venerdì 18 aprile 2008

"Le parole non bastano a noi abusati dai religiosi"

"Le parole non bastano a noi abusati dai religiosi"

La Repubblica del 18 aprile 2008, pag. 15

di Arturo Zampaglione

Le vittime dei preti pedofili non si accontentano nè delle espressioni di «profonda vergogna» di Benedetto XVI, ne dell'incontro di ieri del Papa con alcuni di loro.

«Ci aspettavamo un atteggiamento più fermo nei confronti di vescovi e cardinali che hanno nascosto le nefandezze dei sacerdoti», si lamenta Peter Isely. «Invece il Papa non ha redarguito nessuno e si e li-mitato a pregare assieme a un piccolo numero di vittime, scelto con molta cura, rifiutandosi di incontra-re i membri della nostra associazione».

Molestato da un sacerdote del Wisconsin quando aveva appena 13 anni — e rimasto cattolico —, Isely è uno dei leader dello Snap (Survivors network of those abused by priests), l'associazione cui fanno parte 4500 vittime e che in questi giorni accompagna la visita pontificia con mani-festazioni di protesta. Gli obiettivi? «Chiediamo che sia dato il buon esempio, punendo alcuni prelati che hanno protetto i pedofili ed estendendo le norme introdotte negli Stati Uniti al resto della Chiesa», dice Isely in un colloquio con Repubblica.

Non è importante, per voi, la grande attenzione del Papa per un problema che ha scosso e indebolito la Chiesa americana?

«Abbiamo apprezzato le parole del Santo Padre: ma sono rimaste per aria, a l0mila metri d'altezza, cioè alla stessa quota dell'aereo che lo portava qui negli Stati Uniti, senza mai scendere sulla terra e tradursi in azioni concrete. II Papa si è seduto accanto al cardinale di Chicago, Francis George, senza mai rimproverarlo. E ha deplorato l'onnipresenza della pornografia e dei temi sessuali in televisione come se fossero una causa della pedofilia dei sacerdoti».

Che ha fatto di male il cardinale di Chicago?

«Nel 2005, invece di sospendere Daniel McCormack, un sacerdote arrestato per pedofilia, il cardinale lo trasferì in un'altra parrocchia, dove il prete continuò a molestare i bambini, tanto da essere arrestato una seconda volta. Vede: non sarà mai possibile evitare casi di pedofilia, ma se vengono scoperti non si può proteggere il colpevole. Invece è proprio quello che ha fatto la Chiesa: rifiutandosi di denunciare alla magistratura i sacerdoti pedofili, o trasferendoli in altre diocesi o persino all'estero».

Ora però la Chiesa americana ha voltato pagina.

«E vero, ma ci sono ancora molte ambiguità. Secondo i dati forniti dai nostri vescovi, ci sono stati 5180 sacerdoti pedofili: alcuni sono morti, come quello del Wisconsin che molestò 40 ragazzini tra cui il sottoscritto, ma altri sono stati semplicemente nascosti. E non e mai stato punito alcun responsabile dell'insabbiamento istituzionale».

Perché ha da ridire sulle critiche di Ratzinger alla pornografia?

«Capisco che il Papa abbia difficoltà nell'accettare che la sacralità del sacerdozio venga tradita dalla pedofilia. Ma questa è la realtà. E per combattere il problema non bisogna dare la colpa alla cultura di massa perché incensa la sessualità, ma allertare la magistratura e soprattutto allontanare i complici, anche se indossano la porpora. Mi sorprende pure che le sanzioni del diritto canonico per i sacerdoti pedofili si applichino soltanto agli Stati Uniti, non a tutta la Chiesa: come se il problema fosse solo americano, mentre sappiamo bene che è mondiale».