Pedofilia, la Merkel apre il "capitolo risarcimenti"
La stampa del 18 marzo 2010
Alessandro Alviani, Giacomo Galeazzi
Benedetto XVI esprime «profonda preoccupazione e dolore» per lo scandalo-pedofilia che «scuote» la Chiesa: «La via da seguire è quella del pentimento, della guarigione, del rinnovamento».
Domani il Papa firmerà la lettera ai fedeli d'Irlanda, dove il primate Brady ha ammesso di aver indotto al silenzio le vittime di preti pedofili ed è pronto a lasciare: «Mi vergogno e mi scuso. È tempo di profonda riflessione». Nel terremoto-abusi si inserisce Angela Merkel. C'è bisogno di «verità e chiarezza su tutto quello che è successo», ha scandito ieri la cancelliera al Bundestag, che ha anche chiesto di allungare i tempi di prescrizione per i reati contro minori. Tuttavia il problema degli abusi sui minorenni («crimine abominevole») non riguarda soltanto la Chiesa: «E qualcosa che è successo in molti settori della società», ha precisato Frau Merkel.
La quale ha poi aperto a un tema quanto mai delicato: anche se è impossibile cancellare le conseguenze degli abusi, ha detto, «si può parlare di risarcimenti». E proprio sull'ipotesi di un
risarcimento materiale stanno discutendo anche i vescovi in Germania, spiega Matthias Kopp, portavoce della Conferenza episcopale tedesca. La Chiesa si impegnerà per garantire che si faccia piena luce e che ci sia «assoluta trasparenza», assicura il capo dei vescovi tedeschi Zollitsch. E difende il Papa dall'accusa di aver taciuto troppo a lungo sullo scandalo. «È miope e superficiale» sostenere che deve intervenire perché è tedesco, ribatte Zollitsch. «C'è un unico Papa per la Chiesa mondiale, per cui Benedetto XVI deve ponderare bene quando, dove, a chi, cosa dire e in quale forma». Le parole che ha pronunciato in passato, per esempio durante la sua visita negli Usa, «restano valide».
Una posizione criticata dal teologo Hans Kung: «Ratzinger, l'uomo che da decenni ha la responsabilità principale per l'insabbiamento a livello mondiale, dovrebbe pronunciare un mea
culpa». «Non è escluso» che nella lettera ai vescovi irlandesi Benedetto XVI «si pronunci anche sulla situazione nel suo Paese natale», sostiene Ard Karl Ji sten, responsabile della Chiesa tedesca per i rapporti col governo federale.
La bufera, intanto, si allarga. Un caso di abuso sessuale su un minorenne si è verificato nel convitto legato al coro del duomo di Ratisbona anche nel 1971, quando a dirigere i «Regensburger Domspatzen» c'era Georg Ratzinger, il fratello del Papa. Il prete coinvolto, Sturmius W., oggi sacerdote in Baviera, ha ammesso ed è stato sospeso. Finora erano emersi due casi di pedofilia all'interno dei Regensburger Domspatzen; entrambi venivano fatti però risalire al periodo precedente all'arrivo di Georg Ratzinger.
La stampa del 18 marzo 2010
Alessandro Alviani, Giacomo Galeazzi
Benedetto XVI esprime «profonda preoccupazione e dolore» per lo scandalo-pedofilia che «scuote» la Chiesa: «La via da seguire è quella del pentimento, della guarigione, del rinnovamento».
Domani il Papa firmerà la lettera ai fedeli d'Irlanda, dove il primate Brady ha ammesso di aver indotto al silenzio le vittime di preti pedofili ed è pronto a lasciare: «Mi vergogno e mi scuso. È tempo di profonda riflessione». Nel terremoto-abusi si inserisce Angela Merkel. C'è bisogno di «verità e chiarezza su tutto quello che è successo», ha scandito ieri la cancelliera al Bundestag, che ha anche chiesto di allungare i tempi di prescrizione per i reati contro minori. Tuttavia il problema degli abusi sui minorenni («crimine abominevole») non riguarda soltanto la Chiesa: «E qualcosa che è successo in molti settori della società», ha precisato Frau Merkel.
La quale ha poi aperto a un tema quanto mai delicato: anche se è impossibile cancellare le conseguenze degli abusi, ha detto, «si può parlare di risarcimenti». E proprio sull'ipotesi di un
risarcimento materiale stanno discutendo anche i vescovi in Germania, spiega Matthias Kopp, portavoce della Conferenza episcopale tedesca. La Chiesa si impegnerà per garantire che si faccia piena luce e che ci sia «assoluta trasparenza», assicura il capo dei vescovi tedeschi Zollitsch. E difende il Papa dall'accusa di aver taciuto troppo a lungo sullo scandalo. «È miope e superficiale» sostenere che deve intervenire perché è tedesco, ribatte Zollitsch. «C'è un unico Papa per la Chiesa mondiale, per cui Benedetto XVI deve ponderare bene quando, dove, a chi, cosa dire e in quale forma». Le parole che ha pronunciato in passato, per esempio durante la sua visita negli Usa, «restano valide».
Una posizione criticata dal teologo Hans Kung: «Ratzinger, l'uomo che da decenni ha la responsabilità principale per l'insabbiamento a livello mondiale, dovrebbe pronunciare un mea
culpa». «Non è escluso» che nella lettera ai vescovi irlandesi Benedetto XVI «si pronunci anche sulla situazione nel suo Paese natale», sostiene Ard Karl Ji sten, responsabile della Chiesa tedesca per i rapporti col governo federale.
La bufera, intanto, si allarga. Un caso di abuso sessuale su un minorenne si è verificato nel convitto legato al coro del duomo di Ratisbona anche nel 1971, quando a dirigere i «Regensburger Domspatzen» c'era Georg Ratzinger, il fratello del Papa. Il prete coinvolto, Sturmius W., oggi sacerdote in Baviera, ha ammesso ed è stato sospeso. Finora erano emersi due casi di pedofilia all'interno dei Regensburger Domspatzen; entrambi venivano fatti però risalire al periodo precedente all'arrivo di Georg Ratzinger.