Pressing della Cei sui cattolici: votate chi è per la "vita" e la famiglia
Liberazione del 19 marzo 2008, pag. 6
di Fulvio Fania
Meglio, per i vescovi, non tifare direttamente per un partito. Ma decisivo avvertire gli elettori cattolici che ci sono argomenti su cui liste e candidati devono passare il test dei "valori irrinunciabili" e perfino delle proposte sul fisco per la famiglia.
Monsignor Giuseppe Betori, segretario della Cei, conferma che l'episcopato si atterrà alla cosiddetta linea del «non coinvolgimento» elettorale. Non dirà cioè quale lista preferisce. Ribadisce invece «quei valori che ogni politico cattolico, candidato o eletto, dovrà considerare intangibili in ogni momento» per scongiurare il rischio di «scelte politiche e legislative che contraddicono fondamentali valori antropologici». La pace e la giustizia nel mondo, certamente, ma sempre inseparabili dalla "difesa della vita" e della famiglia fondata sul matrimonio. Il no all'aborto resta in prima linea. In alternativa alle interruzioni di gravidanza il segretario Cei ripropone addirittura una forma modernizzata dell'antica "ruota" per i neonati abbandonati. Ma come potrà l'elettore cattolico valutare se i diversi partiti ubbidiranno davvero ai desideri ecclesiastici? «Ciascuno - risponde Betori - dovrà soppesare il programma e la globalità delle persone» candidate. E con questo suggerimento il segretario Cei, forse perché tirato dalla domanda, regala un sospiro di sollievo al partito di Veltroni in cui la radicale Bonino potrà venire «soppesata» con l'opusdeina Binetti. Tutto questo accade perché un sistema elettorale «oligarchico» impedisce di esprimere le preferenze. «Sarebbe auspicabile - aggiunge con insolita veemenza Betori - che il nuovo Parlamento restituisse democrazia ai cittadini» riformando il metodo di scelta. Tuttavia - domandiamo - nelle condizioni attuali la Cei è soddisfatta del peso dei cattolici nei vari partiti o lo ritiene insufficiente? Betori si tiene alla larga da giudizi del genere. «Avrei preferito che fossero tutti cattolici», ci dice tra il serio e il faceto negandoci altri commenti, fosse pure soltanto una carezza alla lista Udc-Rosa bianca che candida Cuffaro e per questo si merita altri rimbrotti da Famiglia cristiana . Il settimanale paolino attacca infatti quasi tutti: Berlusconi che con le sue promesse «non incanta più nessuno» e Veltroni che propaganda «un sussidiario dei sogni». Betori, tempo fa, interrogato circa la eventuale candidatura di persone condannate aveva risposto che ognuno ha diritto alla presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. E adesso? «Non mi dissi favorevole ad una candidatura Cuffaro - ci risponde - la valutazione se candidare o meno è infatti argomento strettamente politico». I vescovi si preparano già al dopo-voto. Che il cardinale Angelo Bagnasco, nella relazione all'ultimo Consiglio permanente Cei, si fosse augurato un governo di larghe intese, secondo Betori, è un'invenzione dei giornali. Il presidente dell'episcopato ha solo proposto una «spinta convergente» tra opposizioni e governo per far fronte al «problema della spesa» che affligge gli italiani. Per il resto la Cei punta piuttosto sulle nuove "reti" del laicato cattolico. I vescovi plaudono in particolare al Forum delle famiglie. Con la sua campagna per un fisco "familiare" ha unito tutte le associazioni cattoliche e ha chiesto ai vari candidati di pronunciarsi sulla proposta di deduzioni fiscali. Metodo lobby. Esistono già altre due aggregazioni dello stesso tipo: Retinopera e Scienza & vita. Betori vorrebbe estenderle anche ai campi dell'educazione e della sanità. E qui la Cei batte cassa per le cliniche cattoliche lamentando una «perdurante diffidenza verso le strutture ecclesiastiche» che sarebbero le «ultime» a ricevere finaziamenti pubblici. Insomma, la Chiesa chiede soldi per la sanità gestita dai religiosi, che è già afflitta dal calo delle vocazioni. Un medico del Gaslini di Genova, ospedale presieduto dal cardinal Bagnasco, è stato accusato di praticare aborti a pagamento e si è suicidato. Effetto campagna "per la vita"? Betori reagisce duramente: «No, è la conseguenza di una mentalità abortista». Nel frattempo la Cei annuncia una lettera ai non credenti «cercatori di Dio» mentre incasella le "Settimane sociali", appuntamento caro al cattolicesimo popolare, nella più fidata cornice del comitato per il Progetto culturale, il nuovo organismo che farà restare in sella Ruini ancora per cinque anni.
Liberazione del 19 marzo 2008, pag. 6
di Fulvio Fania
Meglio, per i vescovi, non tifare direttamente per un partito. Ma decisivo avvertire gli elettori cattolici che ci sono argomenti su cui liste e candidati devono passare il test dei "valori irrinunciabili" e perfino delle proposte sul fisco per la famiglia.
Monsignor Giuseppe Betori, segretario della Cei, conferma che l'episcopato si atterrà alla cosiddetta linea del «non coinvolgimento» elettorale. Non dirà cioè quale lista preferisce. Ribadisce invece «quei valori che ogni politico cattolico, candidato o eletto, dovrà considerare intangibili in ogni momento» per scongiurare il rischio di «scelte politiche e legislative che contraddicono fondamentali valori antropologici». La pace e la giustizia nel mondo, certamente, ma sempre inseparabili dalla "difesa della vita" e della famiglia fondata sul matrimonio. Il no all'aborto resta in prima linea. In alternativa alle interruzioni di gravidanza il segretario Cei ripropone addirittura una forma modernizzata dell'antica "ruota" per i neonati abbandonati. Ma come potrà l'elettore cattolico valutare se i diversi partiti ubbidiranno davvero ai desideri ecclesiastici? «Ciascuno - risponde Betori - dovrà soppesare il programma e la globalità delle persone» candidate. E con questo suggerimento il segretario Cei, forse perché tirato dalla domanda, regala un sospiro di sollievo al partito di Veltroni in cui la radicale Bonino potrà venire «soppesata» con l'opusdeina Binetti. Tutto questo accade perché un sistema elettorale «oligarchico» impedisce di esprimere le preferenze. «Sarebbe auspicabile - aggiunge con insolita veemenza Betori - che il nuovo Parlamento restituisse democrazia ai cittadini» riformando il metodo di scelta. Tuttavia - domandiamo - nelle condizioni attuali la Cei è soddisfatta del peso dei cattolici nei vari partiti o lo ritiene insufficiente? Betori si tiene alla larga da giudizi del genere. «Avrei preferito che fossero tutti cattolici», ci dice tra il serio e il faceto negandoci altri commenti, fosse pure soltanto una carezza alla lista Udc-Rosa bianca che candida Cuffaro e per questo si merita altri rimbrotti da Famiglia cristiana . Il settimanale paolino attacca infatti quasi tutti: Berlusconi che con le sue promesse «non incanta più nessuno» e Veltroni che propaganda «un sussidiario dei sogni». Betori, tempo fa, interrogato circa la eventuale candidatura di persone condannate aveva risposto che ognuno ha diritto alla presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. E adesso? «Non mi dissi favorevole ad una candidatura Cuffaro - ci risponde - la valutazione se candidare o meno è infatti argomento strettamente politico». I vescovi si preparano già al dopo-voto. Che il cardinale Angelo Bagnasco, nella relazione all'ultimo Consiglio permanente Cei, si fosse augurato un governo di larghe intese, secondo Betori, è un'invenzione dei giornali. Il presidente dell'episcopato ha solo proposto una «spinta convergente» tra opposizioni e governo per far fronte al «problema della spesa» che affligge gli italiani. Per il resto la Cei punta piuttosto sulle nuove "reti" del laicato cattolico. I vescovi plaudono in particolare al Forum delle famiglie. Con la sua campagna per un fisco "familiare" ha unito tutte le associazioni cattoliche e ha chiesto ai vari candidati di pronunciarsi sulla proposta di deduzioni fiscali. Metodo lobby. Esistono già altre due aggregazioni dello stesso tipo: Retinopera e Scienza & vita. Betori vorrebbe estenderle anche ai campi dell'educazione e della sanità. E qui la Cei batte cassa per le cliniche cattoliche lamentando una «perdurante diffidenza verso le strutture ecclesiastiche» che sarebbero le «ultime» a ricevere finaziamenti pubblici. Insomma, la Chiesa chiede soldi per la sanità gestita dai religiosi, che è già afflitta dal calo delle vocazioni. Un medico del Gaslini di Genova, ospedale presieduto dal cardinal Bagnasco, è stato accusato di praticare aborti a pagamento e si è suicidato. Effetto campagna "per la vita"? Betori reagisce duramente: «No, è la conseguenza di una mentalità abortista». Nel frattempo la Cei annuncia una lettera ai non credenti «cercatori di Dio» mentre incasella le "Settimane sociali", appuntamento caro al cattolicesimo popolare, nella più fidata cornice del comitato per il Progetto culturale, il nuovo organismo che farà restare in sella Ruini ancora per cinque anni.