domenica 25 gennaio 2009

Preti pedofili, gli orrori dell'Istituto Provolo

Preti pedofili, gli orrori dell'Istituto Provolo

Liberazione del 23 gennaio 2009, pag. 10

di Vittorio Bonanni
Un vero e proprio girone dell'inferno. Stiamo parlando dell'Istituto Provolo di Verona. Un simbolo della carità clericale per oltre un secolo. Un rifugio per i figli delle famiglie più povere del nord-est veneto, quando ancora doveva arrivare il boom economico degli anni '60. Ma dietro le mura grigie e tetre dell'edificio di Chievo, il cui aspetto evocava più il carcere che una centro di accoglienza, avveniva in realtà di tutto. Almeno fino al 1984 decine e decine di bambini ed adolescenti sordomuti sono stati violentati, molestati e picchiati per decenni. Ma solo ora le vittime di quella violenza efferata, che troppo spesso trova cittadinanza nella casa di Dio, sono riuscite a confessare i loro tormenti incancellabili dalla memoria. La notizia è stata diffusa ieri da Repubblica on line che, a sua volta, ha anticipato uno scoop de l'Espresso , in edicola oggi. Incoraggiati dalle recenti affermazioni di papa Benedetto XVII contro i sacerdoti pedofili, oltre sessanta persone hanno denunciato quei fatti, dichiarando di aver «superato la nostra paura e la nostra reticenza». Gli abusi si sarebbero protratti per almeno trent'anni e proprio per questo questi reati sono ormai prescritti. Ma l'obiettivo di questa loro denuncia è un altro: evitare il ripetersi di episodi del genere. Per questa ragione quindici di loro si sono rivolti a L'espresso , oltre che al vescovo di Verona e agli attuali vertici dello stesso istituto. Molti dei religiosi coinvolti, in tutto venticinque, sono ancora in servizio non solo nello stesso luogo ma anche nelle sedi di Verona e Chievo. Ecco il testo di una delle ultime lettere inviata il 20 novembre scorso a monsignor Giampietro Mazzoni, vicario giudiziale, ovvero il magistrato del Tribunale ecclesiastico: «I sordi hanno deciso di far presente a Sua Eminenza il Vescovo quanto era loro accaduto. Nella stanza adibita a confessionale della chiesa di Santa Maria del Pianto dell'Istituto Provolo, alcuni preti approfittavano per farsi masturbare e palpare a loro volta da bambine e ragazze sorde (la porta era in quei momenti sempre chiusa a chiave). I rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei preti e nei bagni sia all'Istituto Provolo di Verona che al Chievo e, durante il periodo delle colonie, a Villa Cervi di San Zeno di Montagna. Come se non bastasse, i bambini e i ragazzi sordi venivano sottoposti a vessazioni, botte e bastonature. I sordi possono fare i nomi dei preti e dei fratelli laici coinvolti e dare testimonianza». Nella lista delle persone coinvolte in questa drammatica vicenda c'è anche un alto prelato veronese, sul cui nome c'è ancora riserbo.