La Repubblica 30.6.09
Quando le città si contendevano il Corpo del Santo
di Agostino Paravicini Bagliani
Per la tradizione emanano profumi e sono fonte di prodigi. Da San Nicola si dice che sgorghi olio. Una sterminata collezione di braccia, gambe, cuori, occhi: davano prestigio e protezione
Gli antichi romani veneravano gli eroi e ne custodivano con particolare devozione gli oggetti che gli erano stati associati come reliquie ma ritenevano che il loro cadavere fosse inviolabile. Con l´avvento del Cristianesimo, i corpi dei santi, soprattutto se rinvenuti integri, assunsero invece una funzione di protezione soprannaturale.
Nel 395, a Milano, Sant´Ambrogio seppe da una visione dove si trovavano i corpi dei martiri Nazario e Celso che erano stati decapitati, riscontrò il corpo di Nazario «perfettamente integro e intatto, con barba e capelli, cosparso di sangue fresco come fosse stato appena sepolto».
Nel Medioevo si pensava che dal corpo del santo emanasse una virtus specialissima che poteva anche corrispondere ad una sorta di talismano: i mercanti veneziani, per evitare naufragi, portavano con sé dell´acqua che era stata in contatto con la tomba di San Marco.
A Roma, al centro della Cristianità, la cappella particolare del papa - il Sancta Sanctorum, presso San Giovanni in Laterano - conservava una delle più ricche collezioni di reliquie di corpi santi: le braccia di San Cesario, due ossa di San Giovanni Battista, un osso di San Gerolamo, la spalla di San Dionigi l´Areopagita, il ginocchio di San Tiburzio, frammenti delle teste di San Pietro e di San Paolo, e il capo di Sant´Agnese, oltre che reliquie di San Lorenzo, il santo patrono della cappella.
Possedere una reliquia conferiva prestigio ad un´intera comunità. La Legenda aurea - la più celebre raccolta medievale di vite di santi (trad. Giovanni Paolo Maggioni, Firenze Edizioni del Galluzzo, 2007) - raccontava che quando i Turchi distrussero Mira, dove San Nicola era stato sepolto, quarantadue soldati di Bari riuscirono a traslare nella loro città «le sue ossa che galleggiavano nell´olio. Era l´anno 1087».
Anche la scoperta delle reliquie dei santi Matteo e Luca permise a Padova di far parte della ristretta cerchia di città italiane che possedevano reliquie degli evangelisti. E a Venezia, il rinvenimento, nel 1094, delle reliquie di san Marco in un pilastro della basilica, suggellò per secoli l´alleanza della città con il santo.
Il conflitto con Barbarossa fece invece perdere a Milano le reliquie dei Re Magi, a favore di Colonia, dove i Re Magi conosceranno un culto rapidissimo.
Sempre secondo la Legenda aurea, una maggioranza di santi esalavano odori profumati al momento della loro morte. Quando San Nicola fu sepolto in una tomba di marmo, «dalla sua testa sgorgò una fonte di olio e ai suoi piedi una fonte d´acqua e fino ad oggi dalle sue membra trasuda un olio che ridona la salute a molti».
San Nicola aveva dunque un corpo "miroblita", un attributo che fu sovente dato ad un santo (si pensi a San Demetrio Miroblita) per indicare che il suo corpo defunto lasciava colare olio profumato.
Alla morte della principessa Elisabetta d´Ungheria (1231), uno degli elementi che «rese evidente la sua castità e la sua purezza», fu appunto il «diffondersi del profumo». Ed anche alla morte di Teresa d´Avila (1582), i biografi della santa insistettero sulla "suavità" che emanava dal suo cadavere. Il suo corpo esalò odori "suavi" anche dopo la sepoltura, per cui fu riesumato e distribuito a vari monasteri: la mano sinistra fu affidata alle carmelitane scalze di Lisbona, il braccio sinistro fu lasciato ad Alba de Tormes, il resto del corpo fu portato al monastero di san Giuseppe d´Avila.
L´incorruttibilità del cadavere non è però sufficiente a garantirne la santità. Quando, l´11 ottobre 1605, il sepolcro di papa Bonifacio VIII (1294-1303) fu aperto (si stava allora costruendo la moderna basilica vaticana), la salma fu trovata «intatta e non corrotta» e fu perciò esposta per devozione nella sala degli archivi della basilica vaticana.
Ma la scoperta dello stato incorrotto della salma di un papa dalla memoria così controversa non fu, né allora né poi, considerato un indizio di santità.
Quando le città si contendevano il Corpo del Santo
di Agostino Paravicini Bagliani
Per la tradizione emanano profumi e sono fonte di prodigi. Da San Nicola si dice che sgorghi olio. Una sterminata collezione di braccia, gambe, cuori, occhi: davano prestigio e protezione
Gli antichi romani veneravano gli eroi e ne custodivano con particolare devozione gli oggetti che gli erano stati associati come reliquie ma ritenevano che il loro cadavere fosse inviolabile. Con l´avvento del Cristianesimo, i corpi dei santi, soprattutto se rinvenuti integri, assunsero invece una funzione di protezione soprannaturale.
Nel 395, a Milano, Sant´Ambrogio seppe da una visione dove si trovavano i corpi dei martiri Nazario e Celso che erano stati decapitati, riscontrò il corpo di Nazario «perfettamente integro e intatto, con barba e capelli, cosparso di sangue fresco come fosse stato appena sepolto».
Nel Medioevo si pensava che dal corpo del santo emanasse una virtus specialissima che poteva anche corrispondere ad una sorta di talismano: i mercanti veneziani, per evitare naufragi, portavano con sé dell´acqua che era stata in contatto con la tomba di San Marco.
A Roma, al centro della Cristianità, la cappella particolare del papa - il Sancta Sanctorum, presso San Giovanni in Laterano - conservava una delle più ricche collezioni di reliquie di corpi santi: le braccia di San Cesario, due ossa di San Giovanni Battista, un osso di San Gerolamo, la spalla di San Dionigi l´Areopagita, il ginocchio di San Tiburzio, frammenti delle teste di San Pietro e di San Paolo, e il capo di Sant´Agnese, oltre che reliquie di San Lorenzo, il santo patrono della cappella.
Possedere una reliquia conferiva prestigio ad un´intera comunità. La Legenda aurea - la più celebre raccolta medievale di vite di santi (trad. Giovanni Paolo Maggioni, Firenze Edizioni del Galluzzo, 2007) - raccontava che quando i Turchi distrussero Mira, dove San Nicola era stato sepolto, quarantadue soldati di Bari riuscirono a traslare nella loro città «le sue ossa che galleggiavano nell´olio. Era l´anno 1087».
Anche la scoperta delle reliquie dei santi Matteo e Luca permise a Padova di far parte della ristretta cerchia di città italiane che possedevano reliquie degli evangelisti. E a Venezia, il rinvenimento, nel 1094, delle reliquie di san Marco in un pilastro della basilica, suggellò per secoli l´alleanza della città con il santo.
Il conflitto con Barbarossa fece invece perdere a Milano le reliquie dei Re Magi, a favore di Colonia, dove i Re Magi conosceranno un culto rapidissimo.
Sempre secondo la Legenda aurea, una maggioranza di santi esalavano odori profumati al momento della loro morte. Quando San Nicola fu sepolto in una tomba di marmo, «dalla sua testa sgorgò una fonte di olio e ai suoi piedi una fonte d´acqua e fino ad oggi dalle sue membra trasuda un olio che ridona la salute a molti».
San Nicola aveva dunque un corpo "miroblita", un attributo che fu sovente dato ad un santo (si pensi a San Demetrio Miroblita) per indicare che il suo corpo defunto lasciava colare olio profumato.
Alla morte della principessa Elisabetta d´Ungheria (1231), uno degli elementi che «rese evidente la sua castità e la sua purezza», fu appunto il «diffondersi del profumo». Ed anche alla morte di Teresa d´Avila (1582), i biografi della santa insistettero sulla "suavità" che emanava dal suo cadavere. Il suo corpo esalò odori "suavi" anche dopo la sepoltura, per cui fu riesumato e distribuito a vari monasteri: la mano sinistra fu affidata alle carmelitane scalze di Lisbona, il braccio sinistro fu lasciato ad Alba de Tormes, il resto del corpo fu portato al monastero di san Giuseppe d´Avila.
L´incorruttibilità del cadavere non è però sufficiente a garantirne la santità. Quando, l´11 ottobre 1605, il sepolcro di papa Bonifacio VIII (1294-1303) fu aperto (si stava allora costruendo la moderna basilica vaticana), la salma fu trovata «intatta e non corrotta» e fu perciò esposta per devozione nella sala degli archivi della basilica vaticana.
Ma la scoperta dello stato incorrotto della salma di un papa dalla memoria così controversa non fu, né allora né poi, considerato un indizio di santità.