Repubblica 27.8.09
Il presidente ospite del Pd a Genova:
"Sul diritto alla vita decide il Parlamento, non il Vaticano"
E il popolo del Pd applaudì l'ex missino
di Goffredo De Marchis

Dal testamento biologico ai diritti dei migranti Gianfranco scalda la Festa
"Mi ha colpito l´applauso quando ho citato la sentenza sulla morte di Giuliani"

Gli applausi, le richieste di autografo, la sala sul molo piena, gli extracomunitari che si fermano ad ascoltarlo seduti un po´ in disparte, il vero compagno Gianfranco Fini.
Storico militante comunista del quartiere Cornigliano, volontario alla friggitoria della Festa democratica, che gli mostra la sua carta d´identità: «Adesso questo nome non mi imbarazza più». Tocca al presidente della Camera frenare l´entusiasmo dicendo all´omonimo, con un sorriso, almeno due cose di destra. «Beh, prima di Fiuggi avrai avuto qualche problema». Poi, rigirando il documento tra le dita: «Hai visto il numero? Comincia con An. Abbiamo qualcos´altro in comune.». La fine della visita di Fini alla kermesse del Pd è uguale all´inizio: accoglienza caldissima, nemmeno l´ombra di una contestazione, scontro ideologico lontano, sepolto, battimani ripetuti e convinti di una platea che accoglie anche elettori del Pdl ma è a larghissima maggioranza democratica. L´attacco alla Lega sull´immigrazione, la posizione ferma contro la legge sul testamento biologico voluta dalla maggioranza, la difesa della laicità, persino l´accenno a una ferita ancora aperta a Genova gradito e applaudito. Tutto piace ai militanti della Festa del nuovo Fini, del "compagno" Fini, quello in abito blu, senza parannanza. «A proposito di G8, come italiano sono soddisfatto che la Corte europea abbia detto in maniera inequivocabile che Placanica ha agito per legittima difesa». Un secondo di silenzio, il ricordo del 2001 che scorre, Carlo Giuliani a terra, le immagini con l´assalto alla camionetta dei Carabinieri. In quei giorni Fini era qui, nella sala operativa delle forze dell´ordine.
Cambia il vento o no nella sala gremita al Porto antico? No. La gente apprezza e Fini risalendo in macchina commenterà: «Mi ha colpito molto quell´applauso». Gli altri momenti a suo favore li aveva messi in conto e non poteva essere diversamente. La sua nettezza sui temi etici i democratici vorrebbero sentirla dai loro leader. Per ora si accontentano delle parole del presidente della Camera. Accanto all´ex presidente del Senato Franco Marini, nel dibattito condotto dal direttore del Tg2 Mario Orfeo, Fini parla così della laicità: «Io non ho il dono della fede, anche se riconosco il grande ruolo della Chiesa, la sua storia, i suoi valori. Ma la contrapposizione su certi argomenti non può essere tra laici e cattolici. Lo sapevano bene due credenti come Elia e Scoppola. Lo scontro c´è solo tra laici e clericali». Lui sta con i primi, deciso a far sì che il testo della legge sul testamento biologico cambi arrivando alla Camera. «Non si tratta di favorire la morte, ma di prendete atto dell´impossibilità di impedirla». E «senza fare crociate contro i cattolici» se qualcuno pensa che «decide il Vaticano e non il Parlamento, io, Costituzione alla mano, dico no».
Fini ripete spesso di voler guardare avanti, che lui «nelle vecchie gabbie di destra e sinistra» non si riconosce più. «Le differenze esistono, ma lo scontro ideologico è finito», sentenzia raccontando le discussioni con la figlia più grande. E´ alle nuove generazioni che bisogna guardare anche quando si parla di immigrazione, di diritto alla cittadinanza. Arrivando a mettere in discussione una parola chiave della destra italiana: patria. «In tutte le lingue europee significa terra dei padri. Ma oggi cosa diciamo ai figli nati qui che hanno genitori nati altrove e vestono le maglie delle nostre nazionali, come Balotelli o i giovani campioni juniores di cricket?». Non sono italiani anche loro? E non sono esseri umani quelli che muoiono nel Mediterraneo o riescono ad arrivare stremati sulle nostre coste? Le risposte della Lega a queste domande «sono superficiali, propagandistiche e vagamente razziste». Marini naturalmente condivide e declina il problema in termini economici: «Andatelo a chiedere alle industrie se non abbiamo bisogno di loro. O alle famiglie con le badanti». Aggiunge Fini: «La Chiesa lancia un messaggio di carattere universale, non fa comizi di periferia. Ma anche i trattati ci impogono di rispettare la dignità dell´uomo». Nessun lassismo «perché la Lega comunque ha colto una questione vera», ma ricette nuove sì. Aiuti ai Paesi poveri, più cooperazione, «minore accondiscendenza con certe dittature», più impegno della parte ricca del mondo. Se poi il Pdl «sui temi dell´immigrazione si limita a produrre la fotocopia dell´originale, alla gente piacerà sempre l´originale, cioè la Lega. Sarebbe il caso di affinare l´approccio». E aggiunge: «Dicono: è colpa di Malta. Mi viene da ridere. Malta è un piccolo Paese dell´Unione europea, che può fare? A Strasburgo piuttosto destra e sinistra lavorino a una soluzione comune».