BOLZANO. Rana crocefissa. «Io, cattolico, difendo l'arte libera»
Marisa Fumagalli
Corriere della Sera 29/8/2008
«Il Papa, sollecitato ad intervenire sullo scandalo della rana di Kippenberger, come poteva esprimersi se non stigmatizzando il vulnus al sentimento religioso? Ciò detto, si sono fatti troppi schiamazzi attorno a questo caso».
Il professor Giuseppe Barbieri, docente di Metodologia della ricerca storico-artistica a Ca' Foscari e dal prossimo anno Direttore del Dipartimento di Storia delle Arti, non concede nulla al fanatismo. Per chiarire, lui è cattolico, praticante. Ma difende «la libertà espressiva dell'arte». Con qualche paletto: «Sta bene tutto purché sia frutto di un autentico percorso di ricerca personale, e non un facile espediente per farsi pubblicità, per finire sui media».
Sulla scultura di Kippenberger qual è il suo pensiero?
«Premetto che non conosco l'artista e le sue opere. Dalla foto della statua, vedo che si tratta di una rana un po' romanica, per cultura e per segno».
La rana crocefissa, lo sberleffo. Che ne pensa, professore?
«Mi sembra un soggetto in linea con il morboso interesse per il sacro della società d'oggi. Popolata dai cosiddetti atei-devoti che non credono a niente, ma si stracciano le vesti ogniqualvolta si mette in discussione una virgola della religione cattolica».
E gli artisti?
«Gli artisti ci marciano, cavalcano il trend, fanno a gara a chi dà più scandalo. Insomma, se l'intento di Kiippenberger era blasfemo, dissento. Se invece voleva dimostrare come oggi tutto viene messo in croce, non batto ciglio. Evviva la libertà. Fatte le debite proporzioni, non dimentichiamo che Michelangelo subì attacchi molto duri per il suo Giudizio Universale».
Nulla di nuovo.
«Infatti. Pietro Aretino, ateo-devoto dell'epoca, andò avanti per anni ad attaccare il capolavoro dell'artista».
Protesta insensata quella di Bolzano?
«Direi di sì. Non mi aspettavo dall'Alto Adige (che ben conosco), evoluto culturalmente, una reazione così scomposta».
Marisa Fumagalli
Corriere della Sera 29/8/2008
«Il Papa, sollecitato ad intervenire sullo scandalo della rana di Kippenberger, come poteva esprimersi se non stigmatizzando il vulnus al sentimento religioso? Ciò detto, si sono fatti troppi schiamazzi attorno a questo caso».
Il professor Giuseppe Barbieri, docente di Metodologia della ricerca storico-artistica a Ca' Foscari e dal prossimo anno Direttore del Dipartimento di Storia delle Arti, non concede nulla al fanatismo. Per chiarire, lui è cattolico, praticante. Ma difende «la libertà espressiva dell'arte». Con qualche paletto: «Sta bene tutto purché sia frutto di un autentico percorso di ricerca personale, e non un facile espediente per farsi pubblicità, per finire sui media».
Sulla scultura di Kippenberger qual è il suo pensiero?
«Premetto che non conosco l'artista e le sue opere. Dalla foto della statua, vedo che si tratta di una rana un po' romanica, per cultura e per segno».
La rana crocefissa, lo sberleffo. Che ne pensa, professore?
«Mi sembra un soggetto in linea con il morboso interesse per il sacro della società d'oggi. Popolata dai cosiddetti atei-devoti che non credono a niente, ma si stracciano le vesti ogniqualvolta si mette in discussione una virgola della religione cattolica».
E gli artisti?
«Gli artisti ci marciano, cavalcano il trend, fanno a gara a chi dà più scandalo. Insomma, se l'intento di Kiippenberger era blasfemo, dissento. Se invece voleva dimostrare come oggi tutto viene messo in croce, non batto ciglio. Evviva la libertà. Fatte le debite proporzioni, non dimentichiamo che Michelangelo subì attacchi molto duri per il suo Giudizio Universale».
Nulla di nuovo.
«Infatti. Pietro Aretino, ateo-devoto dell'epoca, andò avanti per anni ad attaccare il capolavoro dell'artista».
Protesta insensata quella di Bolzano?
«Direi di sì. Non mi aspettavo dall'Alto Adige (che ben conosco), evoluto culturalmente, una reazione così scomposta».