«Boicottiamo l'8 per mille»
Liberazione del 4 dicembre 2008, pag. 20
di Castalda Musacchio
«Boicottiamo il Vaticano destinando ad altri l'8 per mille». Dopo l'iniziativa di "Liberazione" - una protesta di massa da tenersi nel giorno in cui all'Onu andrà al voto la risoluzione per la depenalizzazione dell'omosessualità - i Radicali rilanciano l'invito rivolto a tutti i contribuenti con l'obiettivo - spiegano Marco Perduca, senatore radicale-Pd, e Alessandro Capriccioli, membro del Comitato nazionale di Radicali italiani - di negare il proprio contributo di cittadini italiani a un'istituzione tutta protesa verso quell'integralismo che crea discriminazioni e nega i diritti fondamentali degli individui. «Per questo - spiegano - si invitano tutti, a partire dalla prossima dichiarazione dei redditi, a destinare il proprio 8 per mille a soggetti diversi dalla Chiesa Cattolica, per non finanziare ancora chi si batte quotidianamente contro l'autodeterminazione degli individui e la loro libertà di scelta». Del resto, alla mancata adesione alla campagna Onu di depenalizzazione dell'omosessualità, motivata dalla pretesa esigenza di non discriminare gli Stati che discrimano i gay, si è aggiunto un rifiuto "inspiegabile", se non in un'ottica di puro oscurantismo ideologico, quello di non firmare la convenzione sui diritti dei disabili, adducendo questa volta i riferimenti alla salute riproduttiva contenuti nel documento (leggi no all'aborto, ndr).
E' ora, però, di dire "Basta"!
E questo, sicuramente, lo urleranno quanti parteciperanno sabato al sit in promosso da Arcigay Roma, Arcilesbica e Certi diritti, in piazza Pio XII, adiacente a San Pietro, una linea di confine tra lo Stato italiano e quello Vaticano.
«La posizione di non impegnarsi per la depenalizzazione universale dell'omosessualità - precisa Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma - ha turbato fortemente non solo la nostra comunità. Il Vaticano continua ad offendere la vita di milioni di persone criminalizzandone l'orientamento sessuale. Una posizione contraria a qualsiasi concetto evangelico di amore e fratellanza». Lo stesso concetto sul quale ha appuntato la sua attenzione Liberazione nell'editoriale andato in edicola ieri l'altro dove si è lanciato l'invito al boicottaggio del Vaticano, già accolto con soddisfazione da numerose associazioni ed esponenti del mondo laico, invitando anche tutti i cittadini «a vestirsi con una maglietta o un indumento rosa - come la stella che era imposta ai gay nei lager - e andare a manifestare in piazza San Pietro all'ora dell'Angelus». Ieri, a Genova, in segno di protesta, gay lesbiche e trans si sono di nuovo ritrovati davanti all'Arcivescovado del capoluogo ligure - che sarà sede del prossimo gay pride - per esprimere di nuovo la loro indignazione e la loro rabbia.
Non si possono certo dimenticare alcune immagini che continuano a fare il giro del mondo. Quella denuncia pubblicata su tutti i quotidiani di chi ormai è ricordato solo attraverso le iniziali: M.A. e A.M., i ragazzi impiccati nella piazza Edalat (della Giustizia) di Mashad, città sciita nel nord-est dell'Iran. E impiccati pubblicamente, nonostante uno di loro fosse persino minorenne, perché dichiarati omosessuali dopo 14 mesi di prigione e 228 frustate. Non si può ancora certo tacere il fatto che nel mondo ci siano ben 88 paesi che discriminano le persone con carcere, torture e lavori forzati a causa del loro orientamento sessuale. In sette di questi - Iran appunto, Arabia Saudita, Yemen, Emirati Arabi, Sudan, Nigeria, Mauritania - essere gay, lesbiche o trans significa andare incontro con una matematica certezza alla pena capitale.
Cosa aggiungere ancora al rifiuto di firmare la convenzione Onu per i diritti dei disabili? In questo caso si sta parlando di circa il 10% della popolazione globale a cui viene negata la possibilità persino di accedere a quei diritti fondamentali - salute, istruzione, accesso al lavoro, libertà di movimento, libertà dallo sfruttamento - che vengono riconosciuti se non altro come valori universali. Marrazzo continua. «E' per questi motivi che vogliamo rivolgerci a tutti, anche ai fedeli cattolici che non possono essere offesi come noi da parole che negano la vita della persona. E' proprio a loro - aggiunge - che chiediamo di riflettere, perché siano al nostro fianco in un momento in cui è importante ribadire che nessun credo religioso può giustificare l'opposizione alla cancellazione di una barbarie che produce incarcerazioni e sentenze di morte». Eppure? Eppure Frattini, il ministro degli Esteri, fa da sponda alla richiesta che giunge Oltretevere. E non ha mancato di osservare a chi gli chiedeva di commentare il "no" Vaticano alla convenzione per i diritti dei disabili che, certo, non ci può essere una «legittimazione internazionale dell'interruzione di gravidanza» perché questa è una materia che va regolamentata a livello nazionale. Il governo italiano, ha spiegato ancora il reggente della Farnesina, «pensa che il tema della disabilità debba essere affrontato come un diritto fondamentale: quello cioè dei disabili ad essere aiutati ed inseriti nella società». Ma sarebbe sbagliato, argomenta il ministro, «trarre da ciò una conseguenza di legittimazione internazionale dell'interruzione di gravidanza, perchè questa materia è competenza delle regole nazionali».
Quel che è certo è che il mondo non ha bisogno di integralismi. Ma l'Italia, a maggior ragione, non merita questa regressione culturale. L'auspicio è che agli appelli lanciati da Liberazione e dai Radicali almeno i laici rispondano con fermezza.
Liberazione del 4 dicembre 2008, pag. 20
di Castalda Musacchio
«Boicottiamo il Vaticano destinando ad altri l'8 per mille». Dopo l'iniziativa di "Liberazione" - una protesta di massa da tenersi nel giorno in cui all'Onu andrà al voto la risoluzione per la depenalizzazione dell'omosessualità - i Radicali rilanciano l'invito rivolto a tutti i contribuenti con l'obiettivo - spiegano Marco Perduca, senatore radicale-Pd, e Alessandro Capriccioli, membro del Comitato nazionale di Radicali italiani - di negare il proprio contributo di cittadini italiani a un'istituzione tutta protesa verso quell'integralismo che crea discriminazioni e nega i diritti fondamentali degli individui. «Per questo - spiegano - si invitano tutti, a partire dalla prossima dichiarazione dei redditi, a destinare il proprio 8 per mille a soggetti diversi dalla Chiesa Cattolica, per non finanziare ancora chi si batte quotidianamente contro l'autodeterminazione degli individui e la loro libertà di scelta». Del resto, alla mancata adesione alla campagna Onu di depenalizzazione dell'omosessualità, motivata dalla pretesa esigenza di non discriminare gli Stati che discrimano i gay, si è aggiunto un rifiuto "inspiegabile", se non in un'ottica di puro oscurantismo ideologico, quello di non firmare la convenzione sui diritti dei disabili, adducendo questa volta i riferimenti alla salute riproduttiva contenuti nel documento (leggi no all'aborto, ndr).
E' ora, però, di dire "Basta"!
E questo, sicuramente, lo urleranno quanti parteciperanno sabato al sit in promosso da Arcigay Roma, Arcilesbica e Certi diritti, in piazza Pio XII, adiacente a San Pietro, una linea di confine tra lo Stato italiano e quello Vaticano.
«La posizione di non impegnarsi per la depenalizzazione universale dell'omosessualità - precisa Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma - ha turbato fortemente non solo la nostra comunità. Il Vaticano continua ad offendere la vita di milioni di persone criminalizzandone l'orientamento sessuale. Una posizione contraria a qualsiasi concetto evangelico di amore e fratellanza». Lo stesso concetto sul quale ha appuntato la sua attenzione Liberazione nell'editoriale andato in edicola ieri l'altro dove si è lanciato l'invito al boicottaggio del Vaticano, già accolto con soddisfazione da numerose associazioni ed esponenti del mondo laico, invitando anche tutti i cittadini «a vestirsi con una maglietta o un indumento rosa - come la stella che era imposta ai gay nei lager - e andare a manifestare in piazza San Pietro all'ora dell'Angelus». Ieri, a Genova, in segno di protesta, gay lesbiche e trans si sono di nuovo ritrovati davanti all'Arcivescovado del capoluogo ligure - che sarà sede del prossimo gay pride - per esprimere di nuovo la loro indignazione e la loro rabbia.
Non si possono certo dimenticare alcune immagini che continuano a fare il giro del mondo. Quella denuncia pubblicata su tutti i quotidiani di chi ormai è ricordato solo attraverso le iniziali: M.A. e A.M., i ragazzi impiccati nella piazza Edalat (della Giustizia) di Mashad, città sciita nel nord-est dell'Iran. E impiccati pubblicamente, nonostante uno di loro fosse persino minorenne, perché dichiarati omosessuali dopo 14 mesi di prigione e 228 frustate. Non si può ancora certo tacere il fatto che nel mondo ci siano ben 88 paesi che discriminano le persone con carcere, torture e lavori forzati a causa del loro orientamento sessuale. In sette di questi - Iran appunto, Arabia Saudita, Yemen, Emirati Arabi, Sudan, Nigeria, Mauritania - essere gay, lesbiche o trans significa andare incontro con una matematica certezza alla pena capitale.
Cosa aggiungere ancora al rifiuto di firmare la convenzione Onu per i diritti dei disabili? In questo caso si sta parlando di circa il 10% della popolazione globale a cui viene negata la possibilità persino di accedere a quei diritti fondamentali - salute, istruzione, accesso al lavoro, libertà di movimento, libertà dallo sfruttamento - che vengono riconosciuti se non altro come valori universali. Marrazzo continua. «E' per questi motivi che vogliamo rivolgerci a tutti, anche ai fedeli cattolici che non possono essere offesi come noi da parole che negano la vita della persona. E' proprio a loro - aggiunge - che chiediamo di riflettere, perché siano al nostro fianco in un momento in cui è importante ribadire che nessun credo religioso può giustificare l'opposizione alla cancellazione di una barbarie che produce incarcerazioni e sentenze di morte». Eppure? Eppure Frattini, il ministro degli Esteri, fa da sponda alla richiesta che giunge Oltretevere. E non ha mancato di osservare a chi gli chiedeva di commentare il "no" Vaticano alla convenzione per i diritti dei disabili che, certo, non ci può essere una «legittimazione internazionale dell'interruzione di gravidanza» perché questa è una materia che va regolamentata a livello nazionale. Il governo italiano, ha spiegato ancora il reggente della Farnesina, «pensa che il tema della disabilità debba essere affrontato come un diritto fondamentale: quello cioè dei disabili ad essere aiutati ed inseriti nella società». Ma sarebbe sbagliato, argomenta il ministro, «trarre da ciò una conseguenza di legittimazione internazionale dell'interruzione di gravidanza, perchè questa materia è competenza delle regole nazionali».
Quel che è certo è che il mondo non ha bisogno di integralismi. Ma l'Italia, a maggior ragione, non merita questa regressione culturale. L'auspicio è che agli appelli lanciati da Liberazione e dai Radicali almeno i laici rispondano con fermezza.