venerdì 12 marzo 2010

Violenze in monastero. Sospesi 3 preti austriaci

Violenze in monastero. Sospesi 3 preti austriaci

Corriere della Sera del 12 marzo 2010

Danilo Taino

La lunga strada di abusi sessuali commessi in scuole e collegi cattolici in Germania ha passato il confine Sud: ora è arrivata in Austria. Nella diocesi di Linz, tre preti del monastero di Kremsmiinster sono stati sospesi dalle loro funzioni a causa dei maltrattamenti e degli abusi sessuali che avrebbero condotto negli anni Ottanta nei confronti di giovani nella scuola che gestivano. Uno dei tre religiosi ha ammesso le accuse che gli sono state mosse da un ex allievo, ha detto ieri durante una conferenza stampa l'abate Ambros Ebhart.
L'ex allievo ha raccontato alla stampa austriaca che un prete avrebbe effettuato approcci sessuali mentre altri due avrebbero regolarmente picchiato lui e almeno altri quattro suoi compagni. La diocesi di Linz ha per ora sollevato dai loro compiti sacerdotali i tre preti e ha promesso di condurre un'indagine approfondita sul caso. Che non è il primo, in questi giorni, in Austria. Mercoledì, un prete della provincia orientale di Burgerland si è dimesso dopo che erano diventate pubbliche nei suoi confronti accuse di molestie a una ventina di giovani negli anni Settanta e Ottanta.
A inizio settimana, il capo di un monastero benedettino di Salisburgo aveva ammesso di avere abusato di un giovane quarant'anni fa e si è dimesso. E ieri si è saputo di accuse di violenze che sarebbero avvenute anche nel Coro dei ragazzi di Vienna, non direttamente però legato alla Chiesa. La questione degli abusi sessuali è estremamente delicata, in Austria. C'è infatti un precedente molto doloroso per i fedeli del Paese. Negli anni Novanta, il cardinale Hans Hermann Groér, arcivescovo di Vienna, si dimise dopo essere stato pesantemente accusato di avere condotto, decenni prima, violenze sessuali nei confronti di giovani: uno dei momenti più drammatici e meno belli per la Chiesa austriaca.
Il mondo cattolico di lingua tedesca è insomma letteralmente travolto, da un mese e mezzo, dal rosario di scandali che vengono alla luce su basi quasi quotidiane. La Germania sta scoprendo quanto le pratiche violente fossero estese, almeno fino agli anni Ottanta: è probabilmente la maggiore crisi di reputazione della Chiesa tedesca dal dopoguerra. Ora, le gerarchie cattoliche stanno cercando di reagire. Oggi, il capo della Conferenza episcopale tedesca Robert Zollitsch incontrerà il Papa in una riunione di routine nella quale però la crisi sarà probabilmente l'argomento principale. Ieri, il vescovo di Ratisbona Gerhard Miiller, anch'egli a Roma, ha sostenuto che la dimensione dello scandalo è stata enfatizzata dai media. Nella sua diocesi è scoppiato il caso di abusi commessi contro allievi del Coro del Duomo di Ratisbona, per trent'anni diretto dal fratello del Papa, Georg Ratzinger.
Muller ha detto che, ovviamente, il problema esiste e che i prelati che si macchiano di violenze sessuali sono fuori dalla Chiesa: «Tutti sanno che questo peccato grave esclude dal sacerdozio». Ha aggiunto che il problema tedesco sarà risolto dai vescovi in Germania, senza bisogno che intervenga papa Benedetto XVI. Poi, ha attaccato il ministro della Giustizia tedesco Sabine Leutheusser-Scharrenberger: l'ha accusata di fare parte dell'Unione umanistica, «quasi una franco-massoneria» la quale «considera normale la pedofilia e vuole legalizzarla». Il nervosismo è insomma forte e anche il rapporto tra Stato e Chiesa tedeschi è in tensione.