l’Unità 29.6.10
La Corte Suprema americana ignora il ricorso della Santa Sede sugli abusi in Oregon
In Belgio si dimette la commissione interna della Chiesa dopo la polemica sulle perquisizioni
Usa, via libera a processi contro il Vaticano per la pedofilia
di Marco Mongiello
I giudici costituzionali americani hanno deciso di non prendere in considerazione il ricorso del Vaticano che invocava l’immunità. Si apre così la strada ad azioni legali contro i preti accusati di pedofilia.
Il Vaticano può essere processato per la questione pedofilia. È questo il verdetto dei giudici americani che, dopo i guai con la giustizia belga, hanno assestato un altro duro colpo alla Chiesa cattolica.
La Corte Suprema Usa ha deciso di non prendre in esame il ricorso della Santa Sede, che aveva invocato il diritto all'immunità degli Stati Sovrani nel processo contro Andrew Ronan, un prete irlandese responsabile di diversi abusi su minori e ormai deceduto. Così ha rinviato ogni decisione al tribunale dell’Oregon.
IL TRASFERIMENTO
Il Vaticano è considerato civilmente responsabile perché, nonostante fosse a conoscenza delle accuse, si è limitato a trasferire il prete dall'Irlanda a Chicago e poi a Portland, nell'Oregon. Proprio qui, nel 1965, il prete avrebbe molestato la vittima che ha fatto partire il processo. La decisione rende definitiva la sentenza della Corte d'appello e ora, prima che un rappresentante della Santa Sede possa essere chiamato a testimoniare, il tribunale dovrà decidere se il Vaticano può essere considerato un «datore di lavoro» del prete pedofilo. Sulla concessione dell'immunità l'amministrazione Obama aveva fatto sapere di essere disponibile, ma la magistratura ha espresso parere contrario in diversi gradi di giudizio. «Ringraziamo i giudici per il coraggio con cui hanno lasciato che l'azione legale vada avanti», ha dichiarato l'avvocato della vittima, Jeff Anderson, «l'azione della Corte è una risposta alle preghiere di migliaia di sopravvissuti alle molestie sessuali dei preti che finalmente avranno una chance di avere giustizia».
LE POLEMICHE
In Belgio intanto non si placano le polemiche scatenate dalle perquisizioni della polizia che giovedì, durante una riunione plenaria dei vescovi, è intervenuta in forze, ha bloccato tutti per nove ore e ha sequestrato computer, telefonini e agende per far luce sulle denunce di pedofilia contro i preti. Ieri si è dimessa in blocco la commissione della Conferenza episcopale belga che era stata istituita nel 2000 per raccogliere le denunce. «Ci dimettiamo perché la fiducia tra la giustizia e la commissione è stata deteriorata e di conseguenza anche la fiducia tra al commissione e le vittime», ha spiegato Karlinin Demasuer, uno dei membri, polemizzando contro il sequestro dei 475 dossier con le denunce della vittime che si erano rivolte alla commissione perché non volevano ricorrere alla giustizia. Domenica sera il presidente della commissione, lo psichiatra Peter Adriaenssens, aveva preannunciato la sua intenzione di lasciare l'incarico e ieri tutti i membri hanno deciso di seguirlo.
Nel pomeriggio Adriaenssens è stato ascoltato dagli inquirenti, ma la procura di Bruxelles non ha voluto precisare il ragione dell'audizione. Il ministro della Giustizia belga, Stefaan De Clerck, ha annunciato la creazione di un gruppo di lavoro per gestire la questione dei rapporti con le vittime. Il titolare degli Esteri ha invece «invitato» il nunzio apostolico a Bruxelles per un incontro aperto e costruttivo.
Da Roma intanto l'Agenzia di stampa della Cei, la Sir, ha fatto eco alle critiche alla giustizia belga «giustamente» espresse dal Papa e dal Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. A questi si è aggiunto ieri il ministro degli Esteri Frattini che in un commento su Facebook ha puntato il dito contro «l'accanimento senza precedenti, il circuito mediatico globale ispirato dal laicismo senza valori». Mentre su Internet venivano pubblicate queste parole il Papa riceveva l'arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schoenborn, colpevole di aver criticato l'ex Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Angelo Sodano, per aver insabbiato le denunce sulla pedofilia, definendole «chiacchiericcio». Alla fine dell'incontro la Santa Sede ha diffuso un comunicato in cui si ricorda che solo il Papa ha il diritto di criticare un cardinale.