L'Arena, 25 gennaio 2009
«Impossibile indagare su questi fatti»
PEDOFILIA. Il procuratore Mario Giulio Schinaia chiude la porta su qualsiasi possibile sviluppo giudiziario sulla vicenda che sta coinvolgendo l'istituto sordomuti
«Bisogna smetterla di pensare che la magistratura possa risolvere tutti i mali della nostra società»
«Non possiamo fare indagini sui fatti di pedofilia, verificatisi al Provolo».
Il procuratore Mario Giulio Schinaia chiude subito la porta a qualsiasi sviluppo giudiziario sulla vicenda dell'istituto per sordomuti nel quale, secondo una lettera di una sessantina di frequentatori di quella scuola, sarebbero avvenuti abusi per una trentina d'anni fino al 1984. E proprio i 25 anni trascorsi da quando sono avvenuti gli ultimi episodi di quelle terribili violenze, rappresentano uno scoglio insuperabile per poter aprire un fascicolo, inserendo i nomi dei responsabili di quegli abusi. Oltrettutto mancano anche le querele delle vittime di quei soprusi e si tratta di fatti molto delicati per i quali servono sempre indagini molto scrupolose. Il procuratore, poi, invita a smetterla di pensare che «la magistratura possa essere sempre la soluzione di tutto ciò di male che accade nella nostra società».
In questa brutta vicenda, ci sono altri attori in campo ad iniziare dall'autorità ecclesiastica. «Se fosse vero», premette Schinaia, «che i vertici della chiesa non hanno fatto nulla per tutelare quei giovani sordomuti, ciò mi lascerebbe perplesso». Il procuratore poi ricorda che «le autorità ecclesiastiche non hanno i tempi di prescrizione come la giustizia ordinaria». I vertici della Chiesa veronese, insomma, potevano intervenire «se erano a conoscenza di queste violenze, adottando provvedimenti nei confronti dei responsabili».
Non va giù poi al procuratore che questi fatti siano stati denunciati ai mass media prima che all'autorità giudiziaria: «Mi rammarica che non sia arrivata nessuna segnalazione in procura se non a così tanto tempo di distanza con la pubblicazione di questi fatti sui giornali». D'altro canto, però, il procuratore ha parole di «apertura» verso le vittime di queste violenze: «È comprensibile che questi soggetti non hanno denunciato questi fatti per vergogna o per altri motivi».
Spettava a chi sapeva, insomma, denunciare gli abusi. Il procuratore esclude categoricamente, infine, di aprire un fascicolo per far luce sulle parole di monsignor Zenti, pronunciate due giorni fa.
Il Vescovo aveva affermato di sentirsi vittima di un ricatto dei vertici dell'associazione Provolo.
«Mi avevano minacciato di rendere pubblici questi episodi di pedofilia se non avessi accolto le loro richieste», aveva detto Zenti. Per il procuratore, però, mancano gli elementi fondamentali per parlare di estorsione. GP.CH.
«Impossibile indagare su questi fatti»
PEDOFILIA. Il procuratore Mario Giulio Schinaia chiude la porta su qualsiasi possibile sviluppo giudiziario sulla vicenda che sta coinvolgendo l'istituto sordomuti
«Bisogna smetterla di pensare che la magistratura possa risolvere tutti i mali della nostra società»
«Non possiamo fare indagini sui fatti di pedofilia, verificatisi al Provolo».
Il procuratore Mario Giulio Schinaia chiude subito la porta a qualsiasi sviluppo giudiziario sulla vicenda dell'istituto per sordomuti nel quale, secondo una lettera di una sessantina di frequentatori di quella scuola, sarebbero avvenuti abusi per una trentina d'anni fino al 1984. E proprio i 25 anni trascorsi da quando sono avvenuti gli ultimi episodi di quelle terribili violenze, rappresentano uno scoglio insuperabile per poter aprire un fascicolo, inserendo i nomi dei responsabili di quegli abusi. Oltrettutto mancano anche le querele delle vittime di quei soprusi e si tratta di fatti molto delicati per i quali servono sempre indagini molto scrupolose. Il procuratore, poi, invita a smetterla di pensare che «la magistratura possa essere sempre la soluzione di tutto ciò di male che accade nella nostra società».
In questa brutta vicenda, ci sono altri attori in campo ad iniziare dall'autorità ecclesiastica. «Se fosse vero», premette Schinaia, «che i vertici della chiesa non hanno fatto nulla per tutelare quei giovani sordomuti, ciò mi lascerebbe perplesso». Il procuratore poi ricorda che «le autorità ecclesiastiche non hanno i tempi di prescrizione come la giustizia ordinaria». I vertici della Chiesa veronese, insomma, potevano intervenire «se erano a conoscenza di queste violenze, adottando provvedimenti nei confronti dei responsabili».
Non va giù poi al procuratore che questi fatti siano stati denunciati ai mass media prima che all'autorità giudiziaria: «Mi rammarica che non sia arrivata nessuna segnalazione in procura se non a così tanto tempo di distanza con la pubblicazione di questi fatti sui giornali». D'altro canto, però, il procuratore ha parole di «apertura» verso le vittime di queste violenze: «È comprensibile che questi soggetti non hanno denunciato questi fatti per vergogna o per altri motivi».
Spettava a chi sapeva, insomma, denunciare gli abusi. Il procuratore esclude categoricamente, infine, di aprire un fascicolo per far luce sulle parole di monsignor Zenti, pronunciate due giorni fa.
Il Vescovo aveva affermato di sentirsi vittima di un ricatto dei vertici dell'associazione Provolo.
«Mi avevano minacciato di rendere pubblici questi episodi di pedofilia se non avessi accolto le loro richieste», aveva detto Zenti. Per il procuratore, però, mancano gli elementi fondamentali per parlare di estorsione. GP.CH.