l’Unità 11.4.10
Abusi, accuse al primate inglese
Vittima italiana scrive al Papa
Dopo le accuse a Ratzinger, quelle al primate d’Inghilterra: coprì un prete pedofilo. Lettera al Papa di una vittima italiana: «Io abusato per molti anni». La Chiesa fa quadrato intorno al Papa: «Accanimento disonesto».
di Marina Mastroluca
L’arcivescovo di Westminster non intervenne contro un frate, poi condannato a 8 anni
La Chiesa con Ratzinger «Porta colpe non sue». Violentato scrive: «Punire chi ha insabbiato»
Silenzio: è questo il capo d’accusa. Non solo lo scandalo della pedofilia, le colpe i peccati? dei singoli. Ma il velo che ha nascosto quelle colpe, le bocche cucite, il vuoto intorno alle vittime. Ieri era la «prudenza» di Ratzinger, che nell’85 copriva un prete pedofilo californiano, Stephen Kiesle, già condannato dalla giustizia Usa per abusi. Oggi è il silenzio dell’arcivescovo Vincent Nichols, primate della Chiesa di Inghilterra, che accusa il Times «protesse» un monaco benedettino accusato di abusi sessuali. Oggi è anche il buco nero nel quale sono finite le denunce che l’italiano Francesco Zanardi passato alla cronaca per le sue nozze gay il mese scorso ha ripetutamente rivolto alle autorità ecclesiastiche, senza una risposta. «Io venni violentato per diverso tempo 30 anni fa da un sacerdote che insegnava religione ai bambini», racconta Zanardi in una lettera al Papa. «La cosa più triste è che i tre vescovi che si sono succeduti nella diocesi di Savona-Noli, ai quali ho più volte comunicato sia a voce che per scritto lo svolgersi delle atrocità che questo prete da anni compie, non hanno mai denunciato nulla all’autorità giudiziaria, né hanno mai preso provvedimenti».
PADRE PEARCE
Accuse gravi e copioni già visti. Abusi, denunce, silenzio. Un meccanismo che si muove lungo gli stessi ingranaggi. Negli Usa, in Italia. E a Londra, dove l’arcivescovo Nichols tra il 2001 e il 2008 presiedeva un ente benefico per la protezione dell’infanzia e da lui non e mai arrivata una parola sul caso di padre David Pearce, rimasto alla Ealing Abbey anche dopo che nel 2006 l’Alta Corte aveva stabilito che risarcisse le sue vittime. Nichols non sapeva tutti i dettagli el caso, è stata la spiegazione della Chiesa inglese. A sapere era l’ex primate cardinal Murphy O’Connor, al quale l’arcivescovo è subentrato un anno fa. La Chiesa sapeva, comunque, prima che padre Pearce venisse condannato a 8 anni di carcere per gli abusi commessi in 35 anni.
LA LETTERA DI RATZINGER
«Mi pare per lo meno disonesto parlare per settimane e mesi di certe cose, dimenticando i grandi meriti della Chiesa», ha detto ieri il cardinal Poletto, senza perdere l’occasione per augurare ai giornalisti «di diventare più buoni... anche nella vostra serietà professionale». Perché di serietà ne è mancata, per le gerarchie ecclesiastiche che hanno lamentato il «chiacchiericcio» dei media. Anche sulla lettera scovata dall’Ap, sulla vicenda di padre Kiesle nell’85 e sulla linea adottata da Ratzinger. La Santa Sede sostiene che non ci fu copertura dello scandalo, la Congregazione per la dottrina della fede all’epoca non poteva far altro. I legali americani del Vaticano mettono i puntini sulle i e parlano di «giudizi affrettati» della stampa: fino al 2001 il Sant’Uffizio non era competente sui casi di pedofilia, Ratzinger si è limitato ad una valutazione sul «bene della Chiesa universale» rinviando ad un esame ulteriore.
Sta di fatto che Kiesle, per quanto sotto sorveglianza, non potè lasciare l’abito talare. L’ex vescovo di Oakland John Cummins, che a più riprese aveva scritto ai superiori in Vaticano, caldeggiando il ritorno allo stato laicale del prete pedofilo Stephen Kiesle, sostiene che allora la Chiesa era riluttante a prendere simili decisioni, in una situazione di crisi delle vocazioni. «In conseguenza di questo Papa Giovanni Paolo II rallentò molto le cose e rese il processo molto più ponderato», ha detto Cummins al New York Times.
IL «MOSTRO»
Intorno a Ratzinger la Chiesa fa muro. Per il vicepresidente della Cei Gualtiero Bassetti il Papa «non chiede ad altri di portare la croce» e si fa carico come Cristo dei peccati altrui. Dice la sua anche il ministro Frattini, denunciando «una vera e propria campagna di violenza e fango», una «resa dei conti contro chi difende la vita». Per Fracesco Zanardi, che di quegli abusi è stato vittima, quello che sta accadendo è altro: una breccia in un muro. «La Chiesa dimostri ora la sua coerenza con le parole del Santo Padre assumendosi le responsabilità. Risarcisca e sostenga», scrive nella lettera, chiedendo «provvedimenti nei confronti dei vescovi che hanno insabbiato». Chiede giustizia anche Gaetano Scerri, 46 anni, abusato da piccolo nell’Istituto di San Giuseppe di Malta. A una settimana dalla visita del Papa alla Velletta, il domenicale di Malta «Illum» racconta oggi la sua storia in prima pagina. Scerri, che ha ucciso un omosessuale, racconta di essere diventato un «mostro omofobico» per «gli abusi, gli stupri, la deprivazione e le botte» subite dai preti in collegio. «Io sono stato processato perché mi hanno fatto diventare un mostro, ho pagato per i miei sbagli, ma adesso tocca ad altri assumere le loro responsabilità davanti alla giustizia, e chiedo alla Chiesa che questi preti vengono processati».
Abusi, accuse al primate inglese
Vittima italiana scrive al Papa
Dopo le accuse a Ratzinger, quelle al primate d’Inghilterra: coprì un prete pedofilo. Lettera al Papa di una vittima italiana: «Io abusato per molti anni». La Chiesa fa quadrato intorno al Papa: «Accanimento disonesto».
di Marina Mastroluca
L’arcivescovo di Westminster non intervenne contro un frate, poi condannato a 8 anni
La Chiesa con Ratzinger «Porta colpe non sue». Violentato scrive: «Punire chi ha insabbiato»
Silenzio: è questo il capo d’accusa. Non solo lo scandalo della pedofilia, le colpe i peccati? dei singoli. Ma il velo che ha nascosto quelle colpe, le bocche cucite, il vuoto intorno alle vittime. Ieri era la «prudenza» di Ratzinger, che nell’85 copriva un prete pedofilo californiano, Stephen Kiesle, già condannato dalla giustizia Usa per abusi. Oggi è il silenzio dell’arcivescovo Vincent Nichols, primate della Chiesa di Inghilterra, che accusa il Times «protesse» un monaco benedettino accusato di abusi sessuali. Oggi è anche il buco nero nel quale sono finite le denunce che l’italiano Francesco Zanardi passato alla cronaca per le sue nozze gay il mese scorso ha ripetutamente rivolto alle autorità ecclesiastiche, senza una risposta. «Io venni violentato per diverso tempo 30 anni fa da un sacerdote che insegnava religione ai bambini», racconta Zanardi in una lettera al Papa. «La cosa più triste è che i tre vescovi che si sono succeduti nella diocesi di Savona-Noli, ai quali ho più volte comunicato sia a voce che per scritto lo svolgersi delle atrocità che questo prete da anni compie, non hanno mai denunciato nulla all’autorità giudiziaria, né hanno mai preso provvedimenti».
PADRE PEARCE
Accuse gravi e copioni già visti. Abusi, denunce, silenzio. Un meccanismo che si muove lungo gli stessi ingranaggi. Negli Usa, in Italia. E a Londra, dove l’arcivescovo Nichols tra il 2001 e il 2008 presiedeva un ente benefico per la protezione dell’infanzia e da lui non e mai arrivata una parola sul caso di padre David Pearce, rimasto alla Ealing Abbey anche dopo che nel 2006 l’Alta Corte aveva stabilito che risarcisse le sue vittime. Nichols non sapeva tutti i dettagli el caso, è stata la spiegazione della Chiesa inglese. A sapere era l’ex primate cardinal Murphy O’Connor, al quale l’arcivescovo è subentrato un anno fa. La Chiesa sapeva, comunque, prima che padre Pearce venisse condannato a 8 anni di carcere per gli abusi commessi in 35 anni.
LA LETTERA DI RATZINGER
«Mi pare per lo meno disonesto parlare per settimane e mesi di certe cose, dimenticando i grandi meriti della Chiesa», ha detto ieri il cardinal Poletto, senza perdere l’occasione per augurare ai giornalisti «di diventare più buoni... anche nella vostra serietà professionale». Perché di serietà ne è mancata, per le gerarchie ecclesiastiche che hanno lamentato il «chiacchiericcio» dei media. Anche sulla lettera scovata dall’Ap, sulla vicenda di padre Kiesle nell’85 e sulla linea adottata da Ratzinger. La Santa Sede sostiene che non ci fu copertura dello scandalo, la Congregazione per la dottrina della fede all’epoca non poteva far altro. I legali americani del Vaticano mettono i puntini sulle i e parlano di «giudizi affrettati» della stampa: fino al 2001 il Sant’Uffizio non era competente sui casi di pedofilia, Ratzinger si è limitato ad una valutazione sul «bene della Chiesa universale» rinviando ad un esame ulteriore.
Sta di fatto che Kiesle, per quanto sotto sorveglianza, non potè lasciare l’abito talare. L’ex vescovo di Oakland John Cummins, che a più riprese aveva scritto ai superiori in Vaticano, caldeggiando il ritorno allo stato laicale del prete pedofilo Stephen Kiesle, sostiene che allora la Chiesa era riluttante a prendere simili decisioni, in una situazione di crisi delle vocazioni. «In conseguenza di questo Papa Giovanni Paolo II rallentò molto le cose e rese il processo molto più ponderato», ha detto Cummins al New York Times.
IL «MOSTRO»
Intorno a Ratzinger la Chiesa fa muro. Per il vicepresidente della Cei Gualtiero Bassetti il Papa «non chiede ad altri di portare la croce» e si fa carico come Cristo dei peccati altrui. Dice la sua anche il ministro Frattini, denunciando «una vera e propria campagna di violenza e fango», una «resa dei conti contro chi difende la vita». Per Fracesco Zanardi, che di quegli abusi è stato vittima, quello che sta accadendo è altro: una breccia in un muro. «La Chiesa dimostri ora la sua coerenza con le parole del Santo Padre assumendosi le responsabilità. Risarcisca e sostenga», scrive nella lettera, chiedendo «provvedimenti nei confronti dei vescovi che hanno insabbiato». Chiede giustizia anche Gaetano Scerri, 46 anni, abusato da piccolo nell’Istituto di San Giuseppe di Malta. A una settimana dalla visita del Papa alla Velletta, il domenicale di Malta «Illum» racconta oggi la sua storia in prima pagina. Scerri, che ha ucciso un omosessuale, racconta di essere diventato un «mostro omofobico» per «gli abusi, gli stupri, la deprivazione e le botte» subite dai preti in collegio. «Io sono stato processato perché mi hanno fatto diventare un mostro, ho pagato per i miei sbagli, ma adesso tocca ad altri assumere le loro responsabilità davanti alla giustizia, e chiedo alla Chiesa che questi preti vengono processati».