lunedì 1 settembre 2008

«In un mese e mezzo ho ottenuto la cancellazione del mio nome dal registro dei battezzati»

l’Unità 1.9.08
«In un mese e mezzo ho ottenuto la cancellazione del mio nome dal registro dei battezzati»
«Anche in Italia si può, ecco come»
di Maristella Iervasi

Il sacramento l’ha ricevuto da piccola, per volontà dei genitori. Ma oggi, a 40 anni, Giorgia N., impiegata a Milano, ha fatto cancellare il suo nome dal registro dei battezzati. «Non sono stata più praticante dall’adolescenza - racconta -. La spinta è stata un desiderio di coerenza. Mi considero atea e ho voluto che questa mia persuasione personale venisse riflessa nella rappresentatività che la Chiesa ha nel paese, vista l’ingerenza su tutto: dalla legge sulla fecondazione alle elezioni politiche».
Come è maturata questa scelta?
«Ho studiato nelle scuole cattoliche ma nessuna imposizione ho avuto dai miei genitori: fare la comunione e la cresima erano sacramenti erano tappe normalissime».
E dopo, cos’è accaduto?
«L’ateismo non è un risveglio. Crescendo, ho scelto per evoluzione intellettuale e mentale».
Come ha scoperto di “chiamarsi fuori”, l’apostasia?
«Ne avevo sentito genericamente parlare, ma non mi sono impegnata più di tanto: certo, ho frugato su Internet. Poi un giorno a pranzo con amici di amici ho conosciuto un avvocato che a sua volta l’aveva fatto. E allora mi son detta: “si può fare!”. Ed è andata: sono sbattezzata da un anno».
Una trafila lunga e burocratica?
«Per nulla. Personalmente nel giro di un mese e mezzo ho ottenuto la cancellazione del mio nome dal registro dei battezzati. E pensare che ho pure sbagliato parrocchia...».
Cioè?
«Per sbattezzarsi occorrono due raccomandate con ricevuta di ritorno indirizzate una alla diocesi di appartenenza e l’altra al parroco della chiesa dove si è ricevuto il sacramento. In base al modello fac-simile di domanda che mi inviò via e-mail il mio amico avvocato, ho presentato la mia istanza ai sensi dell’art-13 della legge n.675 del 1996».
Quale fu la motivazione?
«Recito testuale l’istanza inviata al responsabile del registro parrocchiale: Desidero venga rettificato il dato in suo possesso tramite annotazione sul registro dei battezzati, riconoscendo la mia inequivocabile volontà di non essere più considerata aderente alla confessione religiosa denominata Chiesa cattolica apostolica romana».
E quale fu la risposta?
«La curia di Milano mi rispose in tempi brevi scrivendomi: “Pur con certo rammarico desidero esprimere sentimenti di stima per questa sua scelta come segno di ricerca della verità a cui tutti siamo chiamati”. Sotto, però, si spiegava il mio errore: il mio nome non compariva nel registro di quella parrocchia».
Dunque, ha dovuto rifare tutto daccapo?
«Esattamente, ma è stato ugualmente rapido. Ho spedito la nuova istanza l’8 ottobre e prima di metà novembre ho ricevuto il responso: “Gentile signora, il suo desiderio è stato esaudito”. Sotto, una nota in 6 punti con le conseguenze di ordine giuridico. Cito solo l’ultima: “scomunica latae sententiae”».
Nella sua decisione ha pesato anche l’ingerenza della Chiesa sulle leggi del Parlamento e la vita politica. Ha cercato anche di fare proseliti?
«I miei amici mi hanno solo detto che ho avuto una bella idea».
Ha bambini?
«Si, un bimbo piccolo».
L’ha battezzato?
«Ovviamente no».