"Adesso la Chiesa non esageri da noi ha già troppi privilegi"
La Repubblica del 19 dicembre 2008, pag. 17
di Alessandro Oppes
Di fronte all’ultima offensiva del Vaticano, il governo Zapatero, per il momento, tace. Nessun comunicato ufficiale dalla Moncloa, sede del premier,nessuna dichiarazione dal ministro degli Esteri Moratinos. Le accuse di monsignor Amato sono solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi ai quali, fino ad ora, l’esecutivo socialista ha quasi sempre risposto, in qualche caso persino convocando il nunzio apostolico per consegnargli una nota ufficiale di protesta. Solo in serata il Ministero dell’istruzione ha brevemente replicato con una nota affermando che «d’Educazione per la cittadinanza è una materia approvata dal Parlamento, attraverso una legge: evidentemente questo rappresentante del Vaticano, attraverso le sue dichiarazioni, mostra di conoscere poco la realtà spagnola». Chi non rinuncia a un commento, invece, è lo scrittore Javier Cercas. «Se devo essere sincero, sono ormai stufo di questo tema», sbotta. «Non capisco proprio perché la Chiesa, che ha ancora oggi una posizione di privilegio enorme, continui a lamentarsi». Quando parla del conflitto permanente tra lo Stato laico e la gerarchia ecclesiastica, l’autore di Soldati di Salamina non può evitare di fare riferimento agli anni tragici della Guerra Civile spagnola. «La posizione della Chiesa è ipocrita. Tutti siamo d’accordo nel condannare gli assassinii di preti e suore avvenuti in quei tempi e alle cerimonie di beatificazione in Vaticano il governo ha sempre inviato un suo rappresentante. Poi, quando si tratta di riconoscere le responsabilità della Chiesa durante il franchismo i vertici della gerarchia ci invitano a dimenticare, a non riaprire vecchie ferite».
Forse il timore della Chiesa è proprio quello di cominciare a perdere una parte dei privilegi conquistati nel passato.
«Certamente è così, ma prima o poi dovranno capire che è un processo inevitabile. Si tratta di privilegi totalmente sproporzionati. Le festività cattoliche invadono il paese. Quando il presidente del Tribunale supremo assume l’incarico, lo fa giurando davanti al crocifisso. La posizione economica della Chiesa è incompatibile con i principi di uno Stato laico».
Mai un governo aveva messo in discussione la sua posizione nella società come sta facendo Zapatero...
«Prima o poi questo momento doveva arrivare. Il governo deve fare di tutto per mantenersi fermo e inflessibile resistendo alle pressioni, che ci sono e continueranno a esserci. Ammetto che la Chiesa possa avere in Spagna una presenza superiore rispetto a quella delle altre religioni, anche per motivi semplicemente numerici, nel senso che continua a essere la confessione maggioritaria. Ma questo non significa che possa avere alcun diritto d’ingerenza nella vita pubblica di uno Stato che è assolutamente aconfessionale».
Nella passata legislatura la gerarchia ecclesiastica ha avuto un alleato importante nella destra politica, nel Partito popolare.
«Un entusiasmo che sembra essersi attenuato parecchio. Ora nella destra sembrano aver preso il sopravvento le posizioni più moderate».
Però, di fronte all’imminente varo della nuova legge sulla libertà religiosa, voluta da Zapatero, sono proprio i popolari a denunciare che in Spagna si vuole «distruggere la religione».
«Che assurdità. La religione è qualcosa di personale, che riguarda ciascuno nel privato. Capire questo semplice principio è un enorme progresso che ha fatto l’umanità. Nei paesi arabi non ci sono ancora riusciti: e le conseguenze sono evidenti».
La Repubblica del 19 dicembre 2008, pag. 17
di Alessandro Oppes
Di fronte all’ultima offensiva del Vaticano, il governo Zapatero, per il momento, tace. Nessun comunicato ufficiale dalla Moncloa, sede del premier,nessuna dichiarazione dal ministro degli Esteri Moratinos. Le accuse di monsignor Amato sono solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi ai quali, fino ad ora, l’esecutivo socialista ha quasi sempre risposto, in qualche caso persino convocando il nunzio apostolico per consegnargli una nota ufficiale di protesta. Solo in serata il Ministero dell’istruzione ha brevemente replicato con una nota affermando che «d’Educazione per la cittadinanza è una materia approvata dal Parlamento, attraverso una legge: evidentemente questo rappresentante del Vaticano, attraverso le sue dichiarazioni, mostra di conoscere poco la realtà spagnola». Chi non rinuncia a un commento, invece, è lo scrittore Javier Cercas. «Se devo essere sincero, sono ormai stufo di questo tema», sbotta. «Non capisco proprio perché la Chiesa, che ha ancora oggi una posizione di privilegio enorme, continui a lamentarsi». Quando parla del conflitto permanente tra lo Stato laico e la gerarchia ecclesiastica, l’autore di Soldati di Salamina non può evitare di fare riferimento agli anni tragici della Guerra Civile spagnola. «La posizione della Chiesa è ipocrita. Tutti siamo d’accordo nel condannare gli assassinii di preti e suore avvenuti in quei tempi e alle cerimonie di beatificazione in Vaticano il governo ha sempre inviato un suo rappresentante. Poi, quando si tratta di riconoscere le responsabilità della Chiesa durante il franchismo i vertici della gerarchia ci invitano a dimenticare, a non riaprire vecchie ferite».
Forse il timore della Chiesa è proprio quello di cominciare a perdere una parte dei privilegi conquistati nel passato.
«Certamente è così, ma prima o poi dovranno capire che è un processo inevitabile. Si tratta di privilegi totalmente sproporzionati. Le festività cattoliche invadono il paese. Quando il presidente del Tribunale supremo assume l’incarico, lo fa giurando davanti al crocifisso. La posizione economica della Chiesa è incompatibile con i principi di uno Stato laico».
Mai un governo aveva messo in discussione la sua posizione nella società come sta facendo Zapatero...
«Prima o poi questo momento doveva arrivare. Il governo deve fare di tutto per mantenersi fermo e inflessibile resistendo alle pressioni, che ci sono e continueranno a esserci. Ammetto che la Chiesa possa avere in Spagna una presenza superiore rispetto a quella delle altre religioni, anche per motivi semplicemente numerici, nel senso che continua a essere la confessione maggioritaria. Ma questo non significa che possa avere alcun diritto d’ingerenza nella vita pubblica di uno Stato che è assolutamente aconfessionale».
Nella passata legislatura la gerarchia ecclesiastica ha avuto un alleato importante nella destra politica, nel Partito popolare.
«Un entusiasmo che sembra essersi attenuato parecchio. Ora nella destra sembrano aver preso il sopravvento le posizioni più moderate».
Però, di fronte all’imminente varo della nuova legge sulla libertà religiosa, voluta da Zapatero, sono proprio i popolari a denunciare che in Spagna si vuole «distruggere la religione».
«Che assurdità. La religione è qualcosa di personale, che riguarda ciascuno nel privato. Capire questo semplice principio è un enorme progresso che ha fatto l’umanità. Nei paesi arabi non ci sono ancora riusciti: e le conseguenze sono evidenti».