ARCUS, Propaganda Fide e cinque sospette operazioni immobiliari
di Antonio Massari
"Il Fatto Quotidiano", 22 giu. 2010
I pm: nuova rogatoria sui conti in Vaticano
CORRUZIONE, CHIESTA L’AUTORIZZAZIONE PER L’EX TITOLARE DELLE INFRASTRUTTURE. ACCERTAMENTI SU SCAJOLA
L’inchiesta perugina sulla “cricca” imbocca ora un triplo binario. Da un lato, infatti, l'iscrizione dell'ex ministro Pietro Lunardi e del cardinale Crescenzio Sepe nel registro degli indagati impone ai pm di attendere l'autorizzazione a procedere.
La corruzione contestata a Lunardi, infatti, riguarda il periodo in cui era ministro: per questo motivo, i pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, hanno presentato, al Tribunale dei ministri di Perugia, la richiesta di poter procedere nei suoi confronti. Richiesta che sarà poi inoltrata al Parlamento. Da un altro lato, l'ipotesi di interrogare Sepe, resta invece soggetta a un'autorizzazione del Vaticano. E proprio al Vaticano, nei prossimi giorni, sarà presentata una rogatoria per conoscere, con esattezza, tutti i conti relativi alla congregazione Propaganda Fide, della quale Sepe è stato prefetto fino al 2006. Il terzo binario riguarda invece il filone d'indagine che coinvolge l'ex ministro Claudio Scajola: l'ex ministro non risulta indagato, ma gli inquirenti stanno analizzando una serie di documenti, relativi a gare d'appalto – alcune per ristrutturazioni di caserme – stipulate quand'era ministro dell'Interno, nel 2004, per valutare eventuali connessioni con le imprese di Diego Anemone (l'imprenditore della “cricca” al centro dell'inchiesta con l'accusa di corruzione).
Resta infatti da comprendere perché, stando alla versione fornita dall'architetto Angelo Zampolini, quest'ultimo abbia versato – per conto di Anemone - 900 mila euro per l'acquisto della casa con vista sul Colosseo destinata a Scajola.
Tutta l'inchiesta, in questo momento, ruota infatti sulle cinque operazioni immobiliari sospette – appartamenti, per personaggi influenti, acquistati anche con i soldi di Anemone – delle quali, lo stesso Zampolini, ha fornito parecchi dettagli nel corso dei suoi interrogatori. Che i pm siano vicini a una svolta, però, lo dimostra proprio l'avviso di garanzia inviato a Sepe e Lunardi. Anche questa vicenda ruota intorno a un immobile (quello di via dei Prefetti, acquistato a un prezzo molto basso, rispetto al valore di mercato, da Pietro Lunardi, e vendutogli da Propaganda Fide) ma non risulta che Anemone abbia versato a Lunardi denaro per il suo acquisto.
L'ipotesi dell'accusa è che il prezzo d'acquisto – ritenuto troppo basso – sia una contropartita per lo stanziamento, da parte della società di Stato Arcus, di 2,5 milioni di euro destinati al restauro del palazzo di Propaganda Fide. Restauro mai completato. Anche per questo motivo i pm stanno valutando di inviare una rogatoria in Vaticano, per comprendere con certezza tutte le movimentazioni di denaro legate all'ente, che dispone di circa 2 mila immobili per un valore di 9 miliardi di euro. Troppi appartamenti legati a Propaganda Fide, infatti, ruotano intorno all'inchiesta sulla “cricca”, incluso quello nel quale Guido Bertolaso ha abitato, in via Giulia, senza mai pagare l'affitto. Anche il capo della Protezione civile, cercando di giustificare la propria posizione, ha fatto il nome di Crescenzio Sepe. Esattamente come Lunardi, quando, in un'intervista, ha spiegato di aver scelto il palazzo in via dei Prefetti da un elenco di appartamenti, di Propaganda Fide, portatogli da Angelo Balducci, ex presidente del consiglio dei Lavori pubblici ed ex Gentiluomo di sua santità. Fu Balducci, oggi indagato per corruzione, a metterlo in contatto con Sepe. E poco dopo fu Lunardi a nominare Balducci presidente del consiglio dei Lavori pubblici.