il Riformista 27.4.08
Kentucky. avrà 500.000 visitatori annui, 160 impiegati e un cappellano
Il museo creazionista, dove la storia è sprannaturale
di Enrico Buonanno
Il 2009, l'anno mondiale di Charles Darwin, si sta avvicinando con falcate da dinosauro, ma nell'America in cui ben tre candidati repubblicani su dieci hanno affermato di credere al disegno intelligente, le celebrazioni del caso rischiano di essere messe in ombra dall'ultimo stadio evolutivo delle teorie creazioniste. A Petersburg, nel Kentucky, sorge da meno di un anno, tra mille squilli di trombe mediatiche, il nuovo Creation Museum, lo sfavillante supermuseo di storia naturale - ovvero un museo di storia sovrannaturale - costato 27 milioni di dollari per una previsione di 500.000 visitatori annuali. 160 impiegati, e un cappellano sempre a disposizione del pubblico, dovessero esserci domande o crisi improvvise tra chi ha pagato il biglietto. La base teorica è presto spiegata. Ken Ham, fondatore del gruppo «Answes in Genesis» e patron dell'istituzione, non scende a troppi compromessi: la Genesi è cosa da interpretare alla lettera; e se la lettera in questione contrasta praticamente con tutto il sapere scientifico moderno, significa, chiaro, che la scienza si sbaglia. «Preparatevi a credere!» recita il motto: il Creation Museum vi aprirà finalmente gli occhi.
Gli eroi votati alla dimostrazione che l'Universo, la Terra, gli umani non sono più vecchi di seimila anni - con qualche giorno di differenza gli uni dagli altri, ovviamente; si legga l'incipit dell'unico testo di riferimento e quindi si visiti l'apposito planetarium a sette dollari d'ingresso -, sono tutt'altro che retrogradi. Scientifica pretende di essere l'impostazione, e all'avanguardia sono i monitor, i modellini, le strabilianti ricostruzioni animate e le sale di proiezione con sedili vibranti ed effetti olfattivi. Il punto non è un ritorno all'ordine, ma un passo avanti clamoroso di zoologia, geologia, fisica, astronomia, il tutto al costo di un biglietto. Nessuna predica e nessun attacco. Lo scopo? Fornire prove e controprove per dimostrare scientificamente una serie di dati inoppugnabili: «Secondo gli ultimi dati raccolti» il Gran Canyon è stato creato dal Diluvio Universale; le stelle e i pianeti sono nati dal nulla nell'arco di appena sei giorni; i dinosauri hanno convissuto beatamente con l'uomo, che è sempre stato homo sapiens sapiens e, chiaramente, ha caricato i fratelli rettili a bordo dell'Arca di Noè. Va da sé che Caino, rimasto solo dopo la morte di Abele, sposò sua sorella per generare tutti noi. All'apparenza non tornano i calcoli, ma niente paura: gli esperti vicini ad «Answer in Genesis» forniscono al visitatore tabelle e salti mortali statistici per dimostrare che è tutto possibile. E certo non manca la nobile branca della sociologia: in una sala vengono mostrati in video un adolescente intento a guardarsi le donnine nude su internet, e una ragazza in procinto di avere un aborto. Come ci spiega in modo amorevole la voce guida, entrambi gli atteggiamenti sono dovuti alla convinzione diffusa che il nostro pianeta abbia milioni di anni.
I commenti sul sito www.creationmuseum.org sono semplicemente entusiastici: insegnanti di scuole cristiane ringraziano sentitamente per le verità fornite ai loro studenti in visita. «La Bibbia dice il vero. - ha affermato convintissimo mister Ham - Su questo non vi è alcun dubbio. Chiunque respinga le storie che Dio ci ha raccontato è un completo ignorante». E a quanto pare più di un giornale gli ha dato ragione, elogiando il realismo dei modellini, l'appropriatissima distinzione tra i "fatti" della scienza e le interpretazioni, e la squisita cortesia del direttore del museo ed evitando di domandarsi cosa mai capiranno i bambini, che a scuola imparano che l'Universo ha quattordici miliardi di anni e quindi vengono portati in gita al Creation. Non è una questione di libertà religiosa, né dei mostruosi passi a gambero del pensiero che ormai non fanno più scalpore. Nel Cinquecento umanisti puntuali pretendevano di stabilire l'età della Terra facendo il conto degli anni di vita dei patriarchi; qualcuno riusciva ad arrivare persino all'ora della Creazione. Duecento anni dopo lo studio dei fossili costrinse alla svolta, seimila anni non bastavano. Scriveva Isaac de la Peyrère, teorizzatore dei Predeamiti: «Anche la più piccola parte del passato oltrepassa di gran lunga l'epoca della creazione che comunemente viene fatta coincidere con Adamo». Ed era il 1655. Oggi, a distanza di tre secoli e mezzo, una ricerca Gallupp ha stabilito che almeno una buona metà degli americani ritiene che gli esseri umani non evolvano e siano stati creati così come sono poche migliaia di anni fa. Tant'è.
La vera questione è tutt'altra: il denaro non compra la felicità, ma può comprare la verità? I 27 milioni di finanziamenti raccolti dal Creation Museum non sono messi al servizio di un catechismo o di una blanda associazione religiosa, ma di un istituto coscientemente e programmaticamente mirato alla falsificazione dei dati e a un'opera di disinformazione su larghissima scala. La «Answer in Genesis» non tiene sermoni e non gioca nel campo della fede: è vero, alla fine del percorso di visita si può assistere a un filmino che spiega come il sangue del Cristo abbia lavato il peccato di Adamo (scientificamente, s'intende), ma la vera missione è diffondere "prove", certezze, nozioni, tutte ovviamente manipolate a bella posta.
Il giorno dell'inaugurazione, tra le proteste del mondo accademico e raccolte di firme, tutto ciò che si è potuto fare è stato perciò sorvolare Petersbug con un aereo da turismo munito di un piccolo striscione: «Thou Shalt Not Lie», «Non mentirai», «Non rendere falsa testimonianza». Il comandamento del Signore, lì, troppo in alto tra le nuvole perché un'umanità bambina, nel suo universo di seimila anni, vi possa evidentemente far caso.
Kentucky. avrà 500.000 visitatori annui, 160 impiegati e un cappellano
Il museo creazionista, dove la storia è sprannaturale
di Enrico Buonanno
Il 2009, l'anno mondiale di Charles Darwin, si sta avvicinando con falcate da dinosauro, ma nell'America in cui ben tre candidati repubblicani su dieci hanno affermato di credere al disegno intelligente, le celebrazioni del caso rischiano di essere messe in ombra dall'ultimo stadio evolutivo delle teorie creazioniste. A Petersburg, nel Kentucky, sorge da meno di un anno, tra mille squilli di trombe mediatiche, il nuovo Creation Museum, lo sfavillante supermuseo di storia naturale - ovvero un museo di storia sovrannaturale - costato 27 milioni di dollari per una previsione di 500.000 visitatori annuali. 160 impiegati, e un cappellano sempre a disposizione del pubblico, dovessero esserci domande o crisi improvvise tra chi ha pagato il biglietto. La base teorica è presto spiegata. Ken Ham, fondatore del gruppo «Answes in Genesis» e patron dell'istituzione, non scende a troppi compromessi: la Genesi è cosa da interpretare alla lettera; e se la lettera in questione contrasta praticamente con tutto il sapere scientifico moderno, significa, chiaro, che la scienza si sbaglia. «Preparatevi a credere!» recita il motto: il Creation Museum vi aprirà finalmente gli occhi.
Gli eroi votati alla dimostrazione che l'Universo, la Terra, gli umani non sono più vecchi di seimila anni - con qualche giorno di differenza gli uni dagli altri, ovviamente; si legga l'incipit dell'unico testo di riferimento e quindi si visiti l'apposito planetarium a sette dollari d'ingresso -, sono tutt'altro che retrogradi. Scientifica pretende di essere l'impostazione, e all'avanguardia sono i monitor, i modellini, le strabilianti ricostruzioni animate e le sale di proiezione con sedili vibranti ed effetti olfattivi. Il punto non è un ritorno all'ordine, ma un passo avanti clamoroso di zoologia, geologia, fisica, astronomia, il tutto al costo di un biglietto. Nessuna predica e nessun attacco. Lo scopo? Fornire prove e controprove per dimostrare scientificamente una serie di dati inoppugnabili: «Secondo gli ultimi dati raccolti» il Gran Canyon è stato creato dal Diluvio Universale; le stelle e i pianeti sono nati dal nulla nell'arco di appena sei giorni; i dinosauri hanno convissuto beatamente con l'uomo, che è sempre stato homo sapiens sapiens e, chiaramente, ha caricato i fratelli rettili a bordo dell'Arca di Noè. Va da sé che Caino, rimasto solo dopo la morte di Abele, sposò sua sorella per generare tutti noi. All'apparenza non tornano i calcoli, ma niente paura: gli esperti vicini ad «Answer in Genesis» forniscono al visitatore tabelle e salti mortali statistici per dimostrare che è tutto possibile. E certo non manca la nobile branca della sociologia: in una sala vengono mostrati in video un adolescente intento a guardarsi le donnine nude su internet, e una ragazza in procinto di avere un aborto. Come ci spiega in modo amorevole la voce guida, entrambi gli atteggiamenti sono dovuti alla convinzione diffusa che il nostro pianeta abbia milioni di anni.
I commenti sul sito www.creationmuseum.org sono semplicemente entusiastici: insegnanti di scuole cristiane ringraziano sentitamente per le verità fornite ai loro studenti in visita. «La Bibbia dice il vero. - ha affermato convintissimo mister Ham - Su questo non vi è alcun dubbio. Chiunque respinga le storie che Dio ci ha raccontato è un completo ignorante». E a quanto pare più di un giornale gli ha dato ragione, elogiando il realismo dei modellini, l'appropriatissima distinzione tra i "fatti" della scienza e le interpretazioni, e la squisita cortesia del direttore del museo ed evitando di domandarsi cosa mai capiranno i bambini, che a scuola imparano che l'Universo ha quattordici miliardi di anni e quindi vengono portati in gita al Creation. Non è una questione di libertà religiosa, né dei mostruosi passi a gambero del pensiero che ormai non fanno più scalpore. Nel Cinquecento umanisti puntuali pretendevano di stabilire l'età della Terra facendo il conto degli anni di vita dei patriarchi; qualcuno riusciva ad arrivare persino all'ora della Creazione. Duecento anni dopo lo studio dei fossili costrinse alla svolta, seimila anni non bastavano. Scriveva Isaac de la Peyrère, teorizzatore dei Predeamiti: «Anche la più piccola parte del passato oltrepassa di gran lunga l'epoca della creazione che comunemente viene fatta coincidere con Adamo». Ed era il 1655. Oggi, a distanza di tre secoli e mezzo, una ricerca Gallupp ha stabilito che almeno una buona metà degli americani ritiene che gli esseri umani non evolvano e siano stati creati così come sono poche migliaia di anni fa. Tant'è.
La vera questione è tutt'altra: il denaro non compra la felicità, ma può comprare la verità? I 27 milioni di finanziamenti raccolti dal Creation Museum non sono messi al servizio di un catechismo o di una blanda associazione religiosa, ma di un istituto coscientemente e programmaticamente mirato alla falsificazione dei dati e a un'opera di disinformazione su larghissima scala. La «Answer in Genesis» non tiene sermoni e non gioca nel campo della fede: è vero, alla fine del percorso di visita si può assistere a un filmino che spiega come il sangue del Cristo abbia lavato il peccato di Adamo (scientificamente, s'intende), ma la vera missione è diffondere "prove", certezze, nozioni, tutte ovviamente manipolate a bella posta.
Il giorno dell'inaugurazione, tra le proteste del mondo accademico e raccolte di firme, tutto ciò che si è potuto fare è stato perciò sorvolare Petersbug con un aereo da turismo munito di un piccolo striscione: «Thou Shalt Not Lie», «Non mentirai», «Non rendere falsa testimonianza». Il comandamento del Signore, lì, troppo in alto tra le nuvole perché un'umanità bambina, nel suo universo di seimila anni, vi possa evidentemente far caso.