lunedì 15 giugno 2009

«Gli Usa e la Francia laici in modo diverso»

Corriere della Sera 7.6.09
Alain Touraine «Gli americani non hanno avuto conflitti religiosi»
«Gli Usa e la Francia laici in modo diverso»

PARIGI — Stati Uniti e Francia han­no fatto la storia della democrazia e dei diritti dell’uomo. Ma in fatto di li­bertà e pratica religiosa le concezioni sono diverse, come emerso dagli inter­venti di Barack Obama e Nicolas Sarkozy. Obama: «Chi vuole portare il velo può farlo». Sarkozy: «I funzionari pubblici non devono avere segni visi­bili di appartenenza religiosa».
In pratica, il divieto francese riguar­da soltanto lo spazio pubblico, ma le implicazioni di ordine sociale e politi­co sono più ampie. «Le differenze so­no fondamentali e per certi aspetti pa­radossali », spiega Alain Touraine, pro­fessore di sociologia a Parigi, ex mem­bro della commissione Stasi, il gruppo di saggi che contribuì alla legge sulla laicità francese, un testo che proibisce l’ostentazione di simboli religiosi in luoghi pubblici e garantisce la «neutra­lità » dello Stato repubblicano.
In che senso Usa e Francia sono di­versi su questo terreno?
«Le differenze nascono dalla Storia dei due Paesi. La dichiarazione d’indi­pendenza degli Stati Uniti gettò le basi per un ordinamento laico della società americana e per una rigorosa separa­zione delle autorità civili da quelle reli­giose. In sintesi, i legami sociali e per­sonali sono prevalenti, nel rispetto di tutte le origini etniche e culturali. Que­sta separazione si è affermata più tardi in Francia, è stata rafforzata dalla Rivo­luzione, è diventata la strada per eman­cipare la formazione delle classi diri­genti dall’influenza della Chiesa. Co­me si ricorderà gli ordini vennero abo­liti e molti religiosi vennero espulsi. Per il posto della religione nella socie­tà si creò una situazione non molto di­versa da quella prodottasi in seguito nei regimi comunisti. La legge del 1905 fu un compromesso che mise fi­ne a un clima di guerra civile che dura­va da 150 anni. Quella più recente, qua­si un secolo dopo, è stata dettata dalla necessità di ribadire i fondamenti del­lo Stato repubblicano da una deriva 'comunitaristica' (cioè di appartenen­za alle varie comunità chiuse), accen­tuata dalla situazione complicata delle banlieue. Occorreva riaffermare la neu­tralità della sfera pubblica. Anche in di­fesa delle donne, spesso obbligate a se­guire le tradizioni religiose del gruppo di appartenenza. Non va dimenticato che la Francia è stata contraria anche all’introduzione del concetto di radici cristiane nella costituzione europea».
Negli Usa invece...
«È il paradosso della storia. I legami fra politica ed etica sono divenuti sem­pre più importanti e rafforzano gli ide­ali della società americana. Sul dollaro c’è scritto 'in God we trust'. Il presi­dente giura sulla Bibbia, Bush andò in guerra pensando che Dio fosse dalla parte degli Stati Uniti. E Obama oggi dice cose che un presidente francese non potrebbe mai dire. Tuttavia, il le­game fra politica e religione è di natu­ra sociologica. La dichiarazione di Oba­ma riflette una storia che non è fatta di conflitti religiosi. Ciò che unisce gli americani è l’adesione ai diritti sanciti dalla Costituzione e l’integrazione nel mercato del lavoro. Tutto il resto — re­ligione, origine etnica, lingua, cultura, nazionalità, tradizioni — viene dopo. Per questo si affermano sia il diritto in­dividuale, sia il diritto delle comuni­tà ».
Differenze fondamentali, dunque.
«Fino a un certo punto. La Francia, l’Europa in generale, gli Stati Uniti so­no società occidentalizzate e sempre più laiche. In Europa il tema della sepa­razione dello Stato dalla Chiesa affon­da nei secoli. D’altra parte, per effetto delle immigrazioni, la questione delle tradizioni religiose ritorna d’attualità ed è di difficile soluzione. C’è poi un paradosso francese: affermiamo la lai­cità, ma il comunitarismo si rafforza per altre vie, economiche e sociali. Nel­le periferie, i gruppi etnici tendono ad affermare la propria identità religiosa e culturale».