mercoledì 3 marzo 2010

sarà la “Coorte suprema” europea a decidere sul crocifisso

il Fatto 3.3.10
Da Strasburgo
Accolto il ricorso italiano
sarà la “Coorte suprema” europea a decidere sul crocifisso

La Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha accolto la domanda di rinvio alla Grande Camera del caso Lautzi sull’affissione del crocifisso nelle aule scolastiche. La notizia è stata subito accolta con “vivo compiacimento” dal ministro degli Esteri Frattini, mentre il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, ha parlato di “riaffermazione dell’identità del paese”. Positivo anche il commento di don Domenico Pompili, portavoce della Cei, che parla di “un passo avanti nella giusta direzione”. Il presidente della Conferenza Episcopale, il cardinale Angelo Bagnasco ha commentato la decisione definendola “un atto di buon senso auspicato da tutti perché rispetta la tradizione viva del nostro Paese e riconosce un dato storico oggettivo secondo cui alla radice della cultura e della storia europea c'é il Vangelo”. Era stata proprio la Corte dei Diritti dell’Uomo a dare ragione a Soile Lautzi Albertin, cittadina finlandese, e al marito che otto anni fa avevano cominciato il lungo iter giudiziario chiedendo di togliere il crocifisso dalle aule in nome del principio di laicità dello Stato. Strasburgo aveva sovvertito la sentenza del Consiglio di Stato, condannando l’Italia anche ad un risarcimento di 5 mila euro per danni morali. Il ricorso dello Stato italiano era un atto dovuto, sia per sensibilità diplomatica, sia per la questione del risarcimento. Il rischio è che la Grande Camera (la cui composizione sarà comunicata nei prossimi giorni) si pronunci in linea con la Corte di Strasburgo. In quel caso, lo Stato italiano potrebbe essere costretto a pagare il risarcimento, ma non a rimuovere la causa. La sentenza non porterebbe insomma automaticamente alla rimozione dei crocifissi dalle scuole. Nei Sacri Palazzi sperano comunque che la Grande Camera si esprima in maniera “equilibrata”, come ha fatto in altri contesti ad esempio nel caso Turchia, o nel caso burqa. “In quei casi – dice un giurista vaticano – è stato fatto valere il principio del margine di apprezzamento, che è uno dei due principi su cui si fonda l’Europa. L’altro è la sussidiarietà”. Mentre in questo caso, sostiene, “non è stata considerata la storia del paese, al di là della statistica”. Ma, nelle stanze vaticane, preferiscono non predicare grande ottimismo: “Era un passo dovuto. Ma se la Grande Camera confermasse la condanna di Strasburgo, creerebbe un precedente importante per tutta l’Europa, e non solo per l’Italia”.