domenica 18 luglio 2010

Arcus preme sulla Curia per la consegna dei lavori

Arcus preme sulla Curia per la consegna dei lavori
di Marco Lillo e Marco Occhipinti
“Il Fatto Quotidiano”, 1° lug. 2010

DOPO LA MOSSA DELLA CORTE DEI CONTI CHE CHIEDE INDIETRO I 5 MILIONI STANZIATI PER PROPAGANDA FIDE

Forse è la volta buona? La pinacoteca nel palazzo di Propaganda Fide in Piazza di Spagna, pagata con i soldi degli italiani, sarà davvero realizzata e aperta al pubblico? Ettore Pietrabissa, il direttore generale di Arcus, la società di proprietà pubblica che finanzia l’arte, giura di sì. E stavolta ha un interesse personale a mantenere la promessa. Lunedì 21 giugno Pietrabissa si era presentato negli uffici di piazza di Spagna della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e, dopo aver fatto un giro con monsignor Ermes Viale, responsabile amministrativo di Propaganda Fide, ha detto al prelato: “Stavolta la Congregazione deve rispettare i tempi e consegnare tutto entro il 31 ottobre del 2010 perché questa cosa mi sta esplodendo addosso”. Pietrabissa è stato un buon profeta: la Corte dei Conti gli ha appena spedito una contestazione per quel contributo. Così, dopo la procura di Perugia e dopo le inchieste giornalistiche del Fatto Quotidiano, anche la magistratura contabile ha scoperto che qualcosa non va nel finanziamento di 4,5 milioni di euro già incassato da Propaganda Fide per la “pinacoteca fantasma” di piazza di Spagna. Il viceprocuratore di Roma Bruno Tridico ha firmato l'invito a dedurre (mediante il quale si formalizzano le accuse nel giudizio contabile) e ha chiesto ai funzionari di Arcus di motivare i loro atti oppure di restituire i soldi elargiti con tanta generosità alla Curia. Il finanziamento era già finito nel mirino dei pm di Perugia Alessia Tavernesi e Sergio Sottani che hanno iscritto nel registro degli indagati il cardinale Crescenzio Sepe, allora prefetto della congregazione, e l’ex ministro Pietro Lunardi. Ora la Corte dei Conti punta a recuperare i soldi chiedendoli direttamente a chi doveva controllarne il buon utilizzo.

La storia è nota: nel 2005 il ministero dei beni culturali e quello delle infrastrutture allora guidato proprio da Lunardi stanziano 5 milioni di euro per restaurare la sede della Congregazione e aprirne una al pubblico realizzando una pinacoteca. Il finanziamento è diviso in due tranche uguali. L'intero contributo del 2005 e ben due milioni sui 2,5 milioni del 2006 sono stati pagati dalla società pubblica Arcus senza battere ciglio nonostante della pinacoteca aperta al pubblico non vi fosse l'ombra. “L'unica colpa che ammetto è quella di avere permesso un ritardo a Propaganda Fide senza revocare il contributo”, spiega Ettore Pietrabissa, il direttore generale di Arcus al Fatto, “ma ero di fronte a un bivio: se avessi revocato il finanziamento, ne sarebbe nata una vertenza e addio pinacoteca. Avevo spiegato tutto il 9 giugno al procuratore Tridico e pensavo di averlo convinto. Evidentemente non è così. Mi sento come Alberto Sordi in 'detenuto in attesa di giudizio' ma spero di riuscire a dimostrare di avere operato nel giusto”.

Due settimane fa il procuratore Tridico ha firmato l'invito a dedurre contro Pietrabissa e contro il direttore amministrativo Gianluca Colabove e la responsabile del progetto Francesca Nannelli, della quale Il Fatto Quotidiano si era già occupato svelando che era ed è inquilina di Propaganda Fide. Pietrabissa la difende: “paga 1700 euro, non mi pare possibile ipotizzare uno scambio tra queste due situazioni anche perché sono io che decidevo tutto. La pratica è finita a lei per puro caso”. La procura di Perugia si concentra su Lunardi e il cardinale Sepe. L'ipotesi dei pm perugini è che l'elargizione del contributo a Propaganda Fide sia collegata alla svendita di un palazzo alla famiglia del ministro Lunardi per soli 3 milioni di euro mentre lo stabile, ubicato nel centro storico di Roma, ne valeva più del doppio. Ora si muove addirittura la Procura contabile che ritiene illegittima la concessione del finanziamento, rafforzando così l'ipotesi di accusa dei pm umbri.

Per dare un senso all'elargizione dei fondi pubblici di Arcus a uno Stato estero, il contributo fu collegato nel decreto interministeriale del luglio 2005 all'apertura al pubblico di una pinacoteca che sarebbe stata costruita da Propaganda Fide. In tal modo si giustificava anche l'intervento di Arcus, una società nata per promuovere la cultura degli italiani e non per ristrutturare le fondamenta dei palazzi Vaticani. Ora, con qualche anno di ritardo, la Corte dei Conti si sveglia e scopre il giochino: Arcus secondo il procuratore Tridico si sarebbe accollata «lavori che in realtà erano già stati effettuati». Non solo: come già avevamo spiegato negli articoli dei giorni scorsi su Il Fatto Quotidiano, la società pubblica (che pure era tenuta a fare il monitoraggio e a revocare il finanziamento in caso di inadempimento) non ha preteso secondo la Procura della Corte dei Conti «il rispetto dei termini».
Il punto di contatto tra l'inchiesta della Procura della Corte dei Conti e quella dei pm di Perugia è il ruolo di Lunardi. Secondo i magistrati contabili, «con nota del 21 ottobre 2005 il capo di gabinetto del ministro Lunardi segnalava per un esame prioritario in vista dell’imminente riunione del Cda di Arcus alcuni progetti, tra i quali quello in questione. E il direttore generale di Arcus, in sede di audizione personale, evidenzia la non frequente prassi seguita nell’occasione dal ministero. Tra gli atti c’è anche un’altra nota del 31 gennaio 2006 del direttore centrale Carolina Botti dalla quale si evince l’interessamento diretto del ministro Lunardi alle convenzioni firmate, tra le quali quelle in esame».