SANTA MARIA DI LEUCA - Un santuario per pregare o un tea -mostro da buttare?
ANDREA Di CONSOLI
Il Riformista 12/02/2009
In Puglia è un vero e proprio business. Parliamo del turismo religioso. Dalla Basilica di San Giovanni Rotondo, dove sono esposte le spoglie di Padre Pio, fino alla Barletta dei Crociati in partenza perla Terra Santa, ogni anno milioni di teo-turisti portano danaro e preghiere nella terra di Lino Banfi e di Carmelo Bene. Ora dovrebbe sorgere un "terzo polo turistico-teologico", esattamente a Santa Maria di Capo Leuca, nel comune di Castrignano del Capo, dove il parroco del Santuario dedicato alla Madonna di Leuca, detta Santissima Maria di Finibus Terrae, ha deciso di ampliare il Santuario, in modo da poter ospitare almeno mille fedeli. Il progetto prevede un Santuario grande quanto la metà di un campo di calcio, e alto 13 metri (costo complessivo previsto in partenza: 7 milioni di euro). Insomma, lì dove le terre italiane finiscono illuminate dalla dolce luce del Faro di Leuca, lì purtroppo sono appena iniziate polemiche feroci su quello che gli ambientalisti, soprattutto quelli atei, hanno già felicemente battezzato come Teomostro. La proposta di ampliamento del Santuario di Leuca ripropone ancora una volta la contrapposizione tra chi difende la storicità del paesaggio culturale e spirituale, e fra chi vuole adattarlo alle nuove esigenze determinate dall`aumento dei flussi turistici, e alle nuove condizioni della contemporaneità.
Una cosa è certa: al parroco di Santa Maria di Leuca, don Giuseppe Stendardo, non fa difetto la dimestichezza con nuove categorie antropologiche e urbanistiche come i "non-luoghi" o i "super-luoghi", punte di diamante della nostra eterna "mutazione" post-pasoliniana.
Il parroco dice, in buona sostanza: questo vecchio e bellissimo
Santuario non riesce a ospitare i troppi fedeli-turisti che ogni anno vengono a visitarlo, e quindi occorre un notevole ampliamento. Gli ambientalisti, soprattutto quelli di Italia nostra, rispondono: il Santuario di Leuca è un patrimonio artistico e spirituale che deve rimanere com`è, ed è assurdo immaginare la costruzione di un altro Santuario più grande, perché deturperebbe un luogo di grande importanza religiosa
e paesaggistica. I politici, ridotti ormai a prudente retroguardia del coraggio, dicono di sì con la bocca semichiusa, ma si nascondono dietro alla "santità" delle leggi, e quindi non hanno una posizione chiara. In campo, perciò, a lottare ferocemente e in piena luce, rimangono i preti modernisti e gli ambientalisti passatisti. In anni in cui le vocazioni sono in calo, e lo stesso numero dei fedeli di Santa Romana Chiesa sembra calare a causa dei rigidi filologismi del Papa tedesco,
è curioso come in Puglia il turismo religioso cresca con numeri
e platee da Woodstock. Al parroco, giustamente, sta a cuore la massa dei fedeli, e quindi mette in secondo piano la purezza del paesaggio storico. Agli ambientalisti e agli intellettuali, invece, interessa soprattutto l`aspetto culturale dei luoghi di culto. Nei Santuari, secondo il parroco, si entra per pregare. Per gli ambientalisti, invece, prima di pregare bisogna guardare, e farsi ammantare dal Bello della Natura e della
Storia. Chi ha ragione? Verrebbe da dire, con una battuta maccheronica: De gustibus in finir terrae. Uno dei principali oppositori del progetto è Edoardo Winspeare, regista di fortunati film-cult come "Pizzicata" e "Sangue vivo". Con la sua associazione "Coppula tisa", che acquista ecomostri per abbatterli, ha subito dichiarato guerra al modernismo di don Giuseppe Stendardo, nonostante sia stato, da ragazzo, frequentatore delle sue messe, come ha dichiarato in un`intervista alla Stampa. Il salentino Piero Manni, direttore della principale casa editrice pugliese, da qualche anno prestato alla politica nelle file di Nichi Vendola, ha le idee chiare e ci dice: «Santa Maria di Leuca, caput mundi, un promontorio su due mari, con panoramica mozzafiato, da passeggiare evitando di calpestare la vegetazione spontanea autoctona; lì un ricco parroco che incautamente si lascia soffiare un bel gruzzolo da un intraprendente consulente e una amministrazione comunale incline alla opere faraoniche (un raccordo stradale aereo lungo alcuni chilometri) e attenta più alla cementificazione che alla valorizzazione dell`ambiente, hanno deciso di imporre 22.000 metri cubi su un estensione di 2.600 metri quadri: una deturpazione irreversibile del paesaggio e della storia e della cultura religiosa.
Buon Dio, perdona loro che non sanno quello che fanno!».
Livio Romano, romanziere di Nardò, già autore di un reportage
narrativo ambientalista, "Porto di mare", dichiara al Riformista: «Evidentemente la Chiesa cattolica, così come a suo tempo la Marina militare per l`affaire della costruzione di una base a Punta Palascia, si sente immune dal rispetto delle regole che faticosamente ci si è dati per tutelare il paesaggio salentino da ulteriori aggressioni. Così come mi inorridivano le opere posticce realizzate per l`arrivo di Papa Ratzinger in giugno scorso (strade asfaltate per un solo senso - quello da cui sarebbe passato il Pontefice - piste di atterraggio costruite su grotte preistoriche, piantumazione di palme californiane morte dopo un mese), adesso sono totalmente contrario a che si costruisca il Teomostro annunciato, e benissimo ha fatto Giovanni Pellegrino a chiedere a gran voce che si mostrino le carte e ci si accerti che l`opera non ricada nel Parco Otranto-Santa Maria di Leuca approvato con legge regionale.
Quello scorcio di Italia affacciato sull`Oriente in particolare e in generale tutta la costa salentina: sono già stati violentati da decenni di scempi edilizi. La gente viene qui perché ci sono ancora tratti di natura e coste incontaminate. Non ci servono casermoni a picco sul mare e teorie immani di torri eoliche alte cento metri a ridosso di come Portoselvaggio. Non servono a noi che ci viviamo (non hanno alcuna ricaduta economica se non per le tasche di chi le costruisce), non servono al turismo, e se pure pochi professionisti da questi affari possono trarci reddito da nababbi per sé e le loro future quattro generazioni: per fortuna esiste ancora una società civile che si organizza e si mobilita e, quasi sempre, alla fine, state tranquilli, vince».
Insomma, nei prossimi mesi la questione dell`ampliamento del
Santuario di Santa Maria di Leuca sarà motivo di battaglia e di polemiche. Vedremo come andrà a finire.
ANDREA Di CONSOLI
Il Riformista 12/02/2009
In Puglia è un vero e proprio business. Parliamo del turismo religioso. Dalla Basilica di San Giovanni Rotondo, dove sono esposte le spoglie di Padre Pio, fino alla Barletta dei Crociati in partenza perla Terra Santa, ogni anno milioni di teo-turisti portano danaro e preghiere nella terra di Lino Banfi e di Carmelo Bene. Ora dovrebbe sorgere un "terzo polo turistico-teologico", esattamente a Santa Maria di Capo Leuca, nel comune di Castrignano del Capo, dove il parroco del Santuario dedicato alla Madonna di Leuca, detta Santissima Maria di Finibus Terrae, ha deciso di ampliare il Santuario, in modo da poter ospitare almeno mille fedeli. Il progetto prevede un Santuario grande quanto la metà di un campo di calcio, e alto 13 metri (costo complessivo previsto in partenza: 7 milioni di euro). Insomma, lì dove le terre italiane finiscono illuminate dalla dolce luce del Faro di Leuca, lì purtroppo sono appena iniziate polemiche feroci su quello che gli ambientalisti, soprattutto quelli atei, hanno già felicemente battezzato come Teomostro. La proposta di ampliamento del Santuario di Leuca ripropone ancora una volta la contrapposizione tra chi difende la storicità del paesaggio culturale e spirituale, e fra chi vuole adattarlo alle nuove esigenze determinate dall`aumento dei flussi turistici, e alle nuove condizioni della contemporaneità.
Una cosa è certa: al parroco di Santa Maria di Leuca, don Giuseppe Stendardo, non fa difetto la dimestichezza con nuove categorie antropologiche e urbanistiche come i "non-luoghi" o i "super-luoghi", punte di diamante della nostra eterna "mutazione" post-pasoliniana.
Il parroco dice, in buona sostanza: questo vecchio e bellissimo
Santuario non riesce a ospitare i troppi fedeli-turisti che ogni anno vengono a visitarlo, e quindi occorre un notevole ampliamento. Gli ambientalisti, soprattutto quelli di Italia nostra, rispondono: il Santuario di Leuca è un patrimonio artistico e spirituale che deve rimanere com`è, ed è assurdo immaginare la costruzione di un altro Santuario più grande, perché deturperebbe un luogo di grande importanza religiosa
e paesaggistica. I politici, ridotti ormai a prudente retroguardia del coraggio, dicono di sì con la bocca semichiusa, ma si nascondono dietro alla "santità" delle leggi, e quindi non hanno una posizione chiara. In campo, perciò, a lottare ferocemente e in piena luce, rimangono i preti modernisti e gli ambientalisti passatisti. In anni in cui le vocazioni sono in calo, e lo stesso numero dei fedeli di Santa Romana Chiesa sembra calare a causa dei rigidi filologismi del Papa tedesco,
è curioso come in Puglia il turismo religioso cresca con numeri
e platee da Woodstock. Al parroco, giustamente, sta a cuore la massa dei fedeli, e quindi mette in secondo piano la purezza del paesaggio storico. Agli ambientalisti e agli intellettuali, invece, interessa soprattutto l`aspetto culturale dei luoghi di culto. Nei Santuari, secondo il parroco, si entra per pregare. Per gli ambientalisti, invece, prima di pregare bisogna guardare, e farsi ammantare dal Bello della Natura e della
Storia. Chi ha ragione? Verrebbe da dire, con una battuta maccheronica: De gustibus in finir terrae. Uno dei principali oppositori del progetto è Edoardo Winspeare, regista di fortunati film-cult come "Pizzicata" e "Sangue vivo". Con la sua associazione "Coppula tisa", che acquista ecomostri per abbatterli, ha subito dichiarato guerra al modernismo di don Giuseppe Stendardo, nonostante sia stato, da ragazzo, frequentatore delle sue messe, come ha dichiarato in un`intervista alla Stampa. Il salentino Piero Manni, direttore della principale casa editrice pugliese, da qualche anno prestato alla politica nelle file di Nichi Vendola, ha le idee chiare e ci dice: «Santa Maria di Leuca, caput mundi, un promontorio su due mari, con panoramica mozzafiato, da passeggiare evitando di calpestare la vegetazione spontanea autoctona; lì un ricco parroco che incautamente si lascia soffiare un bel gruzzolo da un intraprendente consulente e una amministrazione comunale incline alla opere faraoniche (un raccordo stradale aereo lungo alcuni chilometri) e attenta più alla cementificazione che alla valorizzazione dell`ambiente, hanno deciso di imporre 22.000 metri cubi su un estensione di 2.600 metri quadri: una deturpazione irreversibile del paesaggio e della storia e della cultura religiosa.
Buon Dio, perdona loro che non sanno quello che fanno!».
Livio Romano, romanziere di Nardò, già autore di un reportage
narrativo ambientalista, "Porto di mare", dichiara al Riformista: «Evidentemente la Chiesa cattolica, così come a suo tempo la Marina militare per l`affaire della costruzione di una base a Punta Palascia, si sente immune dal rispetto delle regole che faticosamente ci si è dati per tutelare il paesaggio salentino da ulteriori aggressioni. Così come mi inorridivano le opere posticce realizzate per l`arrivo di Papa Ratzinger in giugno scorso (strade asfaltate per un solo senso - quello da cui sarebbe passato il Pontefice - piste di atterraggio costruite su grotte preistoriche, piantumazione di palme californiane morte dopo un mese), adesso sono totalmente contrario a che si costruisca il Teomostro annunciato, e benissimo ha fatto Giovanni Pellegrino a chiedere a gran voce che si mostrino le carte e ci si accerti che l`opera non ricada nel Parco Otranto-Santa Maria di Leuca approvato con legge regionale.
Quello scorcio di Italia affacciato sull`Oriente in particolare e in generale tutta la costa salentina: sono già stati violentati da decenni di scempi edilizi. La gente viene qui perché ci sono ancora tratti di natura e coste incontaminate. Non ci servono casermoni a picco sul mare e teorie immani di torri eoliche alte cento metri a ridosso di come Portoselvaggio. Non servono a noi che ci viviamo (non hanno alcuna ricaduta economica se non per le tasche di chi le costruisce), non servono al turismo, e se pure pochi professionisti da questi affari possono trarci reddito da nababbi per sé e le loro future quattro generazioni: per fortuna esiste ancora una società civile che si organizza e si mobilita e, quasi sempre, alla fine, state tranquilli, vince».
Insomma, nei prossimi mesi la questione dell`ampliamento del
Santuario di Santa Maria di Leuca sarà motivo di battaglia e di polemiche. Vedremo come andrà a finire.