CAMPANIA Il soprintendente archeologo obbliga il vescovo a rimuovere il totem di benvenuto al Pontefice
LAURA CESARANO
28/09/2008 il Mattino
L’EVENTO LA POLEMICA
Il dispiacere del cardinale Sepe
Pompei. «Fino al 19 ottobre c’è ancora tempo: monsignor Liberati può presentare una richiesta formale per installare nuovamente il totem di benvenuto a papa Benedetto XVI». Il suggerimento arriva dal soprintendente ai beni architettonici di Napoli Stefano Gizzi. Chiamato a intervenire sul cartellone della discordia - quello fatto sistemare dal vescovo di Pompei davanti agli Scavi, in area demaniale e fatto rimuovere 24 ore dopo dal soprintendente archeologo Pietro Giovanni Guzzo perché abusivo - Gizzi commenta: «Conosco personalmente Guzzo e monsignor Liberati, due persone di grande spessore culturale. Sono certo che la divergenza sia nata soltanto da un equivoco. Un passaggio formale da parte del vescovo prima dell’installazione avrebbe probabilmente evitato ogni questione; d’altra parte, la visita del Pontefice è pur sempre un evento che non capita tutti i giorni e anche di questo aspetto occorre tener conto. Ma ripeto, visto che c’è ancora tempo il passaggio che è mancato si può recuperare». Intanto, smontato il tabellone, l’unico in area demaniale di quelli fatti installare in diversi punti della città, resta in piedi la polemica. Tra parole di rammarico per la decisione di Guzzo, come quelle del cardinale Crescenzio Sepe, che ha fatto sapere di essere «dispiaciuto» per la rimozione del totem di benvenuto, e toni orientati decisamente verso la censura, come quelli della parlamentare Teresa Armato, già assessore al Turismo per la Regione Campania. La Armato, che al santuario di Pompei è legata dalla particolare devozione mariana (impegni permettendo, non si perde una Supplica, era lì alla visita di Wojtyla e sarà lì all’arrivo di Ratzinger) definisce eccessivo il provvedimento del soprintendente. «Vietare quell’installazione come se si trattasse di una speculazione, di una qualsiasi pubblicità commerciale è davvero troppo. L’impegno di monsignor Liberati per Pompei dovrebbe essere sostenuto e incoraggiato. Il vescovo andrebbe ringraziato per aver invitato Benedetto XVI a Pompei, per aver promosso la riapertura della Casa della madre e del bambino e l’accordo per la realizzazione del museo degli ex voto. Tutta questa vicenda andava trattata con un po’ di buonsenso». Come dire: per un evento eccezionale sarebbe stata apprezzata un’eccezione. Luigi Bobbio, già parlamentare e magistrato, solitamente critico nei confronti delle scelte del soprintendente, usa toni molto severi: «Con questo suo comportamento Guzzo, prima che alla Curia e al Vaticano, ha dato uno schiaffo al senso religioso dei pompeiani. È vero che sul piano formale il vescovo avrebbe dovuto presentare la richiesta prima di procedere all’installazione, ma il soprintendente ha trasformato un problema di forma in formalismo. Penso che avrebbe potuto risparmiare a se stesso e alla città questa brutta figura».
LAURA CESARANO
28/09/2008 il Mattino
L’EVENTO LA POLEMICA
Il dispiacere del cardinale Sepe
Pompei. «Fino al 19 ottobre c’è ancora tempo: monsignor Liberati può presentare una richiesta formale per installare nuovamente il totem di benvenuto a papa Benedetto XVI». Il suggerimento arriva dal soprintendente ai beni architettonici di Napoli Stefano Gizzi. Chiamato a intervenire sul cartellone della discordia - quello fatto sistemare dal vescovo di Pompei davanti agli Scavi, in area demaniale e fatto rimuovere 24 ore dopo dal soprintendente archeologo Pietro Giovanni Guzzo perché abusivo - Gizzi commenta: «Conosco personalmente Guzzo e monsignor Liberati, due persone di grande spessore culturale. Sono certo che la divergenza sia nata soltanto da un equivoco. Un passaggio formale da parte del vescovo prima dell’installazione avrebbe probabilmente evitato ogni questione; d’altra parte, la visita del Pontefice è pur sempre un evento che non capita tutti i giorni e anche di questo aspetto occorre tener conto. Ma ripeto, visto che c’è ancora tempo il passaggio che è mancato si può recuperare». Intanto, smontato il tabellone, l’unico in area demaniale di quelli fatti installare in diversi punti della città, resta in piedi la polemica. Tra parole di rammarico per la decisione di Guzzo, come quelle del cardinale Crescenzio Sepe, che ha fatto sapere di essere «dispiaciuto» per la rimozione del totem di benvenuto, e toni orientati decisamente verso la censura, come quelli della parlamentare Teresa Armato, già assessore al Turismo per la Regione Campania. La Armato, che al santuario di Pompei è legata dalla particolare devozione mariana (impegni permettendo, non si perde una Supplica, era lì alla visita di Wojtyla e sarà lì all’arrivo di Ratzinger) definisce eccessivo il provvedimento del soprintendente. «Vietare quell’installazione come se si trattasse di una speculazione, di una qualsiasi pubblicità commerciale è davvero troppo. L’impegno di monsignor Liberati per Pompei dovrebbe essere sostenuto e incoraggiato. Il vescovo andrebbe ringraziato per aver invitato Benedetto XVI a Pompei, per aver promosso la riapertura della Casa della madre e del bambino e l’accordo per la realizzazione del museo degli ex voto. Tutta questa vicenda andava trattata con un po’ di buonsenso». Come dire: per un evento eccezionale sarebbe stata apprezzata un’eccezione. Luigi Bobbio, già parlamentare e magistrato, solitamente critico nei confronti delle scelte del soprintendente, usa toni molto severi: «Con questo suo comportamento Guzzo, prima che alla Curia e al Vaticano, ha dato uno schiaffo al senso religioso dei pompeiani. È vero che sul piano formale il vescovo avrebbe dovuto presentare la richiesta prima di procedere all’installazione, ma il soprintendente ha trasformato un problema di forma in formalismo. Penso che avrebbe potuto risparmiare a se stesso e alla città questa brutta figura».