La Repubblica 5.4.09
Pochi sacerdoti, per le benedizioni nelle case i parroci reclutano in Polonia
Pasqua con il prete d’importazione
di Jenner Meletti
I polacchi che arrivano qui non hanno la chiave inglese, come il mitico idraulico che in mezza Europa è diventato il simbolo dell´artigiano arrivato dall´Est. «Noi in mano abbiamo soltanto l´aspersorio con l´acqua benedetta e portiamo la solita "divisa": l´abito talare con la stola».
L´orario di lavoro è scritto nel depliant che viene consegnato a ogni famiglia
Dove non arrivano i sacerdoti pendolari si inventa la benedizione fai da te
Non solo l´agricoltura ha bisogno di lavoratori stagionali, chiamati a raccogliere i pomodori della Puglia o le mele dell´Alto Adige. Con la crisi delle vocazioni c´è bisogno anche di preti chiamati da lontano per fare sì che dell´antico rito delle benedizioni pasquali non resti solo il ricordo. «Quando ho provato - dice don Roberto Bianchini, 68 anni, parroco in San Francesco d´Assisi - a visitare tutte le 2150 famiglie che sono sotto la mia cura, ho impiegato tre anni. Ci sono cento attività da seguire: gli scout, i Focolarini, i corsi per fidanzati, i pellegrinaggi� Ci sono le visite agli ammalati. Una volta in una parrocchia come questa c´era almeno un cappellano ma ormai da decenni sono solo. E´ per questo che ho pensato ai preti polacchi. Sono tanti, sono giovani e pieni di entusiasmo. Quest´anno ne ho chiamati cinque. Con le offerte dei fedeli portano anche a casa un po´ di soldi, così possono continuare gli studi. Frequentano le università di teologia a Roma poi torneranno nella loro diocesi polacca, Drohiczyn, a insegnare in seminario».
Vitto e alloggio gratis, per questi pendolari dell´acqua santa. «A pranzo vengono da me, in canonica. Si mangia e si parla, così mi raccontano cosa hanno trovato nelle case. Mi segnalano se c´è un malato, se c´è una persona sola, se qualcuno ha chiesto di vedermi� Alla sera cenano nell´ex seminario e si fermano poi per la notte». L´orario di lavoro è scritto nel depliant che viene consegnato ad ogni famiglia. «I Sacerdoti polacchi passeranno dalle ore 9,30 alle 12 e dalle 16 alle 18,30». Nel volantino ci sono anche le fotografie dei preti, così chi apre l´uscio si sente più sicuro. «Per noi - racconta don Wojciech Tarasiuk, 35 anni, assistente di analisi e pratica dell´informazione alla Pontificia università della Santa Croce - questa esperienza è bellissima. Certo, portare le benedizioni nella nostra Polonia è diverso. Noi andiamo nelle case dopo Natale e tutti ci aspettano. Si passa da una famiglia all´altra senza problemi. Qui a Carpi troviamo dei musulmani e anche degli atei, che però sono gentili e ci spiegano perché non gradiscono la benedizione. Il problema sono le porte chiuse. C´è chi ha paura ad aprire e non si fida nemmeno di noi che pure siamo vestiti da sacerdoti. Forse sono rimasti vittime di truffe e allora non aprono più a nessuno. E ci sono anche le case vuote. Ci sono fedeli che sono al lavoro e lasciano le chiavi al vicino, così noi possiamo entriamo e benediciamo. Certo, benedire i muri e non le persone non è il massimo».
Dove non si chiamano i pendolari dell´acqua benedetta si inventa la benedizione fai da te. «Per le 3.300 anime delle mie due parrocchie - dice don Angelo Sesini, che guida Caselle Lurani e Calvelzano vicino a Lodi - ho preparato 700 bottigliette di acqua santa. A benedire le case saranno così i papà e le mamme. Ho deciso così perché è sempre più difficile raggiungere tutte le abitazioni e spesso sei costretto a benedire case vuote. Ma la proposta ha anche un significato preciso: l´acqua benedetta è un aiuto a costruire in ogni casa un angolo della preghiera, con un´immagine sacra. Il rito della benedizione deve trasformare una casa o un appartamento in una chiesa familiare, in cui si prega, si riflette e, appunto, si benedice».
Ma c´è anche un altro motivo che ha spinto alla benedizione self service. «Ho 72 anni e anch´io tante volte ho fatto il giro delle case prima di Pasqua. Qui in campagna si girava con il chierichetto che portava la cesta per raccogliere le uova e qualche soldo offerti dai contadini. Io mi vergognavo, mi sembrava di andare all´elemosina. Consegnando l´acqua benedetta a chi la chiede, durante una cerimonia in chiesa, si evita poi di mettere in imbarazzo chi non vorrebbe la benedizione poi si trova il prete davanti alla porta e dice sì solo per gentilezza». Problema, questo, risolto nel centro storico di Forlì. «Io non me la sentivo - racconta monsignor Franco Zaghini, parroco di San Mercuriale - di bussare a vuoto a troppe porte. Tre anni fa, quando sono arrivato qui, non conoscevo quasi nessuno. Non potevo sapere come sarei stato accolto: ci sono i non credenti, ci sono gli extracomunitari che hanno altre religioni� E allora ho inviato una lettera a tutte le famiglie. «Se desiderate la benedizione pasquale, nel giorno previsto per il mio passaggio mettete sulla porta questa targhetta». È adesiva e sopra c´è scritto: «Sì, desidero la benedizione pasquale». Quando entro in un condominio, vedo subito chi mi accetta volentieri e chi invece non vuole essere disturbato. Non perdo tempo in inutili attese e ho più tempo per parlare con chi accetta la benedizione». L´esperienza forlivese è utile anche alla statistica. Solo una famiglia su quattro, a precisa domanda di monsignor Zaghini, ha |invitato in casa il prete con l´aspersorio..
Pochi sacerdoti, per le benedizioni nelle case i parroci reclutano in Polonia
Pasqua con il prete d’importazione
di Jenner Meletti
I polacchi che arrivano qui non hanno la chiave inglese, come il mitico idraulico che in mezza Europa è diventato il simbolo dell´artigiano arrivato dall´Est. «Noi in mano abbiamo soltanto l´aspersorio con l´acqua benedetta e portiamo la solita "divisa": l´abito talare con la stola».
L´orario di lavoro è scritto nel depliant che viene consegnato a ogni famiglia
Dove non arrivano i sacerdoti pendolari si inventa la benedizione fai da te
Non solo l´agricoltura ha bisogno di lavoratori stagionali, chiamati a raccogliere i pomodori della Puglia o le mele dell´Alto Adige. Con la crisi delle vocazioni c´è bisogno anche di preti chiamati da lontano per fare sì che dell´antico rito delle benedizioni pasquali non resti solo il ricordo. «Quando ho provato - dice don Roberto Bianchini, 68 anni, parroco in San Francesco d´Assisi - a visitare tutte le 2150 famiglie che sono sotto la mia cura, ho impiegato tre anni. Ci sono cento attività da seguire: gli scout, i Focolarini, i corsi per fidanzati, i pellegrinaggi� Ci sono le visite agli ammalati. Una volta in una parrocchia come questa c´era almeno un cappellano ma ormai da decenni sono solo. E´ per questo che ho pensato ai preti polacchi. Sono tanti, sono giovani e pieni di entusiasmo. Quest´anno ne ho chiamati cinque. Con le offerte dei fedeli portano anche a casa un po´ di soldi, così possono continuare gli studi. Frequentano le università di teologia a Roma poi torneranno nella loro diocesi polacca, Drohiczyn, a insegnare in seminario».
Vitto e alloggio gratis, per questi pendolari dell´acqua santa. «A pranzo vengono da me, in canonica. Si mangia e si parla, così mi raccontano cosa hanno trovato nelle case. Mi segnalano se c´è un malato, se c´è una persona sola, se qualcuno ha chiesto di vedermi� Alla sera cenano nell´ex seminario e si fermano poi per la notte». L´orario di lavoro è scritto nel depliant che viene consegnato ad ogni famiglia. «I Sacerdoti polacchi passeranno dalle ore 9,30 alle 12 e dalle 16 alle 18,30». Nel volantino ci sono anche le fotografie dei preti, così chi apre l´uscio si sente più sicuro. «Per noi - racconta don Wojciech Tarasiuk, 35 anni, assistente di analisi e pratica dell´informazione alla Pontificia università della Santa Croce - questa esperienza è bellissima. Certo, portare le benedizioni nella nostra Polonia è diverso. Noi andiamo nelle case dopo Natale e tutti ci aspettano. Si passa da una famiglia all´altra senza problemi. Qui a Carpi troviamo dei musulmani e anche degli atei, che però sono gentili e ci spiegano perché non gradiscono la benedizione. Il problema sono le porte chiuse. C´è chi ha paura ad aprire e non si fida nemmeno di noi che pure siamo vestiti da sacerdoti. Forse sono rimasti vittime di truffe e allora non aprono più a nessuno. E ci sono anche le case vuote. Ci sono fedeli che sono al lavoro e lasciano le chiavi al vicino, così noi possiamo entriamo e benediciamo. Certo, benedire i muri e non le persone non è il massimo».
Dove non si chiamano i pendolari dell´acqua benedetta si inventa la benedizione fai da te. «Per le 3.300 anime delle mie due parrocchie - dice don Angelo Sesini, che guida Caselle Lurani e Calvelzano vicino a Lodi - ho preparato 700 bottigliette di acqua santa. A benedire le case saranno così i papà e le mamme. Ho deciso così perché è sempre più difficile raggiungere tutte le abitazioni e spesso sei costretto a benedire case vuote. Ma la proposta ha anche un significato preciso: l´acqua benedetta è un aiuto a costruire in ogni casa un angolo della preghiera, con un´immagine sacra. Il rito della benedizione deve trasformare una casa o un appartamento in una chiesa familiare, in cui si prega, si riflette e, appunto, si benedice».
Ma c´è anche un altro motivo che ha spinto alla benedizione self service. «Ho 72 anni e anch´io tante volte ho fatto il giro delle case prima di Pasqua. Qui in campagna si girava con il chierichetto che portava la cesta per raccogliere le uova e qualche soldo offerti dai contadini. Io mi vergognavo, mi sembrava di andare all´elemosina. Consegnando l´acqua benedetta a chi la chiede, durante una cerimonia in chiesa, si evita poi di mettere in imbarazzo chi non vorrebbe la benedizione poi si trova il prete davanti alla porta e dice sì solo per gentilezza». Problema, questo, risolto nel centro storico di Forlì. «Io non me la sentivo - racconta monsignor Franco Zaghini, parroco di San Mercuriale - di bussare a vuoto a troppe porte. Tre anni fa, quando sono arrivato qui, non conoscevo quasi nessuno. Non potevo sapere come sarei stato accolto: ci sono i non credenti, ci sono gli extracomunitari che hanno altre religioni� E allora ho inviato una lettera a tutte le famiglie. «Se desiderate la benedizione pasquale, nel giorno previsto per il mio passaggio mettete sulla porta questa targhetta». È adesiva e sopra c´è scritto: «Sì, desidero la benedizione pasquale». Quando entro in un condominio, vedo subito chi mi accetta volentieri e chi invece non vuole essere disturbato. Non perdo tempo in inutili attese e ho più tempo per parlare con chi accetta la benedizione». L´esperienza forlivese è utile anche alla statistica. Solo una famiglia su quattro, a precisa domanda di monsignor Zaghini, ha |invitato in casa il prete con l´aspersorio..