mercoledì 23 aprile 2008

194 ancora sotto scacco Diminuiscono gli aborti ma è boom di obiezioni Turco: servizi a rischio

194 ancora sotto scacco Diminuiscono gli aborti ma è boom di obiezioni Turco: servizi a rischio

Liberazione del 23 aprile 2008, pag. 2

di Castalda Musacchio
Diminuiscono gli aborti, mentre a crescere, in modo preoccupante, è il fronte dell'obiezione, sempre più numeroso fra i medici. L'ultima Relazione annuale sull'attuazione della 194/1978, trasmessa ieri in Parlamento, rivela tutte le contraddizioni cristallizzatesi intorno a questa legge. Un rapporto ampio e accurato che rivela quanto in Italia la 194 abbia permesso un cambiamento sostanziale del fenomeno dell'aborto e quanto - sottolinea la ministra Turco - proprio la legge così vituperata e attaccata dai fronti più oltranzisti dei teo-con «sia non solo efficace ma saggia e lungimirante, rispettosa dei principi etici della tutela della salute della donna e della responsabilità femminile». La Relazione che contiene i dati preliminari per l'anno 2007 e quelli definitivi per il 2006 sta lì ad evidenziarlo. Lo scorso anno in Italia sono state praticate quasi 130mila interruzioni di gravidanza. Il calo del 3% rispetto al 2006 è netto così come del 45,9% nel confronto con il 1982, anno in cui si è registrato il più alto numero di interventi. Una diminuzione che è dovuta al calo netto degli aborti tra le donne italiane (-3,7% rispetto al 2006 e -61% sul 1982) mentre sono le migranti a ricorrere sempre più spesso all'aborto con un 4,5% in più rispetto all'anno precedente.
Il numero degli interventi ogni mille donne in età feconda tra i 15 e i 49 anni, il cosiddetto tasso di abortività che rappresenta a detta degli esperti l'indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza, nel 2007 è risultato pari a 9,1 per mille, a fronte del 9,4 del 2006 e al 17,2 del 1982.
Così come risulta sostanzialmente invariato il numero degli aborti terapeutici: quelli effettuati dopo il 90esimo giorno di gravidanza. La percentuale nel 2006 è stata del 2,9% di cui il 2,2% effettuati tra la 13esima e la 20esima settimana, e lo 0,7% dopo la 21esima settimana. Quanto a quelli clandestini, il rapporto fornisce un dato più aggiornato e contenuto. La stima per il 2005 era presunta in circa 20mila. Ora, invece, si stima che gli aborti clandestini nel 2005 siano stati circa 15mila, dato inferiore a quello del 1983, in cui si valutava fossero 100 mila, e che riguarda solo le italiane. Per le migranti, precisa il rapporto, non si ha a disposizione una stima attendibile. La pillola Ru486 merita un discorso a parte. A differenza di quanto accade negli altri paesi europei, in Italia si può dire sia ancora nella fase sperimentale.
Così, se in Francia, Gran Bretagna e Svezia, nel 2006, più di un quarto delle donne ha scelto l'aborto farmacologico, dal 2005 al 2007 sono state solo poco più di 2.300 le italiane che vi hanno fatto ricorso e sei le regioni che l'hanno utilizzata (per la prima volta anche una del Sud, la Puglia).
Un altro dato merita di essere analizzato: se a diminuire è il numero complessivo di aborti nel nostro Paese, ad aumentare è come detto il fronte del no tra i medici, che sempre più spesso ricorrono all'obiezione di coscienza. Nel 2007 i ginecologi obiettori in Italia hanno raggiunto quasi il 70%, contro il 58,7% del 2003, mentre gli anestesisti sono passati dal 45,7% del 2003 al 50,4% del 2007 e il personale non medico dal 38,6% al 42,6%. La crescita maggiore di obiettori si registra nelle regioni del Sud Italia. Addirittura in alcune regioni, come la Campania e la Sicilia il ricorso alle obiezioni raddoppia. Non mancano neppure regioni del Nord come il Veneto in cui l'obiezione è persino superiore al dato nazionale: a non effettuare gli aborti sono quasi l'80% dei medici, il 50% degli anestesisti e quasi il 60% del personale non medico. Come è ovvio attendersi le gerarchie vaticane plaudono a questo che in realtà è un dato che registra una tendenza culturale di vera regressione. Il cardinal Barragan parla persino di «lodevole cambio di mentalità». E proprio questa tendenza ha indotto la ministra, in attesa del cambio di testimone imposto dalla legislatura, a raccomandare di «monitorare l'adeguata offerta delle prestazioni in relazione all'aumento del fenomeno dell'obiezione di coscienza da parte del personale dei servizi». Il rischio purtroppo è che il prossimo governo non tenga in alcun conto tali raccomandazioni.