il Fatto 4.5.10
Bertone assolve il prete pedofilo
Il segretario di Stato: “La Chiesa non deve nascondere i suoi peccati”. Poi difende chi lo fa
di Andrea Gagliarducci
“Le risposte che padre Maciel dà durante l’intervista sono profonde e semplici e hanno la franchezza di chi vive la sua missione nel mondo e nella Chiesa con lo sguardo e con il cuore fissi in Cristo Gesù”. Lo scrive il cardinal Tarcisio Bertone, nella prefazione al libro intervista su Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, uomo dalla doppia vita (almeno due donne e un figlio riconosciuto, senza contare gli abusi). Il titolo: “La mia vita è Cristo” (Edizioni Art). La versione italiana, quella con la prefazione di Bertone, è del 2004. L’originale in spagnolo viene edito nel
2003.
L’INDAGINE. Il 2003 segna un momento difficile per i Legionari di Cristo: le accuse contro il loro fondatore Marcial Maciel Degollado stanno per portare ad una indagine della Congregazione per la Dottrina della Fede (Cdf). La prima dopo quella degli anni Cinquanta, alla quale Maciel scampò con fortuna e furbizia. Un’indagine che si preannuncia senza sconti: da anni, Joseph Ratzinger, prefetto della Cdf, ha sul tavolo il dossier inviato da otto ex Legionari, capeggiati da José Barba-Matin, che hanno anche pubblicato le loro denunce sull’Hartford Courant, un quotidiano del Connecticut (Stati Uniti), nel 1997. L’indagine, però, non decolla, pare che le resistenze interne siano molte, si appurerà poi (come testimonia l’ultima inchiesta del National Catholic Reporter) che Maciel ha costruito intorno a sé una rete di protezioni importanti, formata con il denaro e basata sul ricatto reciproco, che parte dal Messico e arriva su, fino alle alte sfere vaticane. Ma nel 2002, Barba-Matìn va a Ginevra, al Comitato per le Nazioni Unite per l’Infanzia e la Gioventù, e si prepara per la denuncia della Santa Sede all’Onu, se questa si rifiuta ancora di processare padre Maciel.
L’INTERVISTA. È nel periodo tra quest’ultima mossa e l’avvio dell’indagine della Chiesa che Marcial Maciel gioca le sue ultime carte. E concede una lunga intervista, che diventerà un libro, a Jesùs Colina, fondatore dell’agenzia Zenit e più tardi di H20, agenzia ufficiosa del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali. Colina è vicino allo “spirito” della Congregazione, un interlocutore privilegiato per Maciel. La versione italiana del libro, nel 2004, ottiene appunto la prefazione di Tarcisio Bertone, allora arcivescovo di Genova, ma prima ancora segretario di Joseph Ratzinger all’ex Sant’Uffizio. Molto probabile che il cardinale conoscesse le accuse che venivano formulate contro Maciel. Dunque, qual è il motivo che spinge il cardinale a scrivere la prefazione ad un libro che potrebbe preannunciarsi scomodo?
OBBEDIRE. A scorrere le pagine del libro, si trovano risposte sul clima che c’era all’interno della Congregazione. Si legge, ad esempio, un passaggio sul tema della maturità affettiva del sacerdote. “Non si può essere ingenui permettendo che i seminaristi si abbandonino ad esperienze affettive incontrollate come se queste non lasciassero segni nella psicologia e nell’emotività dell’uomo, specialmente
del giovane”. E ancora Maciel critica certi seminari post-conciliari che permettono ai seminaristi di avere una vita sociale e vedere ragazze “come qualsiasi altro giovane”. Spiega Maciel (che invece di donne ne vedeva, oltre ad abusare di alcuni seminaristi): “Avvenne che quelli che erano normali si innamorarono di quelle ragazze e si sposarono con loro abbandonando il cammino del sacerdozio. Credo che sia una vera ingiustizia nei confronti di un giovane chiamato da Dio a seguirlo nella vita sacerdotale o religiosa. Grazie a Dio molte di queste deviazioni sono già state corrette”. Maciel crea un ordine fondato sul culto della personalità (la sua) e sull’obbedienza cieca. I Legionari fanno voto di carità e di umiltà, oltre a quelli canonici di pover-
tà, castità e obbedienza,equestobasta per poter fiaccare anche le ultime resistenze psicologiche di ogni Legionario.
LE CALUNNIE.
Ma la vera chicca è la domanda sulle “calunnie” e sugli attacchi subiti. “Non ho voluto perdere un solo minuto della mia vita per difendermi dalle offese, dalle accuse, dalle calunnie, perché ho voluto e voglio sempre usare il breve tempo che Dio mi concede per portare avanti fino all’ultimo minuto il piano di Dio sulla mia vita”. Sono parole che bruciano, alla luce del comunicato della Santa Sede del 1 maggio, stilato al termine dell’incontro tra i visitatori apostolici (cinque vescovi) e Bertone, Rodé, Levada (segretario di Stato, prefetto della Congregazione per gli Istituti Religiosi, prefetto dell’ex Sant’Uffizio). Parole che suscitano moltissimi interrogativi. E’ possibile che Maciel fosse così furbo e gli altri fossero così ingenui da farsi ingannare sulla sua doppia vita? Davvero Maciel “comprava” il consenso, e sviava abilmente commissari ed ispettori delle viste apostoliche? Del resto le prime ispezioni arrivarono subito. Ma allora si pensò ad una offensiva dei massoni messicani, o perlomeno così vennero presentate le accuse. Poi i Legionari diventarono una Congregazione forte e ricca di vocazioni, con una spiritualità conservatrice e con la vivacità della gente messicana. Per anni i Legionari hanno costruito università, scuole e seminari, e accumulato ricchezza. Ma anche molto prestigio: Maciel era al seguito di Giovanni Paolo II durante il viaggio in Messico del 1990. Ci sono, è certo, quelli che hanno creduto nella spiritualità della Congregazione. Ma molti, ai vertici, sapevano. Ora la Congregazione verrà rifondata, già si pensa a un commissario straordinario. Come dice il Vangelo, è tempo che il ventilabro separi la pula dal grano.
Bertone assolve il prete pedofilo
Il segretario di Stato: “La Chiesa non deve nascondere i suoi peccati”. Poi difende chi lo fa
di Andrea Gagliarducci
“Le risposte che padre Maciel dà durante l’intervista sono profonde e semplici e hanno la franchezza di chi vive la sua missione nel mondo e nella Chiesa con lo sguardo e con il cuore fissi in Cristo Gesù”. Lo scrive il cardinal Tarcisio Bertone, nella prefazione al libro intervista su Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, uomo dalla doppia vita (almeno due donne e un figlio riconosciuto, senza contare gli abusi). Il titolo: “La mia vita è Cristo” (Edizioni Art). La versione italiana, quella con la prefazione di Bertone, è del 2004. L’originale in spagnolo viene edito nel
2003.
L’INDAGINE. Il 2003 segna un momento difficile per i Legionari di Cristo: le accuse contro il loro fondatore Marcial Maciel Degollado stanno per portare ad una indagine della Congregazione per la Dottrina della Fede (Cdf). La prima dopo quella degli anni Cinquanta, alla quale Maciel scampò con fortuna e furbizia. Un’indagine che si preannuncia senza sconti: da anni, Joseph Ratzinger, prefetto della Cdf, ha sul tavolo il dossier inviato da otto ex Legionari, capeggiati da José Barba-Matin, che hanno anche pubblicato le loro denunce sull’Hartford Courant, un quotidiano del Connecticut (Stati Uniti), nel 1997. L’indagine, però, non decolla, pare che le resistenze interne siano molte, si appurerà poi (come testimonia l’ultima inchiesta del National Catholic Reporter) che Maciel ha costruito intorno a sé una rete di protezioni importanti, formata con il denaro e basata sul ricatto reciproco, che parte dal Messico e arriva su, fino alle alte sfere vaticane. Ma nel 2002, Barba-Matìn va a Ginevra, al Comitato per le Nazioni Unite per l’Infanzia e la Gioventù, e si prepara per la denuncia della Santa Sede all’Onu, se questa si rifiuta ancora di processare padre Maciel.
L’INTERVISTA. È nel periodo tra quest’ultima mossa e l’avvio dell’indagine della Chiesa che Marcial Maciel gioca le sue ultime carte. E concede una lunga intervista, che diventerà un libro, a Jesùs Colina, fondatore dell’agenzia Zenit e più tardi di H20, agenzia ufficiosa del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali. Colina è vicino allo “spirito” della Congregazione, un interlocutore privilegiato per Maciel. La versione italiana del libro, nel 2004, ottiene appunto la prefazione di Tarcisio Bertone, allora arcivescovo di Genova, ma prima ancora segretario di Joseph Ratzinger all’ex Sant’Uffizio. Molto probabile che il cardinale conoscesse le accuse che venivano formulate contro Maciel. Dunque, qual è il motivo che spinge il cardinale a scrivere la prefazione ad un libro che potrebbe preannunciarsi scomodo?
OBBEDIRE. A scorrere le pagine del libro, si trovano risposte sul clima che c’era all’interno della Congregazione. Si legge, ad esempio, un passaggio sul tema della maturità affettiva del sacerdote. “Non si può essere ingenui permettendo che i seminaristi si abbandonino ad esperienze affettive incontrollate come se queste non lasciassero segni nella psicologia e nell’emotività dell’uomo, specialmente
del giovane”. E ancora Maciel critica certi seminari post-conciliari che permettono ai seminaristi di avere una vita sociale e vedere ragazze “come qualsiasi altro giovane”. Spiega Maciel (che invece di donne ne vedeva, oltre ad abusare di alcuni seminaristi): “Avvenne che quelli che erano normali si innamorarono di quelle ragazze e si sposarono con loro abbandonando il cammino del sacerdozio. Credo che sia una vera ingiustizia nei confronti di un giovane chiamato da Dio a seguirlo nella vita sacerdotale o religiosa. Grazie a Dio molte di queste deviazioni sono già state corrette”. Maciel crea un ordine fondato sul culto della personalità (la sua) e sull’obbedienza cieca. I Legionari fanno voto di carità e di umiltà, oltre a quelli canonici di pover-
tà, castità e obbedienza,equestobasta per poter fiaccare anche le ultime resistenze psicologiche di ogni Legionario.
LE CALUNNIE.
Ma la vera chicca è la domanda sulle “calunnie” e sugli attacchi subiti. “Non ho voluto perdere un solo minuto della mia vita per difendermi dalle offese, dalle accuse, dalle calunnie, perché ho voluto e voglio sempre usare il breve tempo che Dio mi concede per portare avanti fino all’ultimo minuto il piano di Dio sulla mia vita”. Sono parole che bruciano, alla luce del comunicato della Santa Sede del 1 maggio, stilato al termine dell’incontro tra i visitatori apostolici (cinque vescovi) e Bertone, Rodé, Levada (segretario di Stato, prefetto della Congregazione per gli Istituti Religiosi, prefetto dell’ex Sant’Uffizio). Parole che suscitano moltissimi interrogativi. E’ possibile che Maciel fosse così furbo e gli altri fossero così ingenui da farsi ingannare sulla sua doppia vita? Davvero Maciel “comprava” il consenso, e sviava abilmente commissari ed ispettori delle viste apostoliche? Del resto le prime ispezioni arrivarono subito. Ma allora si pensò ad una offensiva dei massoni messicani, o perlomeno così vennero presentate le accuse. Poi i Legionari diventarono una Congregazione forte e ricca di vocazioni, con una spiritualità conservatrice e con la vivacità della gente messicana. Per anni i Legionari hanno costruito università, scuole e seminari, e accumulato ricchezza. Ma anche molto prestigio: Maciel era al seguito di Giovanni Paolo II durante il viaggio in Messico del 1990. Ci sono, è certo, quelli che hanno creduto nella spiritualità della Congregazione. Ma molti, ai vertici, sapevano. Ora la Congregazione verrà rifondata, già si pensa a un commissario straordinario. Come dice il Vangelo, è tempo che il ventilabro separi la pula dal grano.