Verona, abusi sessuali: 60 sordomuti accusano religiosi di un istituto
Il Giornale di Vicenza, 23 gen 09
Un’inchiesta dell’Espresso rivela una serie di eventi che sarebbero accaduti al “Provolo” di Verona in 30 anni. Ma non ci saranno indagini
di Fabiana Marcolini
Gli ultimi episodi risalgono al 1984. I denuncianti, tra cui tre vicentini, indicano 25 religiosi. Oggi conferenza alla Camera, presenti le vittime---L’istituto Provolo, in passato, ha ospitato i ragazzi sordomutiDall’ultimo episodio di abuso sessuale su un ragazzino sordo sono passati 25 anni. Lo denunciano in 60 ex allievi. La vittima più giovane ora ha 41 anni ed è solo una delle 15 persone, tra cui tre vicentini, che hanno filmato e registrato le testimonianze di quel che subirono all’interno dell’istituto religioso di cui erano ospiti: l’Antonio Provolo del Chievo. Testimonianze agghiaccianti, racconti di violenze sessuali ma anche sodomia, sevizie e botte che rappresentavano la quotidianità per decine di bimbi sordi, figli di famiglie non abbienti affidate a quell’istituto gestito da religiosi che fino agli anni Ottanta era stato un modello internazionale. Venticinque i sacerdoti, alcuni ormai anziani ma ancora in servizio nell’istituto, indicati con nomi e cognomi quali autori delle brutalità. Ma oltre a loro, coinvolti negli abusi ci sarebbero anche alcuni fratelli laici presenti nella struttura. Tutto scritto e registrato e inviato a [FIRMA]L’Espresso che ieri ha anticipato parte del servizio che sarà pubblicato sul numero in edicola oggi.E sempre oggi, a Roma, chi ha raccontato di violenze e sevizie sarà presente alla conferenza stampa organizzata alla Camera dei deputati dall’onorevole Russo del Partito Democratico. Loro, gli ex allievi dell’istituto Provolo, non mancheranno. Ormai il muro del silenzio è stato abbattuto, dopo che quel che avveniva era stato comunicato sia all’Ens che alla Curia che a monsignor Giampietro Mazzoni, il magistrato del tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. Comunicazioni che non ebbero seguito nè reazioni. Quando poi due anni fa, in via Rosmini, venne istituita la casa famiglia (gestita dagli stessi religiosi) destinata ad accogliere bambini sordi con disagi familiari, negli ex alunni del Provolo scattò la ribellione. Fu il timore che qualcun altro bimbo potesse subire quel che loro avevano subìto a squarciare il velo del silenzio, e se è pur vero che ora la struttura è interamente gestita da laici al vertice ci sono sempre i religiosi della Congregazione della Compagnia di Maria che dipende solo dal Vaticano.Partì da qui la decisione drammatica di raccontare, di rivelare quanto segretamente custodito nell’animo e nella mente per anni, almeno trenta. Perché all’interno delle stanze di un collegio a metà strada tra un seminario e un istituto di detenzione, gli abusi sessuali sui piccoli ospiti avrebbero rappresentato la regola. Non scritta ma rimasta drammaticamente tale per decenni. E se fino a qualche anno fa hanno taciuto, cercando di ricostruire interiormente quelle lacerazioni senza coinvolgere i loro cari in un dramma mai cancellato, ora, dopo lo scandalo che in America ha costretto il Vaticano a prendere posizione contro la pedofilia all’interno delle istituzioni religiose, hanno parlato per «evitare che le stesse cose si possano ripetere». Questa la ragione di una confessione collettiva che parla di vicende vissute e non comunicate agli altri, patite senza che nessuno parlasse per vergogna e timore di quel che avveniva nella stanza adibita a confessionale della chiesa di Santa Maria del Pianto piuttosto che nelle camere dei sacerdoti. Anni di incubi, storie diverse ma quando riacquistarono il coraggio di parlare la scoperta fu drammatica: quello era stato un incubo condiviso.Troppi anni senza una denuncia, senza uno scritto inviato all’unico organo, a questo punto, in grado di intervenire: la magistratura. E il «ciclone Provolo» non porterà con sé indagini e avvisi di garanzia per fatti così datati. Amareggiato, il procuratore Mario Giulio Schinaia che nulla sapeva degli orrori avvenuti all’interno dell’istituto di Verona e del Chievo ha sottolineato che una segnalazione avrebbe dovuto essere fatta per ottenere giustizia. Loro, gli ex alunni, non sono interessati a condanne o risarcimenti, nulla potrà riparare il danno patito a livello psicologico ma, sostengono, una decina di religiosi sono ancora in servizio. Loro i nomi di quei preti li hanno fatti. E non vogliono che altri vivano il loro dramma. Un incubo.
«MAI SAPUTO». I responsabili della Compagnia di Maria per l’educazione dei sordomuti chiedono che venga fatta «chiarezza» e che emerga «la verità» sui fatti di violenza denunciati da ex allievi.Il superiore, don Danilo Corradi, dice di aver appreso «con costernazione le dichiarazioni» degli ex allievi. Corradi invita «chi fosse al corrente di fatti reali e circostanziati ad informare chi di dovere».
Il Giornale di Vicenza, 23 gen 09
Un’inchiesta dell’Espresso rivela una serie di eventi che sarebbero accaduti al “Provolo” di Verona in 30 anni. Ma non ci saranno indagini
di Fabiana Marcolini
Gli ultimi episodi risalgono al 1984. I denuncianti, tra cui tre vicentini, indicano 25 religiosi. Oggi conferenza alla Camera, presenti le vittime---L’istituto Provolo, in passato, ha ospitato i ragazzi sordomutiDall’ultimo episodio di abuso sessuale su un ragazzino sordo sono passati 25 anni. Lo denunciano in 60 ex allievi. La vittima più giovane ora ha 41 anni ed è solo una delle 15 persone, tra cui tre vicentini, che hanno filmato e registrato le testimonianze di quel che subirono all’interno dell’istituto religioso di cui erano ospiti: l’Antonio Provolo del Chievo. Testimonianze agghiaccianti, racconti di violenze sessuali ma anche sodomia, sevizie e botte che rappresentavano la quotidianità per decine di bimbi sordi, figli di famiglie non abbienti affidate a quell’istituto gestito da religiosi che fino agli anni Ottanta era stato un modello internazionale. Venticinque i sacerdoti, alcuni ormai anziani ma ancora in servizio nell’istituto, indicati con nomi e cognomi quali autori delle brutalità. Ma oltre a loro, coinvolti negli abusi ci sarebbero anche alcuni fratelli laici presenti nella struttura. Tutto scritto e registrato e inviato a [FIRMA]L’Espresso che ieri ha anticipato parte del servizio che sarà pubblicato sul numero in edicola oggi.E sempre oggi, a Roma, chi ha raccontato di violenze e sevizie sarà presente alla conferenza stampa organizzata alla Camera dei deputati dall’onorevole Russo del Partito Democratico. Loro, gli ex allievi dell’istituto Provolo, non mancheranno. Ormai il muro del silenzio è stato abbattuto, dopo che quel che avveniva era stato comunicato sia all’Ens che alla Curia che a monsignor Giampietro Mazzoni, il magistrato del tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. Comunicazioni che non ebbero seguito nè reazioni. Quando poi due anni fa, in via Rosmini, venne istituita la casa famiglia (gestita dagli stessi religiosi) destinata ad accogliere bambini sordi con disagi familiari, negli ex alunni del Provolo scattò la ribellione. Fu il timore che qualcun altro bimbo potesse subire quel che loro avevano subìto a squarciare il velo del silenzio, e se è pur vero che ora la struttura è interamente gestita da laici al vertice ci sono sempre i religiosi della Congregazione della Compagnia di Maria che dipende solo dal Vaticano.Partì da qui la decisione drammatica di raccontare, di rivelare quanto segretamente custodito nell’animo e nella mente per anni, almeno trenta. Perché all’interno delle stanze di un collegio a metà strada tra un seminario e un istituto di detenzione, gli abusi sessuali sui piccoli ospiti avrebbero rappresentato la regola. Non scritta ma rimasta drammaticamente tale per decenni. E se fino a qualche anno fa hanno taciuto, cercando di ricostruire interiormente quelle lacerazioni senza coinvolgere i loro cari in un dramma mai cancellato, ora, dopo lo scandalo che in America ha costretto il Vaticano a prendere posizione contro la pedofilia all’interno delle istituzioni religiose, hanno parlato per «evitare che le stesse cose si possano ripetere». Questa la ragione di una confessione collettiva che parla di vicende vissute e non comunicate agli altri, patite senza che nessuno parlasse per vergogna e timore di quel che avveniva nella stanza adibita a confessionale della chiesa di Santa Maria del Pianto piuttosto che nelle camere dei sacerdoti. Anni di incubi, storie diverse ma quando riacquistarono il coraggio di parlare la scoperta fu drammatica: quello era stato un incubo condiviso.Troppi anni senza una denuncia, senza uno scritto inviato all’unico organo, a questo punto, in grado di intervenire: la magistratura. E il «ciclone Provolo» non porterà con sé indagini e avvisi di garanzia per fatti così datati. Amareggiato, il procuratore Mario Giulio Schinaia che nulla sapeva degli orrori avvenuti all’interno dell’istituto di Verona e del Chievo ha sottolineato che una segnalazione avrebbe dovuto essere fatta per ottenere giustizia. Loro, gli ex alunni, non sono interessati a condanne o risarcimenti, nulla potrà riparare il danno patito a livello psicologico ma, sostengono, una decina di religiosi sono ancora in servizio. Loro i nomi di quei preti li hanno fatti. E non vogliono che altri vivano il loro dramma. Un incubo.
«MAI SAPUTO». I responsabili della Compagnia di Maria per l’educazione dei sordomuti chiedono che venga fatta «chiarezza» e che emerga «la verità» sui fatti di violenza denunciati da ex allievi.Il superiore, don Danilo Corradi, dice di aver appreso «con costernazione le dichiarazioni» degli ex allievi. Corradi invita «chi fosse al corrente di fatti reali e circostanziati ad informare chi di dovere».