l'Unità 5.3.08
«Feti prematuri, no all’accanimento terapeutico»
Il Css fissa i paletti: rianimati ma anche accompagnati alla fine. No a limiti d’età e privilegiare il consenso dei genitori
di Anna Tarquini
RIANIMARE sempre i feti prematuri, privilegiando la vita, ma se questi non rispondono alle terapie vanno accompagnati verso la fine. Il Consiglio superiore di sanità, organo consultivo del ministro, fa un passo oltre i colleghi di Bioetica e rimette al centro del problema l’arbitrio dello scienziato e in parte anche quello dei genitori. E dice che non ha senso fissare un’età gestazionale a partire dalla quale il medico è tenuto a curare il feto, anche in aborto terapeutico, anche contro il parere dei genitori, come ad esempio le famose 22 settimane fissate dai ginecologi delle quattro università romane in un documento che ha aperto le polemiche. L’età e il dovere di rianimare deve essere valutato dal medico anche in rapporto alla capacità reattiva. E quanto all’ipotesi che i genitori si oppongano - fermo restando il dovere del medico di rianimare - si deve privilegiare sempre il consenso e fornire la massima informazione.
Quarantacinque voti a favore, un astenuto. Il parere del Css che era stato richiesto dal ministro della Salute Livia Turco il sette gennaio scorso proprio perché i progressi della medicina avevano reso necessaria una maggiore chiarezza sui comportamenti deontologici davanti ai neonati molto prematuri. Quando rianimare? Quando lasciarli andare? E soprattutto c’era un’età gestazionale da fissare visto che la medicina consente anche ai più prematuri di vivere, ma che poi i posti rianimazione sono pochi e si rischia di fare scelte sbagliate?
Ecco, tutto era nato dagli stessi medici che avevano chiesto linee guida. Il trend di crescita dei parti pre-termine registrato negli ultimi anni ed i casi di sopravvivenza di feti anche molto piccoli dopo interventi di interruzioni di gravidanza imponevano e impongono un ripensamento. E l’assistenza per feti di età gestazionale «limite» (cioè anche sotto la 22esima settimana) accende i riflettori sul problema delle strutture: appena 120 terapie intensive neonatali su tutto il territorio nazionale. «Se salvo uno che ha bassa probabilità di farcela - dicevano i medici - posso rischiare di non avere posto per uno che ce la farà». Poi però - grazie al documento pubblicato dai ginecologi che voleva la rianimazione degli aborti anche contro il parere dei genitori - la polemica si era spostata verso l’aborto e la rianimazione dei feti in aborto terapeutico. Appena 4 giorni fa il Comitato di Bioetica aveva poi sorpreso con un parere molto duro: «Cure e rianimazione per il feto nato fortemente prematuro e che presenta segni di vitalità, anche se i genitori dicono “no”».
Ieri, il Consiglio superiore di sanità, ha messo i paletti. Un documento chiaro che offre - a leggerlo bene - anche chiare indicazioni a chi in futuro dovrà occuparsi e legiferare sul tema più delicato dell’eutanasia. Accanimento terapeutico mai, si alle cure compassionevoli e all’idratazione e all’alimentazioni compatibilmente con il quadro clinico, accompagnamento alla fine vita. E soprattutto niente limite d’età gestazionale e, in caso di conflitto tra le richieste dei genitori e la scienza, «la ricerca di una soluzione condivisa andrà perseguita nel confronto esplicito ed onesto delle ragioni esibite dalle parti, tenendo in fondamentale considerazione, la tutela della vita e della salute del feto e del neonato».
«Feti prematuri, no all’accanimento terapeutico»
Il Css fissa i paletti: rianimati ma anche accompagnati alla fine. No a limiti d’età e privilegiare il consenso dei genitori
di Anna Tarquini
RIANIMARE sempre i feti prematuri, privilegiando la vita, ma se questi non rispondono alle terapie vanno accompagnati verso la fine. Il Consiglio superiore di sanità, organo consultivo del ministro, fa un passo oltre i colleghi di Bioetica e rimette al centro del problema l’arbitrio dello scienziato e in parte anche quello dei genitori. E dice che non ha senso fissare un’età gestazionale a partire dalla quale il medico è tenuto a curare il feto, anche in aborto terapeutico, anche contro il parere dei genitori, come ad esempio le famose 22 settimane fissate dai ginecologi delle quattro università romane in un documento che ha aperto le polemiche. L’età e il dovere di rianimare deve essere valutato dal medico anche in rapporto alla capacità reattiva. E quanto all’ipotesi che i genitori si oppongano - fermo restando il dovere del medico di rianimare - si deve privilegiare sempre il consenso e fornire la massima informazione.
Quarantacinque voti a favore, un astenuto. Il parere del Css che era stato richiesto dal ministro della Salute Livia Turco il sette gennaio scorso proprio perché i progressi della medicina avevano reso necessaria una maggiore chiarezza sui comportamenti deontologici davanti ai neonati molto prematuri. Quando rianimare? Quando lasciarli andare? E soprattutto c’era un’età gestazionale da fissare visto che la medicina consente anche ai più prematuri di vivere, ma che poi i posti rianimazione sono pochi e si rischia di fare scelte sbagliate?
Ecco, tutto era nato dagli stessi medici che avevano chiesto linee guida. Il trend di crescita dei parti pre-termine registrato negli ultimi anni ed i casi di sopravvivenza di feti anche molto piccoli dopo interventi di interruzioni di gravidanza imponevano e impongono un ripensamento. E l’assistenza per feti di età gestazionale «limite» (cioè anche sotto la 22esima settimana) accende i riflettori sul problema delle strutture: appena 120 terapie intensive neonatali su tutto il territorio nazionale. «Se salvo uno che ha bassa probabilità di farcela - dicevano i medici - posso rischiare di non avere posto per uno che ce la farà». Poi però - grazie al documento pubblicato dai ginecologi che voleva la rianimazione degli aborti anche contro il parere dei genitori - la polemica si era spostata verso l’aborto e la rianimazione dei feti in aborto terapeutico. Appena 4 giorni fa il Comitato di Bioetica aveva poi sorpreso con un parere molto duro: «Cure e rianimazione per il feto nato fortemente prematuro e che presenta segni di vitalità, anche se i genitori dicono “no”».
Ieri, il Consiglio superiore di sanità, ha messo i paletti. Un documento chiaro che offre - a leggerlo bene - anche chiare indicazioni a chi in futuro dovrà occuparsi e legiferare sul tema più delicato dell’eutanasia. Accanimento terapeutico mai, si alle cure compassionevoli e all’idratazione e all’alimentazioni compatibilmente con il quadro clinico, accompagnamento alla fine vita. E soprattutto niente limite d’età gestazionale e, in caso di conflitto tra le richieste dei genitori e la scienza, «la ricerca di una soluzione condivisa andrà perseguita nel confronto esplicito ed onesto delle ragioni esibite dalle parti, tenendo in fondamentale considerazione, la tutela della vita e della salute del feto e del neonato».