Per le private i soldi ci sono
di Alessandro Braga
Il Manifesto del 28/11/2008
Mentre il governo taglia i finanziamenti alle scuole pubbliche, in Lombardia Formigoni stanzia sempre più soldi per quelle private e finanzia la costruzione degli istituti vicini a Cl. Anche per questo oggi l'Onda scende di nuovo in piazza in tutte le città italiane e chiede, tra l'altro, più sicurezza nelle scuole. In ricordo di Vito, il ragazzo morto a Rivoli, e dei 27 «angeli» di San Giuliano di Puglia dove il manifesto torna sei anni dopo la tragedia
Ma quali tagli ai fondi per la scuola. Sono davvero tutte fandonie dei soliti «facinorosi» di sinistra. Perché la Regione Lombardia, per esempio, non solo non riduce i finanziamenti alla scuola, ma anzi li aumenta. Alla privata ovviamente. Insomma, mentre le scuole pubbliche, anche in Lombardia, cadono a pezzi, Formigoni non si fa assolutamente problemi e continua a «stornare» denaro pubblico a favore dei suoi «amichetti» delle scuole private.
A denunciare il «misfatto» un dossier presentato ieri dal gruppo consiliare di Rifondazione comunista al Pirellone. Dall'anno scolastico 2001/2002 sono stati spesi circa 280 milioni di euro per le scuole private, e altri 45 sono già stanziati a bilancio per il prossimo anno. Insomma il modello Formigoni, nella sua Lombardia, funziona. Un modello basato su un semplicissimo quanto agghiacciante assioma: il pubblico è brutto, il privato è bello. E allora già lo scorso anno, con una legge regionale (dal titolo «Norme sul sistema educativo di istruzione e formazione della Regione Lombardia), si è data legittimità al principio della parificazione tra pubblico e privato. Ma già da prima, dall'anno scolastico 2001/2002, il Celeste e la sua cricca avevano iniziato a «mungere» soldi pubblici per finanziare le scuole private. Con l'istituzione di un sussidio per le famiglie degli studenti delle private, il cosiddetto buono scuola, finalizzato a coprire una quota delle spese scolastiche. Un sussidio che, per non essere in contrasto con l'articolo 33 della Costituzione («enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato»), doveva essere accessibile a tutti gli studenti, sia della scuola statale sia di quella privata. Peccato che poi sia stato definito un tetto di spesa minimo per la retta scolastica al di sotto del quale le famiglie non potevano nemmeno fare domanda per il sussidio. E, guarda caso, quel tetto esclude tutte le scuole statali, fatti salvi alcuni casi isolati. Con il risultato che a beneficiare del sussidio sono così gli studenti delle scuole private (quest'anno ben il 70% dei frequentanti, dal 58% del 2001), che si beccano il 99,63% dei finanziamenti. E che, dall'anno in corso, riusciranno a fare l'ein plein e mangiarsi pure le briciole di quei 45 milioni, visto che il buono scuola è stato trasformato in «dote scuola», più precisamente «dote per la libertà di scelta», ufficializzando quello che già di fatto avviene. Di più, per avere diritto al sussidio non è necessario essere meritevoli o economicamente svantaggiati. Non regge la scusa usata più volte dal centrodestra per giustificare la sua politica del buono scuola dicendo che serve per garantire la libertà di scelta delle famiglie lombarde. Perché, conti alla mano, dice il consigliere regionale del Prc Luciano Muhlbauer, «soltanto il 26,45% delle famiglie beneficiarie dispone di un reddito annuo medio basso (fino a 30mila euro) mentre il restante 73,55% ha un reddito fino a 198mila euro». E questo grazie ai criteri «elastici» utilizzati nel calcolo del reddito Isee, il «riccometro» che stabilisce chi e in che percentuale ha diritto all'aiuto. A conti fatti insomma, se si pensa che la Regione destina solo 8,5 milioni di euro per il diritto allo studio, l'investimento pro capite per uno studente di scuola privata risulta di 707 euro, contro i nemmeno 8 per uno di una scuola pubblica.
A questo bisogna aggiungere anche la voce «edilizia scolastica». Dal 2006 la giunta regionale può destinare una quota fino a un massimo del 25% dello stanziamento disponibile per interventi decisi in base alla cosiddetta «programmazione negoziata». Bene, negli ultimi due anni sono stati erogati circa 6 milioni di euro per 10 progetti, di cui uno soltanto per una scuola pubblica. E non finisce qui: nel 2008 tutti gli enti locali e le scuole pubbliche sono stati avvisati dall'assessore regionale all'istruzione che «data la ristrettezza dei fondi non era possibile finanziare progetti che implicassero nuove costruzioni», ma solo «ristrutturazioni». Con un'eccezione però: i 4,5 milioni di euro (di cui uno già versato) per finanziare il nuovo polo scolastico privato Cascina Valcarenga di Crema. Una scuola privata nuova di zecca progettata e gestita dalla Fondazione Charis, vicina a Comunione e liberazione. Il fatto che l'assessore regionale sia di Cl, e abiti proprio vicino a Crema, è solo un caso ovviamente.
di Alessandro Braga
Il Manifesto del 28/11/2008
Mentre il governo taglia i finanziamenti alle scuole pubbliche, in Lombardia Formigoni stanzia sempre più soldi per quelle private e finanzia la costruzione degli istituti vicini a Cl. Anche per questo oggi l'Onda scende di nuovo in piazza in tutte le città italiane e chiede, tra l'altro, più sicurezza nelle scuole. In ricordo di Vito, il ragazzo morto a Rivoli, e dei 27 «angeli» di San Giuliano di Puglia dove il manifesto torna sei anni dopo la tragedia
Ma quali tagli ai fondi per la scuola. Sono davvero tutte fandonie dei soliti «facinorosi» di sinistra. Perché la Regione Lombardia, per esempio, non solo non riduce i finanziamenti alla scuola, ma anzi li aumenta. Alla privata ovviamente. Insomma, mentre le scuole pubbliche, anche in Lombardia, cadono a pezzi, Formigoni non si fa assolutamente problemi e continua a «stornare» denaro pubblico a favore dei suoi «amichetti» delle scuole private.
A denunciare il «misfatto» un dossier presentato ieri dal gruppo consiliare di Rifondazione comunista al Pirellone. Dall'anno scolastico 2001/2002 sono stati spesi circa 280 milioni di euro per le scuole private, e altri 45 sono già stanziati a bilancio per il prossimo anno. Insomma il modello Formigoni, nella sua Lombardia, funziona. Un modello basato su un semplicissimo quanto agghiacciante assioma: il pubblico è brutto, il privato è bello. E allora già lo scorso anno, con una legge regionale (dal titolo «Norme sul sistema educativo di istruzione e formazione della Regione Lombardia), si è data legittimità al principio della parificazione tra pubblico e privato. Ma già da prima, dall'anno scolastico 2001/2002, il Celeste e la sua cricca avevano iniziato a «mungere» soldi pubblici per finanziare le scuole private. Con l'istituzione di un sussidio per le famiglie degli studenti delle private, il cosiddetto buono scuola, finalizzato a coprire una quota delle spese scolastiche. Un sussidio che, per non essere in contrasto con l'articolo 33 della Costituzione («enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato»), doveva essere accessibile a tutti gli studenti, sia della scuola statale sia di quella privata. Peccato che poi sia stato definito un tetto di spesa minimo per la retta scolastica al di sotto del quale le famiglie non potevano nemmeno fare domanda per il sussidio. E, guarda caso, quel tetto esclude tutte le scuole statali, fatti salvi alcuni casi isolati. Con il risultato che a beneficiare del sussidio sono così gli studenti delle scuole private (quest'anno ben il 70% dei frequentanti, dal 58% del 2001), che si beccano il 99,63% dei finanziamenti. E che, dall'anno in corso, riusciranno a fare l'ein plein e mangiarsi pure le briciole di quei 45 milioni, visto che il buono scuola è stato trasformato in «dote scuola», più precisamente «dote per la libertà di scelta», ufficializzando quello che già di fatto avviene. Di più, per avere diritto al sussidio non è necessario essere meritevoli o economicamente svantaggiati. Non regge la scusa usata più volte dal centrodestra per giustificare la sua politica del buono scuola dicendo che serve per garantire la libertà di scelta delle famiglie lombarde. Perché, conti alla mano, dice il consigliere regionale del Prc Luciano Muhlbauer, «soltanto il 26,45% delle famiglie beneficiarie dispone di un reddito annuo medio basso (fino a 30mila euro) mentre il restante 73,55% ha un reddito fino a 198mila euro». E questo grazie ai criteri «elastici» utilizzati nel calcolo del reddito Isee, il «riccometro» che stabilisce chi e in che percentuale ha diritto all'aiuto. A conti fatti insomma, se si pensa che la Regione destina solo 8,5 milioni di euro per il diritto allo studio, l'investimento pro capite per uno studente di scuola privata risulta di 707 euro, contro i nemmeno 8 per uno di una scuola pubblica.
A questo bisogna aggiungere anche la voce «edilizia scolastica». Dal 2006 la giunta regionale può destinare una quota fino a un massimo del 25% dello stanziamento disponibile per interventi decisi in base alla cosiddetta «programmazione negoziata». Bene, negli ultimi due anni sono stati erogati circa 6 milioni di euro per 10 progetti, di cui uno soltanto per una scuola pubblica. E non finisce qui: nel 2008 tutti gli enti locali e le scuole pubbliche sono stati avvisati dall'assessore regionale all'istruzione che «data la ristrettezza dei fondi non era possibile finanziare progetti che implicassero nuove costruzioni», ma solo «ristrutturazioni». Con un'eccezione però: i 4,5 milioni di euro (di cui uno già versato) per finanziare il nuovo polo scolastico privato Cascina Valcarenga di Crema. Una scuola privata nuova di zecca progettata e gestita dalla Fondazione Charis, vicina a Comunione e liberazione. Il fatto che l'assessore regionale sia di Cl, e abiti proprio vicino a Crema, è solo un caso ovviamente.