domenica 11 luglio 2010

BELGIO, DENUNCIATI ALTRI 300 CASI DI PEDOFILIA

BELGIO, DENUNCIATI ALTRI 300 CASI DI PEDOFILIA

Il Giornale del 5 luglio 2010

Bruxelles Sulla Chiesa «sgretolata» dai casi di pedofilia continua a scatenarsi la bufera. E così mentre la magistratura si prepara a interrogare il cardinale Godfried Danneels, ex primate del Belgio, il ministro della giustizia belga Stefaan De Clerck, chiede ora, (come hanno fatto anche gli americani) che a risarcire le vittime sia il Vaticano. «La chiesa belga deve prendere iniziative per incontrare le vittime degli abusi sessuali commessi da preti e per risarcirle in modo adeguato, pagando essa stessa compensazioni economiche», ha detto De Clerck. Il risarcimento «potrebbe essere un indennizzo pecuniario, ma la Chiesa dovrebbe studiare caso per caso il modo migliore per fare ottenere alle vittime una compensazione», ha spiegato il Guardasigilli al quotidiano fiammingo Het Nieuwsblad. Il ministro ha spiegato che la grande maggioranza dei 475 dossier sequestrati durante le perquisizioni compiute il 24 giugno scorso negli uffici della commissione Adriaenssens, creata nell'ambito della Chiesa per indagare sui casi di violenze, riguarda fatti che risalgono a 30, 40 e anche 50 anni fa e che quindi non possono essere perseguiti dalla giustizia in quanto reati prescritti. Secondo De Clerck è la Chiesa che dovrebbe assumere l'iniziativa di andare incontro alle vittime: «Se non è possibile applicare la giustizia, la Chiesa deve allora riconoscere le vittime, testimoniare loro rispetto e confessare gli errori commessi», suggerisce. «Ciò può essere fatto in modi diversi: con la punizione dei preti colpevoli, il loro licenziamento, il versamento di una indennità alla vittima. Ogni caso deve essere studiato per trovare la forma migliore di compensazione», afferma il ministro. «Gli abusi sessuali su bambini non potranno mai essere risarciti, ma un'indennità rileva De Clerck - potrà favorire il processo di riparazione» per il danno subito. Durante il blitz della polizia belga del 24 giugno scorso all'arcivescovado di Bruxelles e Malines fu perquisita anche l'abitazione del cardinale Danneels. All'ex primate della Chiesa belga fu sequestrato il computer che è ancora al vaglio dei periti informatici. Danneels sarebbe chiamato in causa soprattutto per il caso di abuso di un minore da parte del vescovo di Bruges, Roger Vangheluwe. Alla guida della Chiesa del Belgio dal 1979 al 2009, il cardinale ha sempre smentito di essere stato al corrente delle violenze commesse negli anni'90 da Vangheluwe, dimessosi poi in aprile dopo avere ammesso le proprie colpe. A incolpare Danneels di «complicità e omertà» è pero un prete fiammingo oggi in pensione, il curato di Buizingen, Rik Devillè, uno dei promotori in Belgio del «Gruppo di lavoro sui diritti dell'uomo nella Chiesa». Secondo Devillè - che chiede di istituire una commissione d'inchiesta nazionale e indipendente sullo scandalo pedofilia nella chiesa belga - tra il 1992 e il 1998 circa 300 denunce di abusi sessuali commessi da preti sarebbero state inviate all'arcivescovado, ma di queste solo una quindicina hanno avuto un seguito, quasi mai giudiziario. Secondo Devillè, non solo i preti coinvolti non sono stati sanzionati ma le vittime sono state costrette a subire processi per calunnia e diffamazione. Tra le denunce ignorate, secondo lui, c'erano anche quelle riguardanti Vangheluwe. Il portavoce del cardinale Danneels ha dichiarato nelle scorse settimane che l'ex primate «non si ricorda affatto di queste denunce» e che «sarebbe certamente intervenuto» se avesse ricevuto denunce riguardanti Vangheluwe. Ultima notizia. Tanto per rimanere nel torbido adesso sono arrivate anche minacce di morte a testimoni e a magistrati coinvolti nell'inchiesta.