mercoledì 21 luglio 2010

Preti pedofili negli Usa Primo processo al Vaticano

l’Unità 1.7.10
Preti pedofili negli Usa Primo processo al Vaticano
I vertici vaticani possono essere processati per gli abusi sessuali commessi dai preti negli Usa. Così ha stabilito la Corte Suprema. E subito in California il difensore di una vittima dei preti pedofili denuncia la Santa Sede.
di Gabriel Bertinetto

Il Vaticano può essere processato. La Corte Suprema americana lunedì scorso ha detto sì alla richiesta di un avvocato di Minneapolis, che assiste le vittime di abusi sessuali commessi da preti pedofili. La sentenza riguarda una causa in particolare, intentata da un ex-chierichetto dell’Oregon, molestato negli anni sessanta dal sacerdote irlandese Andrew Ronan. Ma è chiaro che il precedente fissato dal massimo organo di giustizia statunitense potrebbe innescare una reazione a catena.
DURO COLPO
Per la Santa Sede il colpo è duro. I suoi legali avevano chiesto che fosse riconosciuta ai rappresentanti del Vaticano all’estero l’immunità che, secondo la legge degli Usa, sarebbe prerogativa degli Stati sovrani. La Corte Suprema si è rifiutata di applicare questa sorta di privilegio extraterritoriale e ha concesso il nullaosta a procedere. Vuol dire, afferma il presidente
del Tribunale Vaticano, Giuseppe Della Torre, che ci considerano una «corporation, una multinazionale». Ma ogni Chiesa nazionale «ha una sua propria autonomia -afferma Della Torre, secondo il quale «è contradditorio considerare da un lato la Chiesa una corporation, dall’altro intrattenere con la Santa Sede relazioni diplomatiche».
Imbarazzo oltre Tevere. Piena soddisfazione a Los Angeles, dove l’avvocato Jeff Anderson, incassato il successo nella causa dell’Oregon, passa all’attacco e denuncia il Vaticano per un’altra dolorosa storia di violenze sessuali. Protagonista padre Jim, alias Titian Miani, un salesiano di 83 anni, che nel corso della sua attività pastorale, «ha fatto almeno 13 vittime, e malgrado ciò ha continuato a svolgere il suo servizio».
ABUSI INSABBIATI
Anderson accusa i vertici della Santa Sede, i superiori dell’ordine salesiano, e i vescovi responsabili di una scuola a Bellflower, in California, di avere insabbiato il caso. Padre Jim fu arrestato nel 2003 per un caso di pedofilia poi caduto in prescrizione, ma aveva alle spalle altre tre denunce riguardanti fatti avvenuti negli anni quaranta, quando era un seminarista. Sono i ripetuti abusi subiti da un ragazzo di 13 anni, prima durante un ritiro spirituale in Italia, poi in un collegio a Edmonton in Canada, e poi nella diocesi di Stockton, in California, allora diretta dal cardinale Roger Mahoney.
L’avvocato sostiene che «il Vaticano era stato avvertito, ma il Papa e la congregazione per la dottrina della fede non rimossero» il religioso. Anzi a Bellflower fu incaricato dei rapporti con gli studenti senza che né gli allievi né le famiglie fossero avvertiti» delle sue malefatte. In quella scuola abusò di quattro minorenni fra cui un ragazzo di 15 anni e le sue due sorelline.
«Per molti anni -incalza Andersongli ordini religiosi con base a Roma hanno trasferito con impunità all’estero i sacerdoti pedofili per evitare di fare i conti con la giustizia».
La Chiesa rischia di essere condannata a pagare pesanti risarcimenti. Proprio ieri un giudice del Delaware ha aperto alle vittime di preti pedofili un fondo di investimento da 120 milioni di dollari amministrato dalla diocesi di Wilmington in bancarotta. A Boston l'arcidiocesi ha messo in vendita beni ecclesiastici tra cui il palazzo dell'Arcivescovo per pagare gli indennizzi. Nel 2008 la Società salesiana di Los Angeles accettò di pagare 19 milioni e mezzo di dollari per chiudere 17 vertenze.
Ma l’avvocato Anderson sostiene che per il momento, più ancora dei soldi che può ottenere a vantaggio dei suoi assistiti, gli interessa che escano dagli archivi vaticani i nomi dei preti pedofili ancora segreti.