La Repubblica 9.8.08
L’intervento terapeutico negato a una donna ricoverata al San Camillo
È estate, vietato abortire
di Laura Serloni
Aborto terapeutico: anestesista obiettore donna bloccata in corsia
Roma, al S. Camillo: gli altri tutti in ferie
"Finora non mi hanno dato dei tempi certi e il termine per effettuare l´intervento scade giovedì"
ROMA - Da quattro giorni in attesa di un medico che pratichi l´aborto terapeutico. Accade a Roma a una donna che è rimasta bloccata nell´ospedale San Camillo aspettando l´arrivo di uno dei pochi ginecologi non obiettori, che al momento risultano tutti in ferie. «Sono stata ricoverata martedì scorso e al momento mi hanno rimandata a lunedì prossimo», ha raccontato la paziente. Aggiungendo: «Ma non mi hanno dato alcuna certezza. Eppure la questione è urgente visto che giovedì prossimo scade il termine per l´intervento. Il dramma è che dovrò proseguire la gravidanza e tenere il bambino, che però nascerà comunque morto».
Tutti in ferie gli anestesisti non obiettori del centro per le Interruzioni volontarie di gravidanza dell´ospedale San Camillo-Forlanini. E una donna resta bloccata quattro lunghi giorni in astanteria, aspettando l´aborto terapeutico. Dolori lancinanti e stress, ma nessuno interviene. Tutto rimandato a lunedì. Nella speranza che, nel pieno della settimana ferragostana, si trovi un medico non obiettore disponibile a infilarsi il camice.
La diagnosi, stilata da un centro di Verona specializzato in analisi prenatale, è chiara. Parla di "feto idrocefalo e displasia renale bilaterale". In altre parole il cervello del piccolo sarebbe pieno di liquido amniotico e proprio per la malformazione ai reni non riuscirebbe a respirare fuori dal grembo materno. La patologia è stata riscontrata solo al quinto mese di gravidanza. E l´unica soluzione prospetta dai sanitari è l´aborto terapeutico, ma i tempi sono strettissimi. Per la legge 194, l´interruzione di gravidanza non può essere eseguita oltre la ventiduesima settimana. Restano quattordici giorni, durante i quali bisogna riuscire a trovare un centro per l´intervento.
L´ospedale più vicino per la donna è quello di Borgo Roma nel veronese. «Nonostante i numerosi referti che indicano la gravissima patologia - racconta il marito - volevano far fare a mia moglie altri accertamenti e protrarre i tempi. Ma le condizioni erano così critiche che rimandare ulteriormente l´intervento mi sembrava una follia. Così ci hanno consigliato di venire al San Camillo, ma qui la nostra via crucis continua».
La paziente martedì arriva a Roma. Non ci sono stanze. O meglio, nel reparto di Ostetricia è disponibile un solo letto per l´interruzione volontaria di gravidanza. Per la carenza di infermieri non c´è posto nel padiglione di Ginecologia. Il giorno dopo la trentenne viene ricoverata con urgenza. Passano le ore. Niente. Le vengono somministrati farmaci per indurre il parto, ma l´utero non si allarga. Nel sangue è alta la concentrazione di medicinali. La pressione arteriosa è flebile. Per i sanitari, l´unica soluzione è l´intervento chirurgico. Occorre l´epidurale per garantire l´effetto sedante. Ma nell´ospedale non si trovano anestesisti, sono in vacanza e sul piano delle presenze la scritta "in ferie" corre sui vari nomi. L´unico di turno, obiettore di coscienza, si rifiuta di procedere. Quindi, l´operazione è rinviata. A quando non si sa. Gli spasmi sono lancinanti. Gli antidolorifici fanno effetto, ma la donna è costretta a restare sdraiata, immobile nel letto, ancora per giorni. Il fine settimana è off limits. Si ferma anche la somministrazione di farmaci per indurre il parto perché il sangue si depuri. «Se ne riparlerà lunedì», tagliano corto i medici.
«Non mi hanno dato nessuna certezza - si sfoga la paziente - e la cosa assurda è che sono in balia del caso e delle vacanze dei sanitari. Finora mi sono solo sentita ripetere "si vedrà". Non mi hanno dato dei tempi certi e il termine per eseguire l´aborto scade giovedì, poi sarò costretta a tenere il bambino fino al nono mese, ma nascerà comunque morto. Se volessi cambiare ospedale dovrei ricominciare tutto daccapo: altri accertamenti, nuove visite, ancora impegnative e ulteriori affanni. Così molte donne sono costrette ad andare all´estero, dove tutto sembra più semplice». Insomma, gli stessi problemi sono rimandati all´inizio della settimana prossima, sperando che allora scendano in campo anestesisti non obiettori. Altrimenti bisognerà aspettare ancora.
L’intervento terapeutico negato a una donna ricoverata al San Camillo
È estate, vietato abortire
di Laura Serloni
Aborto terapeutico: anestesista obiettore donna bloccata in corsia
Roma, al S. Camillo: gli altri tutti in ferie
"Finora non mi hanno dato dei tempi certi e il termine per effettuare l´intervento scade giovedì"
ROMA - Da quattro giorni in attesa di un medico che pratichi l´aborto terapeutico. Accade a Roma a una donna che è rimasta bloccata nell´ospedale San Camillo aspettando l´arrivo di uno dei pochi ginecologi non obiettori, che al momento risultano tutti in ferie. «Sono stata ricoverata martedì scorso e al momento mi hanno rimandata a lunedì prossimo», ha raccontato la paziente. Aggiungendo: «Ma non mi hanno dato alcuna certezza. Eppure la questione è urgente visto che giovedì prossimo scade il termine per l´intervento. Il dramma è che dovrò proseguire la gravidanza e tenere il bambino, che però nascerà comunque morto».
Tutti in ferie gli anestesisti non obiettori del centro per le Interruzioni volontarie di gravidanza dell´ospedale San Camillo-Forlanini. E una donna resta bloccata quattro lunghi giorni in astanteria, aspettando l´aborto terapeutico. Dolori lancinanti e stress, ma nessuno interviene. Tutto rimandato a lunedì. Nella speranza che, nel pieno della settimana ferragostana, si trovi un medico non obiettore disponibile a infilarsi il camice.
La diagnosi, stilata da un centro di Verona specializzato in analisi prenatale, è chiara. Parla di "feto idrocefalo e displasia renale bilaterale". In altre parole il cervello del piccolo sarebbe pieno di liquido amniotico e proprio per la malformazione ai reni non riuscirebbe a respirare fuori dal grembo materno. La patologia è stata riscontrata solo al quinto mese di gravidanza. E l´unica soluzione prospetta dai sanitari è l´aborto terapeutico, ma i tempi sono strettissimi. Per la legge 194, l´interruzione di gravidanza non può essere eseguita oltre la ventiduesima settimana. Restano quattordici giorni, durante i quali bisogna riuscire a trovare un centro per l´intervento.
L´ospedale più vicino per la donna è quello di Borgo Roma nel veronese. «Nonostante i numerosi referti che indicano la gravissima patologia - racconta il marito - volevano far fare a mia moglie altri accertamenti e protrarre i tempi. Ma le condizioni erano così critiche che rimandare ulteriormente l´intervento mi sembrava una follia. Così ci hanno consigliato di venire al San Camillo, ma qui la nostra via crucis continua».
La paziente martedì arriva a Roma. Non ci sono stanze. O meglio, nel reparto di Ostetricia è disponibile un solo letto per l´interruzione volontaria di gravidanza. Per la carenza di infermieri non c´è posto nel padiglione di Ginecologia. Il giorno dopo la trentenne viene ricoverata con urgenza. Passano le ore. Niente. Le vengono somministrati farmaci per indurre il parto, ma l´utero non si allarga. Nel sangue è alta la concentrazione di medicinali. La pressione arteriosa è flebile. Per i sanitari, l´unica soluzione è l´intervento chirurgico. Occorre l´epidurale per garantire l´effetto sedante. Ma nell´ospedale non si trovano anestesisti, sono in vacanza e sul piano delle presenze la scritta "in ferie" corre sui vari nomi. L´unico di turno, obiettore di coscienza, si rifiuta di procedere. Quindi, l´operazione è rinviata. A quando non si sa. Gli spasmi sono lancinanti. Gli antidolorifici fanno effetto, ma la donna è costretta a restare sdraiata, immobile nel letto, ancora per giorni. Il fine settimana è off limits. Si ferma anche la somministrazione di farmaci per indurre il parto perché il sangue si depuri. «Se ne riparlerà lunedì», tagliano corto i medici.
«Non mi hanno dato nessuna certezza - si sfoga la paziente - e la cosa assurda è che sono in balia del caso e delle vacanze dei sanitari. Finora mi sono solo sentita ripetere "si vedrà". Non mi hanno dato dei tempi certi e il termine per eseguire l´aborto scade giovedì, poi sarò costretta a tenere il bambino fino al nono mese, ma nascerà comunque morto. Se volessi cambiare ospedale dovrei ricominciare tutto daccapo: altri accertamenti, nuove visite, ancora impegnative e ulteriori affanni. Così molte donne sono costrette ad andare all´estero, dove tutto sembra più semplice». Insomma, gli stessi problemi sono rimandati all´inizio della settimana prossima, sperando che allora scendano in campo anestesisti non obiettori. Altrimenti bisognerà aspettare ancora.