martedì 9 settembre 2008

Eutanasia e aborto: Zapatero accelera, la Chiesa attacca

l’Unità 8.9.08
Eutanasia e aborto: Zapatero accelera, la Chiesa attacca
Sui due spinosi dossier istituiti comitati di saggi per mettere a punto le riforme. Il premier aumenta del 6% le pensioni minime
di Toni Fontana

A due mesi esatti dal 37° congresso del Psoe e due giorni da un importante appuntamento in Parlamento, Zapatero rilancia sui temi della laicità e apre un nuovo terreno di confronto con le gerarchie ecclesiastiche, sempre più allarmate. Nei giorni scorsi la più giovane delle ministre del governo di Madrid, l’andalusa Bibiana Aìdo, responsabile per l’Uguaglianza, aveva annunciato la costituzione di un comitato di saggi incaricato di individuare i criteri ai quali si ispirerà la nuova legge sull’aborto che l’esecutivo intende approvare e fare entrare in vigore «entro la fine del 2009». Ieri è sceso un campo il titolare del dicastero della Sanità, Bernat Soria che, in un’intervista a El Paìs, ha fatto sapere che la riflessione sull’eutanasia «è già aperta, ma ci vorrà tempo».
Anche in questo caso, come per l’aborto, i ministri di Zapatero non sembrano pressati dalla fretta e anche i dicasteri della Sanità e della Giustizia hanno riunito «un’équipe di esperti» incaricati di lavorare senza clamori e di riferire «in modo confidenziale». L’introduzione dell’eutanasia non è questione di settimane; il ministro ha spiegato che potrebbe avvenire «entro il 2012». Le due iniziative era attese. Il congresso del Psoe, che si è tenuto ai primi di luglio, aveva sancito una nuova svolta «izquierdista» di Zapatero e del gruppo dirigente. Aborto, eutanasia, rimozione dei simboli religiosi dai luoghi pubblici erano stati i tempi maggiormente trattati nell’assise e quelli che avevano attirato l’attenzione dei delegati. La svolta non aveva tuttavia convinto tutti anche tra coloro che sostengono il nuovo corso di Zapatero. La destra ha accusato il leader di puntare sulla laicità per far dimenticare le crescenti difficoltà economiche ed anche un quotidiano attento alle ragioni dei socialisti come El Paìs non ha lesinato le critiche al premier, incerto nella risposta alla crisi economica e contraddittorio sui temi della laicità (il programma del Psoe alle recenti elezioni non menzionava la questione dell’aborto). Tutti comunque, anche gli irritatissimi vescovi, concordano sul fatto che - come ha detto la vice di Zapatero, Maria Teresa Fernandez de la Vega - «l’attuale normativa è superata dagli eventi e in parte può risultare ambigua». Le ricette per superarla ovviamente divergono, ma anche i vescovi che si schierano, manco a dirlo, per una legislazione più restrittiva, pur attaccando Zapatero chiedono «il dialogo». L’attuale legislazione restringe l’interruzione della gravidanza a tre casi: stupro (12 settimane), «gravi tare psichiche o fisiche del nascituro» (22 settimane con parere del medico) e «grave pericolo per la vita e la salute psichica della madre» (senza limiti, ma con parere vincolante del medico). La maggior parte (oltre il 90%) degli aborti che avvengono in Spagna viene giustificato con la terza possibilità offerta dalla legge. Ciò ha scatenato le ire dei conservatori e ispirato alcune inchieste della magistratura che hanno visto molte donne sul banco degli accusati. Anche la legislazione sull’eutanasia è restrittiva. Attualmente le leggi spagnole riconoscono ai malati il diritto di rifiutare le cure, ma puniscono chi aiuta qualcuno a porre fine ai suoi giorni.
In un caso e nell’altro, cioè su aborto ed eutanasia, la Spagna di Zapatero avvia il dibattito, ma prevede tempi lunghi o comunque non brevi per individuare una soluzione. La stampa, con toni diversi a seconda degli orientamenti, rilancia il sospetto che il leader stia cercando di «depistare» il dibattito politico. Il leader però non si scompone. Mercoledì Zapatero parlerà dei temi economici al Congresso dove gli avversari lo stanno aspettando per attaccarlo. Ieri Zapatero ha rivendicato con orgoglio il lavoro fatto dal suo governo «di fronte alle difficoltà economiche» ed ha annunciato che entro il 2009 le pensioni minime saranno aumentate del 6% (del 25% entro il 2012). Zapatero ha soprattutto ribadito che, anche in presenza di una situazione economica sempre più preoccupante, il suo governo «continuerà a portare avanti politiche progressiste». In tal modo ha anche rimproverato il suo ministro del Lavoro Celestino Corbacho che aveva adombrato uno stop alla contrattazione con i paesi di origine degli immigrati per definire le quote. Corbacho, esponente dell’ala moderata del Psoe e membro della delegazione catalana nel governo, era già stato smentito dalla de la Vega e ieri, indirettamente, da Zapatero.