venerdì 12 dicembre 2008

Libri Ghibellini: Libri che risorgono

segnaliamo il blog:
http://librighibellini.blogspot.com
riportiamo dal blog un post che ben riassume lo scopo che si è prefissato il blog.
Libri che risorgono
Non solo lo storico del pensiero, ma praticamente ogni uomo di cultura ha il potere di far risorgere i morti. Quando vado in biblioteca e fra tanti libri scelgo e comincio a leggerne uno, sto risuscitando un morto e il mio spirito diviene il luogo dove lui è presente.
Ora, esistono almeno tre diverse forme di questa presenza postuma del pensatore; e il problema non sta nel risuscitare i morti, ma nel come farlo.
In primo luogo il pensatore può essere presente nella nostra coscienza come oggetto. Abbiamo conosciuto i suoi pensieri; essi sono in un certo modo fissati nella nostra memoria; possiamo riferire questi pensieri ad un altro. È una presenza passiva e immobile.
Il pensatore, anche se morto molti secoli fa, può essere presente nella cultura non solo come oggetto, bensì anche come sog getto, quando trova dei seguaci, i quali non solo ricordino i suoi pensieri, ma anche li accolgano come proprie convinzioni e adoperino i suoi strumenti concettuali per il proprio pensare. In tale modo il pensatore morto si trasforma in soggetto della loro attività intellettuale e sopravvive nella loro visione del mondo.
Ma tale sopravvivenza ha un lato deteriore perché toglie ai seguaci la loro autonomia. E poi esiste il pericolo che il pensatore — essendo, per qualche tempo una potente leva del progresso intellettuale — possa lentamente trasformarsi in un ostacolo, in un freno che impedisce il sorgere del ‘nuovo’. Ricorrendo ad un famoso detto di Carlo Marx possiamo asserire che in tale caso « le mort saisit le vif », cioè il seguace diviene lo schiavo del morto e perde la propria personalità sotto il peso della ‘perfezione’ del maestro.
Nella stessa prefazione del Capitale, dalla quale abbiamo citato il detto, Marx ha precisato quali lettori vuole avere. Lontano dalla presunzione di costruire un sistema assoluto, che una volta per sempre risolva tutti i problemi e così ‘liberi’ ‘ tutti i posteri dal pensare, egli, al contrario, dichiara che indirizza la sua opera a lettori i quali « vogliono pensare anche loro ».
E così abbiamo scoperto il terzo modo della presenza del pensatore morto tra i vivi. Non come oggetto e non come soggetto del nostro pensare, ma come amico e compagno delle nostre lotte e dei nostri lavori. Possedendo il meraviglioso potere di far risorgere i morti, dobbiamo risuscitarli organizzando la loro attiva partecipazione alla nostra attività creatrice. Adoperando una bella espressione di Aldo Capitini (1899-1968), possiamo parlare di una vera « compresenza dei vivi e dei morti ».

AA. VV. (a cura di Giovanni Papuli)
Le Interpretazione di G. C. Vanini
Congedo Editore, Galatina, 1975
pag. 315-316