Disabili, torna la polemica sul no Vaticano all’Onu
Corriere della Sera del 3 dicembre 2008, pag. 9
di M. A. C.
La Santa Sede non ha firmato e non firmerà la Convenzione Onu sui diritti dei disabili, entrata in vigore l’8 maggio scorso. La sua contrarietà era già nota, ma è tornata d’attualità dopo il «no» vaticano alla proposta avanzata all’Onu dalla Francia di depenalizzare l’omosessualità e dato che oggi si tiene nel mondo la «Giornata delle persone con disabilità», promossa dalle Nazioni Unite.
«Non c’è assolutamente nulla di nuovo» ha precisato il portavoce della sala stampa vaticana, padre Lombardi, gettando acqua sul fuoco delle insorgenti polemiche su un clima già arroventato dal caso degli omosessuali. La decisione vaticana di non ratificare la Convenzione fu motivata - già due anni addietro, in sede di discussione del documento- con il dissenso sugli articoli 23 e 25: nel primo si riconoscono i diritti dei disabili alla pianificazione familiare, alla «educazione riproduttiva» e ai «mezzi necessari per esercitare questi diritti»; nel secondo si garantisce l’accesso dei disabili a tutti i servizi sanitari, «inclusi quelli nell’area della salute sessuale e riproduttiva». «La protezione dei diritti, della dignità e del valore delle persone con disabilità - aveva spiegato allora l’osservatore permanente del Vaticano all’Onu, l’arcivescovo Celestino Migliore - rimane una delle preoccupazioni e dei capisaldi dell’azione della Santa Sede, e la Convenzione contiene molti articoli utili» al riguardo. Però, aveva aggiunto allora, la Santa Sede «si oppone all’inclusione nel testo dell’espressione "salute sessuale e riproduttiva" perché in alcuni Paesi i servizi sanitari e riproduttivi comprendono l’aborto, negando dunque il diritto alla vita di ogni essere umano, affermato peraltro dall’art. io della Convenzione stessa» e, quindi, «non è in grado di firmarla».
«L’altro ieri la scomunica del Vaticano contro i gay, ieri il vaticano non firma la Convenzione sui disabili: scelte nel segno di una restaurazione oscurantista che questo pontificato sta predicando e perseguendo» aveva subito affermato Claudio Fava, segretario di Sinistra Democratica. Affermazioni che per Paola Binetti, teodem del Pd, dimostrano «che si vuole in ogni caso fraintendere quello che sostiene la Chiesa». La contrarietà vaticana «all’aborto e alla sterilizzazione cui i disabili potrebbero essere sottoposti per evitare che trasmettano ai figli i loro handicap - sempre secondo Binetti - è uguale per tutti, disabili o no». Rita Bernardini, deputato del Pd, ma dei Radicali italiani, non crede, «assolutamente», che ci sia una volontà discriminatoria nei confronti dei disabili, ma ribadisce che «il no del Vaticano all’aborto anche di feti portatori di gravissime disabilità è crudele, perché questi esseri umani sono spesso destinati a sofferenze tremende».
Corriere della Sera del 3 dicembre 2008, pag. 9
di M. A. C.
La Santa Sede non ha firmato e non firmerà la Convenzione Onu sui diritti dei disabili, entrata in vigore l’8 maggio scorso. La sua contrarietà era già nota, ma è tornata d’attualità dopo il «no» vaticano alla proposta avanzata all’Onu dalla Francia di depenalizzare l’omosessualità e dato che oggi si tiene nel mondo la «Giornata delle persone con disabilità», promossa dalle Nazioni Unite.
«Non c’è assolutamente nulla di nuovo» ha precisato il portavoce della sala stampa vaticana, padre Lombardi, gettando acqua sul fuoco delle insorgenti polemiche su un clima già arroventato dal caso degli omosessuali. La decisione vaticana di non ratificare la Convenzione fu motivata - già due anni addietro, in sede di discussione del documento- con il dissenso sugli articoli 23 e 25: nel primo si riconoscono i diritti dei disabili alla pianificazione familiare, alla «educazione riproduttiva» e ai «mezzi necessari per esercitare questi diritti»; nel secondo si garantisce l’accesso dei disabili a tutti i servizi sanitari, «inclusi quelli nell’area della salute sessuale e riproduttiva». «La protezione dei diritti, della dignità e del valore delle persone con disabilità - aveva spiegato allora l’osservatore permanente del Vaticano all’Onu, l’arcivescovo Celestino Migliore - rimane una delle preoccupazioni e dei capisaldi dell’azione della Santa Sede, e la Convenzione contiene molti articoli utili» al riguardo. Però, aveva aggiunto allora, la Santa Sede «si oppone all’inclusione nel testo dell’espressione "salute sessuale e riproduttiva" perché in alcuni Paesi i servizi sanitari e riproduttivi comprendono l’aborto, negando dunque il diritto alla vita di ogni essere umano, affermato peraltro dall’art. io della Convenzione stessa» e, quindi, «non è in grado di firmarla».
«L’altro ieri la scomunica del Vaticano contro i gay, ieri il vaticano non firma la Convenzione sui disabili: scelte nel segno di una restaurazione oscurantista che questo pontificato sta predicando e perseguendo» aveva subito affermato Claudio Fava, segretario di Sinistra Democratica. Affermazioni che per Paola Binetti, teodem del Pd, dimostrano «che si vuole in ogni caso fraintendere quello che sostiene la Chiesa». La contrarietà vaticana «all’aborto e alla sterilizzazione cui i disabili potrebbero essere sottoposti per evitare che trasmettano ai figli i loro handicap - sempre secondo Binetti - è uguale per tutti, disabili o no». Rita Bernardini, deputato del Pd, ma dei Radicali italiani, non crede, «assolutamente», che ci sia una volontà discriminatoria nei confronti dei disabili, ma ribadisce che «il no del Vaticano all’aborto anche di feti portatori di gravissime disabilità è crudele, perché questi esseri umani sono spesso destinati a sofferenze tremende».