Stato della laicità
Il Foglio del 28 agosto 2008, pag. 2
di m.l.
La chiacchierata radicale di Bruxelles, su laicità e religioni - cominciata ieri - debutta come il proseguimento di un discorso, era il 2004, quando sempre i radicali organizzarono un dibattito dal titolo "Laicità e religioni nell’Unione europea: le emergenze Francia, Italia e Spagna". Il prologo di ieri ha invece il nome di Graham Watson, deputato europeo e presidente dell’Alde, che sottolinea "le tre questioni di confronto scontro tra laici e religioni, nel XXI secolo: eutanasia, aborto e ricerca sulle cellule staminali". Ma è nelle parole di Sophie In’t Veld, la deputata europea liberaldemocratica, che emerge la malinconia per un dialogo mai cominciato su laicità e religione, con un grande colpevole: l’Unione europea. "Dopo richieste ripetute - sottolinea Sophie nel suo intervento - siamo stati invitati a riunioni tra pochi intimi sulla religione dal Presidente della Commissione Barroso, senza troppa copertura mediatica e pubblica. Non si capisce perché devono essere aperte al pubblico quelle ambientali e sulla religione no". La tesi è che l’Unione sia poco laica. "Nel 2006 - dice la In’t Veld - durante la riunione con i maggiori leader religiosi, due giorni dopo la manifestazione del Gay pride a Mosca, dove c’erano stati pestaggi e molti di quelli che pestavano erano guidati da sacerdoti, abbiamo chiesto a Barroso di intervenire ma nulla. Questo è rivelatore dei tipo di rapporti che la Commissione vuole avere con le chiese". Perché il diritto di parola e di religione - secondo Int’veld - dovrebbe arrivare con "una direttiva che preveda un divieto globale a ogni forma di discriminazione". "Ma la chiesa - lamentano i liberali - si oppone". Per non parlare delle lobby religiose. Per queste, i liberali hanno proposto un registro ma i socialisti si sono astenuti e il Parlamento ha respinto la proposta. Per la In’t Veld è la dimostrazione di come "l’Ue abbia sancito uno status privilegiato e a parte delle religioni" nonostante abbia bocciato ogni riferimento alle radici giudaico-cristiane. "E meno male" - dicono i Radicali - mentre Emma Bonino modera prima che comincino a parlare i buddisti.
Il Foglio del 28 agosto 2008, pag. 2
di m.l.
La chiacchierata radicale di Bruxelles, su laicità e religioni - cominciata ieri - debutta come il proseguimento di un discorso, era il 2004, quando sempre i radicali organizzarono un dibattito dal titolo "Laicità e religioni nell’Unione europea: le emergenze Francia, Italia e Spagna". Il prologo di ieri ha invece il nome di Graham Watson, deputato europeo e presidente dell’Alde, che sottolinea "le tre questioni di confronto scontro tra laici e religioni, nel XXI secolo: eutanasia, aborto e ricerca sulle cellule staminali". Ma è nelle parole di Sophie In’t Veld, la deputata europea liberaldemocratica, che emerge la malinconia per un dialogo mai cominciato su laicità e religione, con un grande colpevole: l’Unione europea. "Dopo richieste ripetute - sottolinea Sophie nel suo intervento - siamo stati invitati a riunioni tra pochi intimi sulla religione dal Presidente della Commissione Barroso, senza troppa copertura mediatica e pubblica. Non si capisce perché devono essere aperte al pubblico quelle ambientali e sulla religione no". La tesi è che l’Unione sia poco laica. "Nel 2006 - dice la In’t Veld - durante la riunione con i maggiori leader religiosi, due giorni dopo la manifestazione del Gay pride a Mosca, dove c’erano stati pestaggi e molti di quelli che pestavano erano guidati da sacerdoti, abbiamo chiesto a Barroso di intervenire ma nulla. Questo è rivelatore dei tipo di rapporti che la Commissione vuole avere con le chiese". Perché il diritto di parola e di religione - secondo Int’veld - dovrebbe arrivare con "una direttiva che preveda un divieto globale a ogni forma di discriminazione". "Ma la chiesa - lamentano i liberali - si oppone". Per non parlare delle lobby religiose. Per queste, i liberali hanno proposto un registro ma i socialisti si sono astenuti e il Parlamento ha respinto la proposta. Per la In’t Veld è la dimostrazione di come "l’Ue abbia sancito uno status privilegiato e a parte delle religioni" nonostante abbia bocciato ogni riferimento alle radici giudaico-cristiane. "E meno male" - dicono i Radicali - mentre Emma Bonino modera prima che comincino a parlare i buddisti.