Credeva nello Stato laico e non si è mai arreso
Il Giorno del 10 febbraio 2009, pag. 5
di Roberto Pazzi
Giuseppe Englaro, detto Beppino, e Joseph Ratzinger, Benedetto XVI. Non , c’è dubbio che sia sorprendente il duello di valori a cui l`Italia ha assistito in questi giorni. Perché il minuto, fragile uomo, che da Udine ha difeso la libertà della figlia Eluana di uscire da un corpo diventato carcere da 17 anni, più passava il tempo più appariva ergersi come eroica icona, opposta a quella del maestoso uomo vestito di bianco che appare alla finestra del palazzo di Roma. Da una parte la maestà della libertà di coscienza, della fedeltà al diritto, secondo una concezione laica dello Stato, che è la casa di tutti e di tutti dev`essere spazio, anche di chi non crede nella Chiesa. Dall`altra la solenne maestà del vicario di Cristo, punto di riferimento di milioni di coscienze cristiane che in buonafede difendono fino agli estremi limiti la vita, nel rifiuto dell`eutanasia. I sondaggi di Mannheimer più recenti hanno rivelato quale immensa forza di trascinamento abbia avuto il piccolo Beppino, col suo esempio di coraggio, col suo sassolino lanciato contro il gigante. Il 47 % a favore della sua decisione di liberare Eluana, il 47 % contrario a quel che stava facendo l`équipe di medici di Udine. Il Paese cresce, non è più a maggioranza cattolica, o comunque non accetta più supinamente che la Chiesa cattolica intervenga in modo così pesante nelle sue decisioni politiche interne. Forse qualcuno in Vaticano si sarà pentito di tanta insistenza e oltranzismo sulla questione? Non possiamo non rimpiangere l`assenza di uomini politici al vertice dello Stato, della saggezza di Alcide De Gasperi, un credente che sapeva contenere le ingerenze della Chiesa, ai tempi di un papa della forte tempra di Pio XII. Nella nostra epoca, le cose di fede sono cose di coscienza individuale, che in quell`ambito vivono e si dibattono. Insistere a volerle tradurre su un piano politico in leggi oggi sortisce l`effetto di danneggiare chi accarezzi il sogno di far rivivere tempi in cui Inquisizione e Indice regolavano la vita pubblica. Ci si lamenta da varie parti che Giuseppe Englaro non abbia in silenzio e senza tanto rumore fatto staccare le macchine che tenevano in vita la figlia. Ma sta qui la grandezza di questo piccolo uomo, aver rifiutato una certa ipocrisia cattolica di questo Paese, e aver fatto della propria battaglia personale una battaglia laica di civiltà, a vantaggio di tutti noi.
Il Giorno del 10 febbraio 2009, pag. 5
di Roberto Pazzi
Giuseppe Englaro, detto Beppino, e Joseph Ratzinger, Benedetto XVI. Non , c’è dubbio che sia sorprendente il duello di valori a cui l`Italia ha assistito in questi giorni. Perché il minuto, fragile uomo, che da Udine ha difeso la libertà della figlia Eluana di uscire da un corpo diventato carcere da 17 anni, più passava il tempo più appariva ergersi come eroica icona, opposta a quella del maestoso uomo vestito di bianco che appare alla finestra del palazzo di Roma. Da una parte la maestà della libertà di coscienza, della fedeltà al diritto, secondo una concezione laica dello Stato, che è la casa di tutti e di tutti dev`essere spazio, anche di chi non crede nella Chiesa. Dall`altra la solenne maestà del vicario di Cristo, punto di riferimento di milioni di coscienze cristiane che in buonafede difendono fino agli estremi limiti la vita, nel rifiuto dell`eutanasia. I sondaggi di Mannheimer più recenti hanno rivelato quale immensa forza di trascinamento abbia avuto il piccolo Beppino, col suo esempio di coraggio, col suo sassolino lanciato contro il gigante. Il 47 % a favore della sua decisione di liberare Eluana, il 47 % contrario a quel che stava facendo l`équipe di medici di Udine. Il Paese cresce, non è più a maggioranza cattolica, o comunque non accetta più supinamente che la Chiesa cattolica intervenga in modo così pesante nelle sue decisioni politiche interne. Forse qualcuno in Vaticano si sarà pentito di tanta insistenza e oltranzismo sulla questione? Non possiamo non rimpiangere l`assenza di uomini politici al vertice dello Stato, della saggezza di Alcide De Gasperi, un credente che sapeva contenere le ingerenze della Chiesa, ai tempi di un papa della forte tempra di Pio XII. Nella nostra epoca, le cose di fede sono cose di coscienza individuale, che in quell`ambito vivono e si dibattono. Insistere a volerle tradurre su un piano politico in leggi oggi sortisce l`effetto di danneggiare chi accarezzi il sogno di far rivivere tempi in cui Inquisizione e Indice regolavano la vita pubblica. Ci si lamenta da varie parti che Giuseppe Englaro non abbia in silenzio e senza tanto rumore fatto staccare le macchine che tenevano in vita la figlia. Ma sta qui la grandezza di questo piccolo uomo, aver rifiutato una certa ipocrisia cattolica di questo Paese, e aver fatto della propria battaglia personale una battaglia laica di civiltà, a vantaggio di tutti noi.