martedì 10 febbraio 2009

Patti Lateranensi. Quell’antico dissidio tra Chiesa e Stato

La Repubblica 10.2.09
Patti Lateranensi. Quell’antico dissidio tra Chiesa e Stato
di Agostino Giovagnoli

Dall´84 a oggi sono cresciute nuove problematiche dalla fecondazione all´omosessualità
Ottant´anni fa Mussolini firmava il Concordato Venticinque anni fa Craxi ne sottoscrisse la revisione. Ma la questione è aperta
Ma ora non ci sono più le grandi contrapposizioni ottocentesche
La storia della laicità è stata segnata anche dal dialogo e da comprensione

Ottant´anni fa, l´11 febbraio 1929, Mussolini e Gasparri firmarono i Patti Lateranensi: Concordato, Trattato e Convenzione finanziaria. Venticinque anni fa, il 18 febbraio 1984 Craxi e Casaroli sottoscrissero la revisione di uno di quei Patti, il Concordato. Entrambi questi eventi si inseriscono in una tradizione conflittuale di rapporti tra Stato e Chiesa iniziata con il Risorgimento, che lo strumento pattizio, applicato in modo non sempre perfetto, ha cercato di contenere e che il principio di laicità, inteso in senso sempre più ampio, ha cercato di risolvere. La conflittualità che gli accordi del 1929 e del 1984 hanno cercato di regolamentare appare ormai lontana, ma il principio di laicità non pare oggi godere di ottima salute: tensioni e problemi, infatti, sembrano tornati ad emergere.
L´antico dissidio risorgimentale tra Chiesa e Stato fu risolto quando ormai quella problematica appariva superata: nel 1929 non c´erano più un papa che rivendicasse il potere temporale della Chiesa e un´élite liberale preoccupata di affermare la sua identità. All´ordine del giorno non c´erano più neanche i grandi contrasti legati alle proprietà ecclesiastiche, al passaggio dell´insegnamento nelle mani dello Stato o alle Opere pie che, in precedenza, avevano caricato di un concreto spessore materiale il conflitto tra Chiesa e Stato. Con il nuovo secolo, invece, erano emersi altri problemi: il Novecento è stato il secolo delle masse e, anche tra Stato e Chiesa, principale oggetto del contendere è diventato l´influenza dell´uno o dell´altra sulle masse. Nel ´29, perciò, l´attenzione si concentrò sul Concordato, con le opposte speranze di "cattolicizzare" la società italiana o di "fascistizzarla". Tra i cattolici, solo pochi, come De Gasperi, avvertirono che per conquistare davvero le masse si doveva procedere democraticamente dal basso e non autoritariamente dall´alto: è la strada poi imboccata dall´Italia post-bellica, attraverso il confronto tra partiti di massa espressivi delle principali tradizioni italiane, compresa quella cattolica.
Era inevitabile che i retaggi autoritari e fascisti presenti nei Patti Lateranensi, recepiti dalla Costituzione repubblicana � con il decisivo apporto di Togliatti - per non riaprire antichi conflitti, apparissero sempre più inaccettabili alla crescente sensibilità democratica della società italiana e, nel 1967, anche i partiti di governo � tranne i socialisti - auspicarono una revisione del Concordato. Da allora, però, sono passati ben diciassette anni prima dell´accordo di Villa Madama del 1984, perché i rapporti tra Stato e Chiesa erano entrati, in modo imprevisto, dentro una nuova fase. L´iter di revisione del Concordato fu prima fermato dalla vicenda del divorzio e poi rallentato da quella dell´aborto, da problematiche cioè che riguardano più la vita individuale che quella collettiva, più le scelte personali che quelle politiche. Nel 1984, i grandi partiti di massa � questa volta con un decisivo impulso socialista � si mostrarono ancora abbastanza forti da varare un nuovo Concordato, ma ormai troppo lontani dall´evoluzione della società italiana per affrontare i problemi nuovi che stavano emergendo. Nel 1989, la Corte costituzionale esplicitò la filosofia di quell´accordo elevando la laicità a "principio supremo" della Costituzione, ma, come intuì già allora Pietro Scoppola, il nuovo Concordato chiudeva vecchie questioni senza affrontare le nuove, sempre più difficili da risolvere applicando il principio di laicità in modo tradizionale.
Nei vent´anni successivi, l´Italia ha goduto, almeno apparentemente, di una pace religiosa senza precedenti, ma dal 1984 ad oggi � mentre scomparivano dalla scena i partiti che avevano sostenuto la revisione - sono cresciute prima silenziosamente e poi rumorosamente nuove problematiche, come quelle della fecondazione assistita, dell´atteggiamento verso l´omosessualità, della liceità dell´eutanasia. Negli ultimi anni, da una parte, le prese di posizioni della Chiesa su queste tematiche sono state respinte come insopportabile ingerenza nella vita pubblica, dall´altra i tentativi di contrastarle giudicate inaccettabili limitazioni della libertà di espressione. E´ sembrato così di tornare ad una conflittualità tra Chiesa e Stato che molti consideravano ormai esaurita ma, a ben vedere, non si tratta propriamente di un conflitto tra Chiesa e Stato, almeno in termini tradizionali: non ci sono più, infatti, le grandi contrapposizioni ottocentesche tra due istituzioni o la dura concorrenza novecentesca per influire sulle masse.
Le discussioni riguardano oggi soprattutto questioni etiche, rapporti tra scienza e fede o, persino, concezioni filosofiche e, cioè, problematiche culturali, nel senso ampio del termine, piuttosto che questioni giuridiche, controversie economiche, conflitti politici, anche se pure su questi terreni riemergono talvolta questioni irrisolte. Sono cambiati i soggetti, i temi e i fini del confronto: anche se le persone sono le stesse, più che una contrapposizione tra detentori del potere ecclesiastico e di quello statuale, prevale la discussione tra autorità morali, gruppi sociali, élites intellettuali, individui comuni; l´oggetto del contendere riguarda spesso problemi senza spessore materiale ma di grande rilievo simbolico; i fini su cui ci si divide non toccano più gli interessi della Chiesa e dello Stato ma i comportamenti concreti dei singoli cittadini e così via. E´ il caso, per ricordare l´esempio più noto, della discussione sul valore della vita e sulle sue implicazioni.
Si tratta di un radicale mutamento che rende impossibile affrontare i conflitti in modo tradizionale, attraverso strumenti giuridici come i concordati o ricorrendo al principio di laicità. Sul tema della laicità, negli ultimi tempi sono stati scritti in Italia decine di libri e centinaia di articoli, i cui autori mostrano di sapere di che cosa stanno parlando, ma definire esattamente che cos´è la laicità sta diventando sempre più difficile. Questo principio è nato e si è sviluppato sul terreno dei conflitti istituzionali, intorno all´incompetenza dello Stato in materia religiosa, per sancirne la neutralità nei conflitti, anzitutto, tra Chiese cristiane e, poi, tra movimenti ideologici e formazioni politiche. Oggi, invece, molte discussioni riguardano altre questioni, legate ad un diverso rapporto tra valori religiosi e orientamenti culturali, tra principi etici e comportamenti pratici.
Non si tratta di una questione solo italiana né solo occidentale. In un libro recente (La Sainte Ignorance. Le temps de la religion sans culture, Edition du Seuil), Olivier Roy ha spiegato le attuali difficoltà del principio di laicità, in una Francia sempre più multiculturale, multietnica e multireligiosa, con una tesi originale: sarebbe oggi in atto una crescente divaricazione tra cristianesimo e mondo occidentale, tra Islam e mondo arabo, tra induismo o buddismo e mondo asiatico ecc. La contemporanea diffusione del fondamentalismo e di forme di secolarizzazione sempre più radicali, cioè, rientrerebbe in una più generale tendenza alla divaricazione tra le strade dei credenti e quelle dei non credenti. La storia della laicità, com´è noto, non è stata solo segnata da duri scontri e da dure contrapposizioni, ma anche dal dialogo e da una crescente capacità di comprensione reciproca. Se oggi il dialogo tra credenti e non credenti si interrompe, entrambi rischiano un progressivo impoverimento e, soprattutto, lo rischia tutta la società.