l’Unità 14.2.09
Laicità, tutte le parole per ritrovarla
di Bruno Gravagnuolo
Inutile girarci attorno. L’Italia è un paese a sovranità limitata. Non in chiave geopolitica, ovviamente, almeno da quando la divisione in blocchi è crollata. Semmai dall’interno, dall’intimo della sua costituzione formale. Limitata com’è da un Concordato - e non già da un semplice Trattato con la Chiesa Romana - che pone argini al dispiegarsi pieno delle sue prerogative sovrane. E stante che quel Concordato implica uno Stato sovrano - la Chiesa - dentro un altro stato, quello italiano. Con tutte le conseguenze del caso, di costume e giuridiche. E che comportano molti vulnera all’eguaglianza religiosa dei cittadini e all’universalismo dei diritti.
Sono verità non smentibili, corroborate da un lunga storia. Pacifiche per il senso comune e per la dottrina, e nondimeno niente affatto pacifiche e innocue, specie quando il paradosso delle «due sovranità» riesplode in modo plateale come oggi. Dai Pacs al testamento biologico negato. Allorché una destra di conio illiberale vecchio e nuovo - opposta alla destra storica - e cioè la nostra destra di governo, sceglie di cavalcare quel paradosso. Per riscrivere di fatto (e di diritto) l’equilibrio delle due sovranità: tutto a vantaggio del lato religioso.
È questa la riflessione centrale a cui ci induce un libro agile e svelto, ma ben documentato, che va in questi giorni in libreria: Da aborto a Zapatero. Un vocabolario laico (Laterza, pagine 205, euro, 15,00). Scritto da Vladimiro Polchi, un giornalista classe 1973, che scrive di politica e cronaca su Repubblica, coautore con Corrado Augias di Aldo Moro, una tragedia italiana (Roma 2007) e versato in drammaturgia storiografica. Come indica il titolo, è un glossario fatto di 63 lemmi, da quelli più concreti di bioetica a quelli più astratti e di dottrina (ma oltre a Teodicea e Guerra, passando per Embrione e Eutanasia, non mancano poi Ici, Opus dei, Otto per Mille, etc.). Il tutto a formare un prontuario laico. Attraverso il quale è possibile formarsi un’idea dei punti più controversi nella disputa «laicità e suo contrario». E anche ripercorrerne la storia minuta, inevitabilmente intrecciata al contesto italiano, dominata da quella che Antonio Gramsci definiva la «Quistione Vaticana». Quanto a storia intanto, storia recente, una prima e proficua indicazione ci viene dalla bella prefazione di Miriam Mafai al Vocabolario. Che ci ricorda come la grande spinta emancipazionista, apertasi in Italia negli ani 70, e culminata con la vittoria sull’aborto nel 1978, sia stata ricacciata indietro già a partire dagli anni 80 (anni edonistici e rampanti. A proposito di paradossi!). Quando, dopo il Nuovo Concordato di Craxi - blanda riforma che cancella l’idea della «religione di stato» ma non del tutto - Giovani Paolo II spegne sul nascere la possibilità di regolamentare civilmente le unioni di fatto.
Da allora - e il Vocabolario stesso in molte sue voci lo richiama - si afferma esplicitamente un principio che neanche negli anni più aspri del dopoguerra e nemmeno nel ventennio era stato teorizzato apertamente: la vera Grund Norm dello stato italiano è la legge naturale coincidente con la legge cristiana. La Chiesa romana in altri termini, riconosce certo la laicità come autonoma sfera dell’agire politico. Ma la assume appunto come sfera distinta e sotto-ordinata. Autonoma sì, ma non sovrana e rispondente alle regole della sovranità secolare. Di fatto quindi eteronoma, e priva di autonoma potestas.
È una rivoluzione teologica all’indietro, che fa saltare il fragile equilibrio tra le due sfere, raggiunto con fatica lungo il dopoguerra e codificato - benché con le contraddizioni del Concordato all’art. 7 - nella carta Costituzionale. E la contronovità via via si aggrava. Non solo per i problemi mondiali legati all’irruzione del conflitto identitario e religioso, dove la teologia planetaria della Chiesa reclama il suo ruolo di tutela globale. Si aggrava perché che salta la cultura sociale del cattolicesimo italiano, argine laico e di massa alle pressioni della Chiesa. Dopo il crollo infatti del popolarismo dc, il cattolicesimo politico è immediatamente esposto al richiamo Vaticano, che ai cattolici si riferisce uti singoli e non come forza politica autonoma. A questo punto è la nuova destra che salta in groppa al fondamento religioso, con un mix di decisionismo e integralismo (cinico e all’italiana). E la sinistra? Incerta anch’essa sul suo laicismo ed ecumenicamente dialogante, dinanzi a un Papa che reputa il dialogo inamissibile e fomite di Relativismo. Perciò consigliamo a questa sinistra la lettura del Vocabolario di Fochi. Contiene molte vitamine per la sua smorta identità.
Laicità, tutte le parole per ritrovarla
di Bruno Gravagnuolo
Inutile girarci attorno. L’Italia è un paese a sovranità limitata. Non in chiave geopolitica, ovviamente, almeno da quando la divisione in blocchi è crollata. Semmai dall’interno, dall’intimo della sua costituzione formale. Limitata com’è da un Concordato - e non già da un semplice Trattato con la Chiesa Romana - che pone argini al dispiegarsi pieno delle sue prerogative sovrane. E stante che quel Concordato implica uno Stato sovrano - la Chiesa - dentro un altro stato, quello italiano. Con tutte le conseguenze del caso, di costume e giuridiche. E che comportano molti vulnera all’eguaglianza religiosa dei cittadini e all’universalismo dei diritti.
Sono verità non smentibili, corroborate da un lunga storia. Pacifiche per il senso comune e per la dottrina, e nondimeno niente affatto pacifiche e innocue, specie quando il paradosso delle «due sovranità» riesplode in modo plateale come oggi. Dai Pacs al testamento biologico negato. Allorché una destra di conio illiberale vecchio e nuovo - opposta alla destra storica - e cioè la nostra destra di governo, sceglie di cavalcare quel paradosso. Per riscrivere di fatto (e di diritto) l’equilibrio delle due sovranità: tutto a vantaggio del lato religioso.
È questa la riflessione centrale a cui ci induce un libro agile e svelto, ma ben documentato, che va in questi giorni in libreria: Da aborto a Zapatero. Un vocabolario laico (Laterza, pagine 205, euro, 15,00). Scritto da Vladimiro Polchi, un giornalista classe 1973, che scrive di politica e cronaca su Repubblica, coautore con Corrado Augias di Aldo Moro, una tragedia italiana (Roma 2007) e versato in drammaturgia storiografica. Come indica il titolo, è un glossario fatto di 63 lemmi, da quelli più concreti di bioetica a quelli più astratti e di dottrina (ma oltre a Teodicea e Guerra, passando per Embrione e Eutanasia, non mancano poi Ici, Opus dei, Otto per Mille, etc.). Il tutto a formare un prontuario laico. Attraverso il quale è possibile formarsi un’idea dei punti più controversi nella disputa «laicità e suo contrario». E anche ripercorrerne la storia minuta, inevitabilmente intrecciata al contesto italiano, dominata da quella che Antonio Gramsci definiva la «Quistione Vaticana». Quanto a storia intanto, storia recente, una prima e proficua indicazione ci viene dalla bella prefazione di Miriam Mafai al Vocabolario. Che ci ricorda come la grande spinta emancipazionista, apertasi in Italia negli ani 70, e culminata con la vittoria sull’aborto nel 1978, sia stata ricacciata indietro già a partire dagli anni 80 (anni edonistici e rampanti. A proposito di paradossi!). Quando, dopo il Nuovo Concordato di Craxi - blanda riforma che cancella l’idea della «religione di stato» ma non del tutto - Giovani Paolo II spegne sul nascere la possibilità di regolamentare civilmente le unioni di fatto.
Da allora - e il Vocabolario stesso in molte sue voci lo richiama - si afferma esplicitamente un principio che neanche negli anni più aspri del dopoguerra e nemmeno nel ventennio era stato teorizzato apertamente: la vera Grund Norm dello stato italiano è la legge naturale coincidente con la legge cristiana. La Chiesa romana in altri termini, riconosce certo la laicità come autonoma sfera dell’agire politico. Ma la assume appunto come sfera distinta e sotto-ordinata. Autonoma sì, ma non sovrana e rispondente alle regole della sovranità secolare. Di fatto quindi eteronoma, e priva di autonoma potestas.
È una rivoluzione teologica all’indietro, che fa saltare il fragile equilibrio tra le due sfere, raggiunto con fatica lungo il dopoguerra e codificato - benché con le contraddizioni del Concordato all’art. 7 - nella carta Costituzionale. E la contronovità via via si aggrava. Non solo per i problemi mondiali legati all’irruzione del conflitto identitario e religioso, dove la teologia planetaria della Chiesa reclama il suo ruolo di tutela globale. Si aggrava perché che salta la cultura sociale del cattolicesimo italiano, argine laico e di massa alle pressioni della Chiesa. Dopo il crollo infatti del popolarismo dc, il cattolicesimo politico è immediatamente esposto al richiamo Vaticano, che ai cattolici si riferisce uti singoli e non come forza politica autonoma. A questo punto è la nuova destra che salta in groppa al fondamento religioso, con un mix di decisionismo e integralismo (cinico e all’italiana). E la sinistra? Incerta anch’essa sul suo laicismo ed ecumenicamente dialogante, dinanzi a un Papa che reputa il dialogo inamissibile e fomite di Relativismo. Perciò consigliamo a questa sinistra la lettura del Vocabolario di Fochi. Contiene molte vitamine per la sua smorta identità.