l’Unità 4.4.10
Sul sito del premier britannico: «Pedofilia, il governo si dissoci dai silenzi del Pontefice»
No alla visita del Papa a Londra. 13.000 firme a Downing Street
di Marina Mastroluca
Per capire l’aria che tira, il Times rispolvera, come fosse un vecchio album di famiglia, le immagini impresse nella memoria dell’ultima visita in Inghilterra di Giovanni Paolo II. Profumo di incenso, gioia ecumenica, il Papa e l’arcivescovo di Canterbury fianco a fianco in un tripudio di folla e rispetto reciproco. Non bisogna essere degli indovini per capire che non sarà così questa volta, quando il prossimo settembre Benedetto XVI sbarcherà a Londra. Sul sito di Downing Street fioriscono petizioni per protestare contro la visita di Ratzinger e i nomi in calce continuano ad aumentare. Ieri l’elenco dei «Protest the pope» people era arrivato a 13.424 firme, tutti cittadini britannici come richiesto espressamente dal sito. Non le poche decine che la settimana scorsa avevano protestato a Westminster. E un’aria gelida soffia anche nella Chiesa anglicana. L’arcivescovo di Canterbury nel clima penitenziale della sabato santo ha colto l’occasione per un appunto del tutto irrituale sui vicini di casa cattolici. La Chiesa irlandese, ha detto intervistato dalla Bbc, ha perso «tutta la sua credibilità» con lo scandalo pedofilia.
Lo scandalo appunto. La sua eco risuona tra le ragioni elencate nella più firmata petizione anti-papa rivolta al premier britannico, perché dica chiaramente che non condivide il punto di vista papale su diritti riproduttivi delle donne, cellule staminali, preservativi, senza tralasciare la riabilitazione del vescovo negazionista Williamson e la procedura per la beatificazione di Pio XII a dispetto della sua inerzia di fronte all’Olocausto. «Chiediamo al primo ministro di esprimere il suo disaccordo sul ruolo del Papa nel coprire gli abusi sessuali dei preti sui bambini», recita la petizione. Altri chiedono di lasciare che sia la Chiesa cattolica a sborsare i 20 milioni di sterline necessari per il tour del Papa in Inghilterra. O semplicemente di cancellare la visita di Stato.
«DRAMMA COLOSSALE»
Non sembra entusiasta nemmeno l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Prende una via traversa, parlando della Chiesa d’Irlanda e di amici del posto «che mi hanno detto che è particolarmente difficile in molte parti del Paese scendere in strada con la veste clericale». Parla di «dramma colossale», scatenando lo sconcerto delle gerarchie cattoliche d’Irlanda, «sconfortate» dalla stilettata così poco diplomatica. Ma anche quella di Williams non è una voce isolata, a dar retta ai commenti che si tira dietro, anche da esponenti cattolici: l’arcivescovo di Canterbury, questo è il filo rosso, ha dato voce a quanti credono che il Vaticano non abbia davvero capito la portata dello scandalo né delle sue stesse responsabilità.
Certo da parte anglicana sanguina anche la ferita recente delle aperture di Benedetto XVI ai tradizionalisti anglicani, autorizzati a rientrare nelle file cattoliche con moglie al seguito pur di fuggire ad una chiesa che ammette donne e gay all’altare. «Che Dio li benedica. Io non lo farò», ha detto acido l’arcivescovo Williams, preannunciando comunque un esodo molto limitato dalle file anglicane. E le polemiche di queste settimane dai tentativi di citare il papa in giudizio al singolare parallelismo di padre Cantalamessa tra antisemitismo e accuse di pedofilia è probabile che finiranno per dargli ragione.
La settimana di passione insomma non poteva essere più dolorosa. Eppure la Chiesa cattolica, è questa la critica, non sembra essersi spinta oltre un generico, quasi convenzionale, pentimento per i propri peccati. Si distingue la Chiesa di Scozia. Alla messa solenne di oggi il cardinale O’Brien parlerà delle vittime degli abusi. Vittime che la Chiesa ha a lungo finto di non vedere.
Sul sito del premier britannico: «Pedofilia, il governo si dissoci dai silenzi del Pontefice»
No alla visita del Papa a Londra. 13.000 firme a Downing Street
di Marina Mastroluca
Per capire l’aria che tira, il Times rispolvera, come fosse un vecchio album di famiglia, le immagini impresse nella memoria dell’ultima visita in Inghilterra di Giovanni Paolo II. Profumo di incenso, gioia ecumenica, il Papa e l’arcivescovo di Canterbury fianco a fianco in un tripudio di folla e rispetto reciproco. Non bisogna essere degli indovini per capire che non sarà così questa volta, quando il prossimo settembre Benedetto XVI sbarcherà a Londra. Sul sito di Downing Street fioriscono petizioni per protestare contro la visita di Ratzinger e i nomi in calce continuano ad aumentare. Ieri l’elenco dei «Protest the pope» people era arrivato a 13.424 firme, tutti cittadini britannici come richiesto espressamente dal sito. Non le poche decine che la settimana scorsa avevano protestato a Westminster. E un’aria gelida soffia anche nella Chiesa anglicana. L’arcivescovo di Canterbury nel clima penitenziale della sabato santo ha colto l’occasione per un appunto del tutto irrituale sui vicini di casa cattolici. La Chiesa irlandese, ha detto intervistato dalla Bbc, ha perso «tutta la sua credibilità» con lo scandalo pedofilia.
Lo scandalo appunto. La sua eco risuona tra le ragioni elencate nella più firmata petizione anti-papa rivolta al premier britannico, perché dica chiaramente che non condivide il punto di vista papale su diritti riproduttivi delle donne, cellule staminali, preservativi, senza tralasciare la riabilitazione del vescovo negazionista Williamson e la procedura per la beatificazione di Pio XII a dispetto della sua inerzia di fronte all’Olocausto. «Chiediamo al primo ministro di esprimere il suo disaccordo sul ruolo del Papa nel coprire gli abusi sessuali dei preti sui bambini», recita la petizione. Altri chiedono di lasciare che sia la Chiesa cattolica a sborsare i 20 milioni di sterline necessari per il tour del Papa in Inghilterra. O semplicemente di cancellare la visita di Stato.
«DRAMMA COLOSSALE»
Non sembra entusiasta nemmeno l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Prende una via traversa, parlando della Chiesa d’Irlanda e di amici del posto «che mi hanno detto che è particolarmente difficile in molte parti del Paese scendere in strada con la veste clericale». Parla di «dramma colossale», scatenando lo sconcerto delle gerarchie cattoliche d’Irlanda, «sconfortate» dalla stilettata così poco diplomatica. Ma anche quella di Williams non è una voce isolata, a dar retta ai commenti che si tira dietro, anche da esponenti cattolici: l’arcivescovo di Canterbury, questo è il filo rosso, ha dato voce a quanti credono che il Vaticano non abbia davvero capito la portata dello scandalo né delle sue stesse responsabilità.
Certo da parte anglicana sanguina anche la ferita recente delle aperture di Benedetto XVI ai tradizionalisti anglicani, autorizzati a rientrare nelle file cattoliche con moglie al seguito pur di fuggire ad una chiesa che ammette donne e gay all’altare. «Che Dio li benedica. Io non lo farò», ha detto acido l’arcivescovo Williams, preannunciando comunque un esodo molto limitato dalle file anglicane. E le polemiche di queste settimane dai tentativi di citare il papa in giudizio al singolare parallelismo di padre Cantalamessa tra antisemitismo e accuse di pedofilia è probabile che finiranno per dargli ragione.
La settimana di passione insomma non poteva essere più dolorosa. Eppure la Chiesa cattolica, è questa la critica, non sembra essersi spinta oltre un generico, quasi convenzionale, pentimento per i propri peccati. Si distingue la Chiesa di Scozia. Alla messa solenne di oggi il cardinale O’Brien parlerà delle vittime degli abusi. Vittime che la Chiesa ha a lungo finto di non vedere.