Corriere della Sera 28.4.08
Soldato fa causa all'esercito «Discriminato perché ateo»
Organizzava in Iraq assemblee di «liberi pensatori»
di Michele Farina
Jeremy Hall sostiene che la sua libertà di cittadino, sancita dal Primo Emendamento, è stata violata
Il maggiore Welborn li beccò nel luglio 2007. Nella calura di Camp Speicher, vicino a Tikrit, alcuni soldati «tramavano» contro la Costituzione.
Volevano disertare? Avevano ammazzato civili a sangue freddo? No. Quei soldati prendevano parte a una riunione dell' «Associazione liberi pensatori non credenti». L'ufficiale li attaccò: «La gente come voi non rispetta la Costituzione e va contro a quello che i Padri Fondatori, che erano cristiani, volevano per l'America». Welborn minacciò i soldati di stroncargli la carriera.
Il soldato scelto Jeremy Hall, 23 anni, ha raccontato tutto in una dichiarazione giurata presso una corte federale del Kansas. Ispiratore di quella riunione di atei, Hall ha fatto causa al ministero della Difesa perché ritiene che la sua libertà, sancita dal Primo Emendamento della Costituzione, è stata violata. Dopo lo scontro con il maggiore, Hall dice di aver ricevuto minacce da diversi soldati. Nel novembre 2007 è stato rimpatriato, ora presta servizio a Fort Riley dove un sergente recentemente lo ha affrontato senza motivo («ti spacco la faccia»).
La storia del soldato ateo, raccontata dal New York Times,
può far sorridere di fronte ai 4.000 americani caduti in Iraq. Jeremy Hall è tornato vivo. Ma il suo caso, secondo la «Fondazione per la libertà religiosa nelle Forze Armate» (Mrff), è preoccupante e non isolato. Il Pentagono minimizza: dal 2005 a oggi 50 denunce ufficiali per discriminazione religiosa su oltre un milione di militari in servizio. Mikey Weinstein, il giudice dell'Air Force in pensione che ha fondato l'Mrff, ribatte che le statistiche ufficiali non tengono conto di quanti evitano le denunce per paura. «Più di 5.500 soldati ci hanno contattato a partire dal 2004, quando scoppiò lo scandalo nell'Air Force». Allora i cadetti dell'Accademia protestarono perché gli ufficiali, evangelici «cristiani rinati» come il presidente Bush, «usavano la loro posizione per fare proselitismo». L'Air Force emanò nuove regole per limitare questo fenomeno. Con scarsi risultati, dice Weinstein al New York Times: «Alla fine, quelli che ti promuovono sono i superiori che ti invitano a pregare». E se non preghi possono essere guai. E' l'accusa del soldato Hall. Cristiano battista della Carolina, si arruola e va Bagdad «perché pensava che Dio fosse con noi». Ci ripensa. Si avvicina all'ateismo. Torna in Iraq nel 2006. In mensa, il giorno del Ringraziamento, qualcuno invita alla preghiera. Jeremy dice al sergente che è ateo. Lui s'infuria, Jeremy deve cambiare tavolo. L'estate successiva c'è lo scontrò con il maggiore Welborn. Che oggi è lapidario: «Storia falsa». Ma Timothy Feary, un altro militare che andò all'incontro dei «liberi pensatori», è pronto a testimoniare: «Jeremy dice la verità».
Soldato fa causa all'esercito «Discriminato perché ateo»
Organizzava in Iraq assemblee di «liberi pensatori»
di Michele Farina
Jeremy Hall sostiene che la sua libertà di cittadino, sancita dal Primo Emendamento, è stata violata
Il maggiore Welborn li beccò nel luglio 2007. Nella calura di Camp Speicher, vicino a Tikrit, alcuni soldati «tramavano» contro la Costituzione.
Volevano disertare? Avevano ammazzato civili a sangue freddo? No. Quei soldati prendevano parte a una riunione dell' «Associazione liberi pensatori non credenti». L'ufficiale li attaccò: «La gente come voi non rispetta la Costituzione e va contro a quello che i Padri Fondatori, che erano cristiani, volevano per l'America». Welborn minacciò i soldati di stroncargli la carriera.
Il soldato scelto Jeremy Hall, 23 anni, ha raccontato tutto in una dichiarazione giurata presso una corte federale del Kansas. Ispiratore di quella riunione di atei, Hall ha fatto causa al ministero della Difesa perché ritiene che la sua libertà, sancita dal Primo Emendamento della Costituzione, è stata violata. Dopo lo scontro con il maggiore, Hall dice di aver ricevuto minacce da diversi soldati. Nel novembre 2007 è stato rimpatriato, ora presta servizio a Fort Riley dove un sergente recentemente lo ha affrontato senza motivo («ti spacco la faccia»).
La storia del soldato ateo, raccontata dal New York Times,
può far sorridere di fronte ai 4.000 americani caduti in Iraq. Jeremy Hall è tornato vivo. Ma il suo caso, secondo la «Fondazione per la libertà religiosa nelle Forze Armate» (Mrff), è preoccupante e non isolato. Il Pentagono minimizza: dal 2005 a oggi 50 denunce ufficiali per discriminazione religiosa su oltre un milione di militari in servizio. Mikey Weinstein, il giudice dell'Air Force in pensione che ha fondato l'Mrff, ribatte che le statistiche ufficiali non tengono conto di quanti evitano le denunce per paura. «Più di 5.500 soldati ci hanno contattato a partire dal 2004, quando scoppiò lo scandalo nell'Air Force». Allora i cadetti dell'Accademia protestarono perché gli ufficiali, evangelici «cristiani rinati» come il presidente Bush, «usavano la loro posizione per fare proselitismo». L'Air Force emanò nuove regole per limitare questo fenomeno. Con scarsi risultati, dice Weinstein al New York Times: «Alla fine, quelli che ti promuovono sono i superiori che ti invitano a pregare». E se non preghi possono essere guai. E' l'accusa del soldato Hall. Cristiano battista della Carolina, si arruola e va Bagdad «perché pensava che Dio fosse con noi». Ci ripensa. Si avvicina all'ateismo. Torna in Iraq nel 2006. In mensa, il giorno del Ringraziamento, qualcuno invita alla preghiera. Jeremy dice al sergente che è ateo. Lui s'infuria, Jeremy deve cambiare tavolo. L'estate successiva c'è lo scontrò con il maggiore Welborn. Che oggi è lapidario: «Storia falsa». Ma Timothy Feary, un altro militare che andò all'incontro dei «liberi pensatori», è pronto a testimoniare: «Jeremy dice la verità».