martedì 14 ottobre 2008

Le vittime di don Cantini puntano il dito contro chi lo ha protetto in Curia

l’Unità 14.10.08
Le vittime di don Cantini puntano il dito contro chi lo ha protetto in Curia
Papa Ratzinger riduce allo stato laicale l’ex parroco responsabile di abusi
su minori. Il portavoce delle vittime: «Ora si chiarisca il ruolo di Maniago»
di Maria Vittoria Giannotti e Osvaldo Sabato

«SIAMO soddisfatti: le nostre accuse sono state confermate puntualmente ed hanno trovato riscontro» commenta soddisfatto il portavoce delle vittime di don Lelio Cantini. Il giorno dopo la dimissione dallo stato clericale dell’ex parroco della Regina della Pace, decisa da Benedetto XVI, l’attenzione di chi ha subìto gli abusi sessuali si sposta su chi avrebbe coperto per anni nella diocesi fiorentine don Cantini.
«A questo punto mi sembra che siano altri che devono dare delle spiegazioni» aggiunge il portavoce delle vittime, prima di attaccare frontalmente il vescovo ausiliario Claudio Maniago «crediamo che sia ancora inopportuna la sua permanenza in Diocesi». Infatti resta sempre da chiarire il ruolo del vescovo ausiliare Claudio Maniago, uno dei ragazzi della parrocchia della Regina della Pace, chiamato in causa dalle vittime che lo accusano di essere stato messo a conoscenza di quanto era avvenuto e di aver sottostimato il caso. La risposta a queste accuse è arrivata, per la prima volta, ieri pomeriggio quando il vescovo ausiliario ha parlato della vicenda sulle frequenze di Radio Toscana. «Don Cantini ha tradito la fiducia e la stima della comunità ecclesiale e mi hanno sconvolto e sbigottito i fatti che lo hanno riguardato». Queste le sue parole. «I fatti che riguardano don Cantini - spiega il vescovo ausiliario - sono stati per me fonte di sconvolgimento, anzi di interiore sbigottimento». Claudio Maniago risponde anche a chi gli ha contestato il silenzio in questo scandalo «ho voluto mantenere riservatezza non perché ne avessi sottovalutato la gravità, ma perché ho voluto rispettare la discrezione richiesta da un caso così doloroso, sostenendo il delicato lavoro di discernimento che ha impegnato prima il cardinale Antonelli e poi la Santa Sede. La decisione del Papa, così nitida, aiuta a riconoscere il peccato e costituisce per il peccatore un’occasione di espiazione e di richiesta di perdono». Ma quanto dichiarato da Maniago non convince affatto le vittime. Anzi il portavoce rinnova le accuse al vescovo ausiliario «da quanto ci risulta don Cantini ha continuato a vedere la sua perpetua Rosanna Saveri e probabilmente don Claudio Maniago». L’ex parroco, secondo il portavoce delle vittime, nel convitto del Piazzale Michelangelo dove è ospite avrebbe «continuato a fare quello che voleva». Nonostante il divieto di avere contatti con l’esterno imposto a don Cantini dal cardinale Antonelli. Ora dopo il provvedimento del Papa il prete è stato dimesso dallo stato clericale e dimora vigilata: sono le due misure pesanti del Vaticano contro don Cantini. Come pesanti, del resto, sono le accuse a carico del presbitero dell’Arcidiocesi fiorentina, nato a Montespertoli 85 anni fa. La severa sentenza di papa Ratzinger è destinata a porre la parola fine su uno dei capitoli più scottanti di una vicenda senza precedenti nella storia della chiesa fiorentina, cominciata nell’aprile del 2007 con le rivelazioni di alcune parrocchiane, che denunciarono di essere stati vittime di abusi sessuali, quand’erano bambine e poco più che adolescenti. Ora chi è rimasto vittima degli abusi fa appello al nuovo vescovo di Firenze Giuseppe Betori, che a fine ottobre prenderà il posto di Ennio Antonelli, per cambiare realmente pagina. E la sentenza del Papa contro don Cantini è sicuramente un punto fermo. Su questa vicenda sta indagando anche la Procura con i pm Fabio Canessa e Fedele La Terza. Inchiesta che, però, rischia di arenarsi. I fatti risalgono agli anni compresi tra il 1973 e il 1987: i tempi per la prescrizione sono già trascorsi. La Procura è al lavoro su questo fronte. «Bisogna che qualcuno parli, che racconti ai giudici se ha subìto violenze dopo il 1987» è l’appello del portavoce delle vittime..