giovedì 8 luglio 2010

L’ammissione del Vaticano «Errori da Propaganda Fide»

L’ammissione del Vaticano «Errori da Propaganda Fide»
Gian Guido Vecchi
29 giu 2010 Corriere Della Sera

Lunga nota a difesa dell’istituto coinvolto nell’inchiesta Grandi eventi
«In passato valutazioni sbagliate. Ma tante opere di carità»

CITTÀ DEL VATICANO — Propaganda Fide sostiene missioni e opere di carità nelle zone più povere della Terra, e tra l’altro lo fa «con costi di gestione di gran lunga inferiori a qualsiasi organizzazione internazionale impegnata nel campo della cooperazione». Per questo deve far fruttare il suo patrimonio, un compito «impegnativo e complesso» che «si deve avvalere della consulenza di persone esperte sotto diversi profili professionali» e che «come tutte le operazioni finanziarie, può essere esposto anche ad errori di valutazione e alle fluttuazioni del mercato internazionale».
Indagato Il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe è accusato di corruzione per il periodo in cui era a capo di Propaganda Fide. Nega ogni addebito

Il linguaggio è studiato ma il concetto è chiaro: in una lunga nota ufficiale, la Santa Sede è intervenuta a difendere il buon nome della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli dopo l’avviso di garanzia per corruzione inviato al cardinale Crescenzio Sepe, che guidò il dicastero dal 2001 al 2006, per l’inchiesta sulla «cricca» degli appalti. E a «tutela della buona fama» di Propaganda Fide ha ammesso che sì, ci possono essere stati «errori di valutazione» commessi però da singole persone: purché sia chiaro che, «a testimonianza dello sforzo per una corretta gestione amministrativa e della crescente generosità dei cattolici, il patrimonio ha continuato ad incrementarsi». Il dicastero, come insistevano fin dall’inizio Oltretevere, non sperpera insomma le sue risorse né «fa affari», e le «eventuali responsabilità sono personali».

La Santa Sede non dice, ovviamente, se gli «errori di valutazione» possano essere quelli dei consulenti o di chi li ha scelti. Il cardinale Sepe non è nominato, il Vaticano gli ha già espresso «stima e solidarietà» e insieme ne ha accolto con gelo l’autodifesa che sembrava rimandare la questione Oltretevere, parlando di bilanci «puntualmente approvati». Comunque sia, per il Vaticano l’essenziale è tenere fuori Propaganda Fide, anche perché ne va delle offerte dei fedeli: «Essa ha meritato e merita il sostegno di tutti i cattolici e di quanti hanno a cuore il bene dell’uomo», si dice. Così ora è una nota ufficiale, voluta da Benedetto XVI, a mettere in chiaro le cose. L’interrogatorio di Sepe sembrava imminente e ancora non c’è stato, i tempi della giustizia sono quelli che sono, e invece si trattava di risolvere la faccenda al più presto. Spiegare che il dicastero sostiene oltre un terzo delle diocesi e circoscrizioni della Terra (1.077 su 2883) e quindi missioni, università e collegi, scuole e corsi di «alfabetizzazione», ospedali e varie strutture sanitarie «in particolare a favore dell’infanzia» e «in regioni tra le più povere della Terra», dall’Africa all’Asia.

Il tutto sostenuto dalla «colletta per la giornata missionaria mondiale» e «dai redditi del proprio patrimonio finanziario e immobiliare» che si è formato, a sua volta, grazie a «numerose donazioni di benefattori di ogni ceto». Ma non basta: la Santa Sede, chiarito che il patrimonio «ha continuato a incrementarsi», aggiunge che «nel corso degli ultimi anni si è progressivamente fatta strada la consapevolez zadimigliorarnela redditività». E quindi «sono state istituite strutture e procedure tese a garantire una gestione professionale e in linea con gli standard più avanzati». Il cardinale Tarcisio Bertone, del resto, ha voluto in queste settimane vedere tutte le carte, il Papa e il suo segretario di Stato vogliono controlli sempre maggiori. Una garanzia, anzitutto, per i fedeli. La posta in gioco è enorme: «Si intende richiamare a tutti l’identità, il valore e il profondo significato di un’istituzione vitale per la Santa Sede e per l’intera Chiesa cattolica».