Corriere della Sera 17.4.08
Risoluzione Voto del Consiglio d'Europa, «Garantire sempre il diritto all'aborto»
di Maria Serena Natale
STRASBURGO — È la prima volta che un'organizzazione internazionale definisce l'aborto «un diritto della donna ». Con 102 voti contro 69, l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa riunita a Strasburgo ha approvato ieri la risoluzione che raccomanda la depenalizzazione dell'interruzione di gravidanza a quanti tra i 47 Stati membri non abbiano già provveduto e la rimozione di qualsiasi restrizione che « de jure o de facto ostacoli l'accesso a un aborto sicuro» compromettendo «l'effettivo esercizio del diritto delle donne ad abortire»: il testo, presentato dalla socialista austriaca Gisela Wurm, non ha valore giuridico vincolante ma segna una svolta teorica nell'ambito della più antica istituzione paneuropea, chiamata a vigilare sul rispetto dei diritti umani nel continente.
Sottoposto a 72 emendamenti in quattro ore di acceso dibattito, il documento stabilisce che l'aborto non può essere strumento di politiche di pianificazione familiare e resta una decisione «da evitare, per quanto possibile: occorrerà utilizzare ogni mezzo per ridurre il numero sia delle gravidanze che degli aborti non desiderati»; a tal fine, gli Stati sono invitati a garantire libero accesso alla contraccezione e, per le giovani generazioni, a un'educazione sessuale completa. «Non è più possibile abbandonare la donne al proprio destino esponendole a traumi e gravi pericoli — dice al Corriere l'onorevole Wurm —, non c'è contrapposizione tra i loro diritti e i "diritti umani". Il movimento "Aborto no grazie" in Italia? Non ne so molto, ma azzarderei un paragone con battaglie culturali simili lanciate in altri Paesi europei, miranti, in ultima istanza, a rivedere le condizioni imposte dalle legislazioni nazionali e quindi ridurre le possibilità di abortire». In tutti i Paesi europei l'interruzione di gravidanza è consentita in caso di grave pericolo per la madre, nella maggioranza degli Stati la legge ammette anche altre ragioni (come il pericolo di malformazioni per il feto) e fissa dei limiti temporali; fanno eccezione Irlanda, Polonia, Malta, Monaco e Andorra, dove l'aborto è illegale.
Aspra l'opposizione dei gruppi di centro-destra che hanno partecipato al dibattito in Aula, allarmati di fronte a «un forte sbilanciamento della discussione a detrimento del diritto alla vita del nascituro », nelle parole del deputato italiano di Forza Italia e Ppe Claudio Azzolini.
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Lancet nel 2007, nel mondo una gravidanza su cinque si conclude con un aborto.
Risoluzione Voto del Consiglio d'Europa, «Garantire sempre il diritto all'aborto»
di Maria Serena Natale
STRASBURGO — È la prima volta che un'organizzazione internazionale definisce l'aborto «un diritto della donna ». Con 102 voti contro 69, l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa riunita a Strasburgo ha approvato ieri la risoluzione che raccomanda la depenalizzazione dell'interruzione di gravidanza a quanti tra i 47 Stati membri non abbiano già provveduto e la rimozione di qualsiasi restrizione che « de jure o de facto ostacoli l'accesso a un aborto sicuro» compromettendo «l'effettivo esercizio del diritto delle donne ad abortire»: il testo, presentato dalla socialista austriaca Gisela Wurm, non ha valore giuridico vincolante ma segna una svolta teorica nell'ambito della più antica istituzione paneuropea, chiamata a vigilare sul rispetto dei diritti umani nel continente.
Sottoposto a 72 emendamenti in quattro ore di acceso dibattito, il documento stabilisce che l'aborto non può essere strumento di politiche di pianificazione familiare e resta una decisione «da evitare, per quanto possibile: occorrerà utilizzare ogni mezzo per ridurre il numero sia delle gravidanze che degli aborti non desiderati»; a tal fine, gli Stati sono invitati a garantire libero accesso alla contraccezione e, per le giovani generazioni, a un'educazione sessuale completa. «Non è più possibile abbandonare la donne al proprio destino esponendole a traumi e gravi pericoli — dice al Corriere l'onorevole Wurm —, non c'è contrapposizione tra i loro diritti e i "diritti umani". Il movimento "Aborto no grazie" in Italia? Non ne so molto, ma azzarderei un paragone con battaglie culturali simili lanciate in altri Paesi europei, miranti, in ultima istanza, a rivedere le condizioni imposte dalle legislazioni nazionali e quindi ridurre le possibilità di abortire». In tutti i Paesi europei l'interruzione di gravidanza è consentita in caso di grave pericolo per la madre, nella maggioranza degli Stati la legge ammette anche altre ragioni (come il pericolo di malformazioni per il feto) e fissa dei limiti temporali; fanno eccezione Irlanda, Polonia, Malta, Monaco e Andorra, dove l'aborto è illegale.
Aspra l'opposizione dei gruppi di centro-destra che hanno partecipato al dibattito in Aula, allarmati di fronte a «un forte sbilanciamento della discussione a detrimento del diritto alla vita del nascituro », nelle parole del deputato italiano di Forza Italia e Ppe Claudio Azzolini.
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Lancet nel 2007, nel mondo una gravidanza su cinque si conclude con un aborto.