San Gaetano, la Curia ci ripensa
MARIA CRISTINA CARRATU´
DOMENICA 14 DICEMBRE 2008, LA REPUBBLICA - FIRENZE
Nel ´99 il furto del tesoro dalla chiesa: ora il via libera alla causa
nove anni sono tanti, per decidersi a chiedere giustizia. E però, meglio tardi che mai la Curia di Firenze ha deciso di proporre causa civile contro gli antiquari e gli altri protagonisti della serie di furti avvenuti fra il ´99 e il 2003 nella Chiesa dei Santi Michele e Gaetano, in piazza Antinori, da dove, con la complicità del custode Giuseppe Pistone furono trafugati reliquiari, sculture, panche, candelabri, turiboli, paramenti sacri per oltre 500 mila euro di valore, fra cui un prezioso crocifisso della scuola di Giambologna (circa 50 mila euro). Un passo a lungo inspiegabilmente rinviato, dopo che, una volta recuperati i beni dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico, il processo a carico di antiquari e custode si era concluso nel 2006 con una clamorosa archiviazione. Prescritto il reato di incauto acquisto, e escluso quello di ricettazione per gli antiquari (che dissero di aver acquistato in buona fede), non si era potuto procedere nemmeno contro il custode, pure riconosciuto «certamente» colpevole di furto. Non essendoci aggravanti, infatti, ci sarebbe voluta una querela. Che la Curia, però, come Repubblica aveva denunciato nell´aprile del 2008, non aveva mai presentato. Forse convinta che fosse meglio spegnere al più presto i riflettori su una vicenda per molti versi oscura e che aveva coinvolto persone di fiducia di piazza San Giovanni, dallo stesso Pistone, all´economo della diocesi, al direttore amministrativo dell´Istituto per il sostentamento clero, in una parrocchia, per di più, che (unica a Firenze senza parroco) dipende direttamente dal vescovo ausiliare Claudio Maniago. Non solo: se, dopo l´archiviazione, i beni recuperati dai carabinieri (tuttora in deposito di San Salvi) non sono subito tornati in mano agli antiquari, è solo perché il gip ha confermato il sequestro. La Curia, infatti, ha evitato a lungo passi formali per riaprire il caso, salvo una istanza di restituzione dei beni trafugati accolta dal gip solo per quelli trovati in casa di Pistone. Tutti gli altri, fra cui il Cristo del Giambologna, sono rimasti sotto sequestro. Da qui (con la tesi che, essendo vincolati dalla soprintendenza, tutti i beni erano invendibili), la decisione di ricorrere in cassazione, presa poco prima di lasciare Firenze, dall´ex arcivescovo Ennio Antonelli. Nonché quella della causa civile. Una linea di rigore tardiva, subito confermata dal nuovo arcivescovo Giuseppe Betori. «Siamo fiduciosi» spiega l´avvocato Gianluca Gambogi «di vederci riconosciute tutte le nostre buone ragioni».
MARIA CRISTINA CARRATU´
DOMENICA 14 DICEMBRE 2008, LA REPUBBLICA - FIRENZE
Nel ´99 il furto del tesoro dalla chiesa: ora il via libera alla causa
nove anni sono tanti, per decidersi a chiedere giustizia. E però, meglio tardi che mai la Curia di Firenze ha deciso di proporre causa civile contro gli antiquari e gli altri protagonisti della serie di furti avvenuti fra il ´99 e il 2003 nella Chiesa dei Santi Michele e Gaetano, in piazza Antinori, da dove, con la complicità del custode Giuseppe Pistone furono trafugati reliquiari, sculture, panche, candelabri, turiboli, paramenti sacri per oltre 500 mila euro di valore, fra cui un prezioso crocifisso della scuola di Giambologna (circa 50 mila euro). Un passo a lungo inspiegabilmente rinviato, dopo che, una volta recuperati i beni dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico, il processo a carico di antiquari e custode si era concluso nel 2006 con una clamorosa archiviazione. Prescritto il reato di incauto acquisto, e escluso quello di ricettazione per gli antiquari (che dissero di aver acquistato in buona fede), non si era potuto procedere nemmeno contro il custode, pure riconosciuto «certamente» colpevole di furto. Non essendoci aggravanti, infatti, ci sarebbe voluta una querela. Che la Curia, però, come Repubblica aveva denunciato nell´aprile del 2008, non aveva mai presentato. Forse convinta che fosse meglio spegnere al più presto i riflettori su una vicenda per molti versi oscura e che aveva coinvolto persone di fiducia di piazza San Giovanni, dallo stesso Pistone, all´economo della diocesi, al direttore amministrativo dell´Istituto per il sostentamento clero, in una parrocchia, per di più, che (unica a Firenze senza parroco) dipende direttamente dal vescovo ausiliare Claudio Maniago. Non solo: se, dopo l´archiviazione, i beni recuperati dai carabinieri (tuttora in deposito di San Salvi) non sono subito tornati in mano agli antiquari, è solo perché il gip ha confermato il sequestro. La Curia, infatti, ha evitato a lungo passi formali per riaprire il caso, salvo una istanza di restituzione dei beni trafugati accolta dal gip solo per quelli trovati in casa di Pistone. Tutti gli altri, fra cui il Cristo del Giambologna, sono rimasti sotto sequestro. Da qui (con la tesi che, essendo vincolati dalla soprintendenza, tutti i beni erano invendibili), la decisione di ricorrere in cassazione, presa poco prima di lasciare Firenze, dall´ex arcivescovo Ennio Antonelli. Nonché quella della causa civile. Una linea di rigore tardiva, subito confermata dal nuovo arcivescovo Giuseppe Betori. «Siamo fiduciosi» spiega l´avvocato Gianluca Gambogi «di vederci riconosciute tutte le nostre buone ragioni».