martedì 30 marzo 2010

Le scuse Il cardinale Brady: «Mi vergogno di aver taciuto». Merkel: problema della società

l’Unità 18.3.10
Il messaggio del Papa «Spero che aiuti un processo di pentimento e rinnovamento»
Le scuse Il cardinale Brady: «Mi vergogno di aver taciuto». Merkel: problema della società
Preti pedofili, dal Pontefice lettera ai cattolici d’Irlanda
di Marina Mastroluca

Attesa per domani la lettera del Papa ai cattolici d’Irlanda, dopo lo scandalo dei preti pedofili. «Spero che aiuti un processo di pentimento e rinnovamento». Angela Merkel: «Il problema riguarda tutta la società».

Soffia un’aria quaresimale sulla lettera annunciata da Benedetto XVI non a caso per domani, giorno di san Giuseppe, guardiano della sa-
cra famiglia. «La mia speranza è che essa aiuterà un processo di pentimento, guarigione e rinnovamento», ha spiegato il Pontefice davanti ad una folla di pellegrini. Lettera ai cattolici d’Irlanda, per affondare il coltello nella piaga della pedofilia che affligge la Chiesa. Ma allo stesso titolo potrebbe rivolgersi ai cattolici di Germania, Austria e Olanda. Il «male» non è prerogativa del clero irlandese, ma da qui si parte, anche se la cancelliera tedesca Angela Merkel ieri ha tenuto a ricordare che gli abusi non sono solo un problema della Chiesa ma «qualcosa che è accaduto nella società». Il guasto comunque c’è ed è ormai solo ora si potrebbe dire sotto agli occhi di tutti. La lettera o comunque un pronunciamento sulla crisi che sta scuotendo la chiesa cattolica per le ripetute denunce di abusi arrivate a lambire lo stesso pontefice tramite il fratello Georg e il coro dei passerotti di Regensburg era attesa da tempo, ma nei giorni scorsi in ambienti vaticani si cominciava a metterne in dubbio l’efficacia: perché fermarsi ad un solo caso e non allargare lo sguardo oltre ai 46 sacerdoti irlandesi accusati di aver abusato bambini e bambine nel corso di un trentennio?
«Sdegno e preoccupazione», sarà questo il cuore del messaggio del Papa, che in passato ha chiesto più volte di «stabilire che cosa sia avvenuto in passato», per evitare che si ripeta, indennizzando le vittime. «Il Santo Padre condivide l’oltraggio, il tradimento e la vergogna percepiti da così tanti fedeli in Irlanda», spiega la sala stampa vaticana, specificando che l’impegno della Chiesa sarà volto a «seguire la grave questione con la massima attenzione».
Non è chiaro se la lettera sarà confinata nei limiti della responsabilità morale dei preti pedofili, o se andrà oltre. In un’intervista ad Avvenire, l’attuale responsabile vaticano delle inchieste sulla pedofilia, mons. Charles J. Scicluna che ha esaminato 3000 casi nell’ultimo decennio, ma sostiene che solo un decimo di questi possono essere definiti episodi di pedofilia ha affermato che la Chiesa «incoraggia» i vescovi a rivolgersi alla giustizia civile per punire i responsabili degli abusi. La Chiesa cattolica quindi sembrerebbe orientata a rompere il muro del silenzio, che finora è stato la strategia dominante nell’affrontare il problema.
Suona quindi come un segnale di svolta il messaggio del cardinale Sean Brady, capo della Chiesa irlandese, che ieri si è pubblicamente scusato per aver coperto in passato gli abusi commessi da un giovane prete, Brendan Smyth, chiedendo ai due bambini che lo accusavano di tacere. In questo clima di omertà, Smyth ha potuto così continuare ad abusare di altri ragazzini per 18 anni. «Guardando indietro mi vergogno di non aver rispettato i valori che professo e nei quali credo», ha detto il cardinale.
«LA CHIESA HA TACIUTO»
Per una confessione di colpa all’interno della gerarchia ecclesiastica, c’è anche una denuncia. Il vescovo di Treviri, Ackerman, ha detto esplicitamente in un’intervista che la Chiesa ha «nascosto» i casi di pedofilia. Una responsabilità enorme, richiamata ieri anche dal teologo svizzero Hans Kueng, noto tra l’altro per le sue critiche al dogma dell’infallibilità papale. «Cinque anni di pontificato senza mai modificare queste pratiche funeste. La decenza esigerebbe ha sostenuto Kueng che il principale responsabile della dissimulazione da decenni, cioè Joseph Ratzinger, facesse un mea culpa». Il riferimento è ai 24 anni in cui il futuro papa ha guidato la Congregazione per la dottrina della fede: da qui, secondo Kueng, poteva essere spezzato l’incantesimo del silenzio. Ma non è avvenuto.