l’Unità 22.4.10
Conversazione con Christine Bergmann
«Prima di tutto viene il dolore delle vittime»
La commissaria indipendente dopo lo scandalo pedofilia in Germania: «Lavoreremo su prevenzione e risarcimenti. Soli per troppo tempo gli abusati»
di Laura Lucchini
Assistenza e prevenzione. Su questi due binari lavorerà la commissione indipendente per le vittime degli abusi, creata dal Governo tedesco dopo lo scandalo delle violenze sessuali si bambini in scuole e collegi cattolici e laici. A due giorni dall’inizio della tavola rotonda in cui si confronteranno il governo, la Chiesa, le vittime e gli insegnanti, la commissaria straordinaria per le vittime Christine Bergmann, è sicura che sarà un «momento importante e una grossa chance». Ma non mancano le polemiche.
Da tre mesi in Germania emergono in continuazione nuovi casi di abusi sessuali a danno di minori, consumati tra gli anni ’60 e ’90, in collegi e scuole cattoliche e laiche. Da quando il rettore del collegio gesuita berlinese Canisius, a metà gennaio, rese pubblici i primi casi, invitando tutte le vittime a denunciare, l’effetto domino ha fatto cadere nello scandalo una dopo l’altra le scuole più prestigiose del paese. Collegi con lunghe tradizioni, come i Chiostri di Ettal, il coro delle voci bianche di Ratisbona o la scuola laica e progressista di Odenwald, vincolata all’Unesco, sono state macchiate da denunce di abusi, violenze e pratiche sadiche da centinaia di vittime.
«Ora la chiesa collabora» «La Chiesa è una delle istituzioni che a lungo ha nascosto gli abusi. Ora però sta cercando di collaborare», ci ha detto ieri Bergmann. Ma ha ricordato che «se gli abusi dentro la Chiesa sono stati circondati da un silenzio imposto dall’istituzione chiusa, lo stesso avviene nelle famiglie». In famiglia, infatti, ancora oggi si consumano impunemente violenze sui minori: «non bisogna parlare degli abusi sessuali come se riguardassero solo il passato, avvengono purtroppo ancora».
Christine Bergmann è stata ministra di Famiglia del Governo Schröder e si è già occupata di prevenzione della violenza. La sua commissione affiancherà il lavoro della tavola rotonda fin da venerdì. In questo incontro, in cui c’è grande attesa anche per capire quale sarà la linea della Chiesa, si formeranno due gruppi di lavoro. I primo affronterà il tema della prevenzione, e sarà coordinato dalle ministre di Famiglia e Educazione, Christina Schröder e Annette Schavan (della Cdu). Il secondo, coordinato dalla ministra di giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger (FDP, liberali), si occuperà di questioni giuridiche. Dovrebbe proporre nuove leggi o norme contro gli abusi e soluzioni al nodo dei risarcimenti.
In molti casi, infatti, i reati sono prescritti: le vittime hanno bisogno di tempo per elaborare le violenze e avere la forza di denunciare: «Il discorso dei risarcimenti sarà sicuramente uno dei punti, anche se per le vittime è decisivo in primo luogo il riconoscimento della violenza subita», dice Bergmann.
L’attenzione della commissione per le vittime si concentra in particolare su un gruppo consistente di persone, per le quali, «l’abuso si colloca lontano nel tempo, tra gli anni ’60 e gli anni ’80, e che però portano dentro le ferite e le conseguenze della violenza». In Germania l’abuso sessuale prescrive 10 anni dopo che la vittima ha compiuto 18 anni, cioè quando ne ha 28. La maggior parte delle persone che hanno denunciato finora hanno però superato i 30. Per loro, in particolare, è importante «il riconoscimento della violenza e l’assistenza, perché durante lungo tempo sono state lasciate sole».
La «squadra» di Bergmann, cinque persone, riceve le segnalazioni dei casi per fax, posta o mail. Alle vittime viene offerto ascolto e assistenza per muovere i primi passi. E, se necessario, viene consigliata una terapia per superare il trauma.
Quel che manca all’azione del governo è la mancanza di dati statistici sullo scandalo, che dipende in particolare dall’estrema frammentazione dei comitati o degli enti che raccolgono le denunce e le segnalazioni, senza coordinarsi affatto. In ogni Land la Chiesa ha la sua commissione, ogni scuola coinvolta, ogni ordine monastico. Tanto che Bergmann ammette: ancora non si può dare una dimensione numerica né al numero di vittime né quello dei responsabili. Sulla stampa sono comparsi più di 300 casi.
Conversazione con Christine Bergmann
«Prima di tutto viene il dolore delle vittime»
La commissaria indipendente dopo lo scandalo pedofilia in Germania: «Lavoreremo su prevenzione e risarcimenti. Soli per troppo tempo gli abusati»
di Laura Lucchini
Assistenza e prevenzione. Su questi due binari lavorerà la commissione indipendente per le vittime degli abusi, creata dal Governo tedesco dopo lo scandalo delle violenze sessuali si bambini in scuole e collegi cattolici e laici. A due giorni dall’inizio della tavola rotonda in cui si confronteranno il governo, la Chiesa, le vittime e gli insegnanti, la commissaria straordinaria per le vittime Christine Bergmann, è sicura che sarà un «momento importante e una grossa chance». Ma non mancano le polemiche.
Da tre mesi in Germania emergono in continuazione nuovi casi di abusi sessuali a danno di minori, consumati tra gli anni ’60 e ’90, in collegi e scuole cattoliche e laiche. Da quando il rettore del collegio gesuita berlinese Canisius, a metà gennaio, rese pubblici i primi casi, invitando tutte le vittime a denunciare, l’effetto domino ha fatto cadere nello scandalo una dopo l’altra le scuole più prestigiose del paese. Collegi con lunghe tradizioni, come i Chiostri di Ettal, il coro delle voci bianche di Ratisbona o la scuola laica e progressista di Odenwald, vincolata all’Unesco, sono state macchiate da denunce di abusi, violenze e pratiche sadiche da centinaia di vittime.
«Ora la chiesa collabora» «La Chiesa è una delle istituzioni che a lungo ha nascosto gli abusi. Ora però sta cercando di collaborare», ci ha detto ieri Bergmann. Ma ha ricordato che «se gli abusi dentro la Chiesa sono stati circondati da un silenzio imposto dall’istituzione chiusa, lo stesso avviene nelle famiglie». In famiglia, infatti, ancora oggi si consumano impunemente violenze sui minori: «non bisogna parlare degli abusi sessuali come se riguardassero solo il passato, avvengono purtroppo ancora».
Christine Bergmann è stata ministra di Famiglia del Governo Schröder e si è già occupata di prevenzione della violenza. La sua commissione affiancherà il lavoro della tavola rotonda fin da venerdì. In questo incontro, in cui c’è grande attesa anche per capire quale sarà la linea della Chiesa, si formeranno due gruppi di lavoro. I primo affronterà il tema della prevenzione, e sarà coordinato dalle ministre di Famiglia e Educazione, Christina Schröder e Annette Schavan (della Cdu). Il secondo, coordinato dalla ministra di giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger (FDP, liberali), si occuperà di questioni giuridiche. Dovrebbe proporre nuove leggi o norme contro gli abusi e soluzioni al nodo dei risarcimenti.
In molti casi, infatti, i reati sono prescritti: le vittime hanno bisogno di tempo per elaborare le violenze e avere la forza di denunciare: «Il discorso dei risarcimenti sarà sicuramente uno dei punti, anche se per le vittime è decisivo in primo luogo il riconoscimento della violenza subita», dice Bergmann.
L’attenzione della commissione per le vittime si concentra in particolare su un gruppo consistente di persone, per le quali, «l’abuso si colloca lontano nel tempo, tra gli anni ’60 e gli anni ’80, e che però portano dentro le ferite e le conseguenze della violenza». In Germania l’abuso sessuale prescrive 10 anni dopo che la vittima ha compiuto 18 anni, cioè quando ne ha 28. La maggior parte delle persone che hanno denunciato finora hanno però superato i 30. Per loro, in particolare, è importante «il riconoscimento della violenza e l’assistenza, perché durante lungo tempo sono state lasciate sole».
La «squadra» di Bergmann, cinque persone, riceve le segnalazioni dei casi per fax, posta o mail. Alle vittime viene offerto ascolto e assistenza per muovere i primi passi. E, se necessario, viene consigliata una terapia per superare il trauma.
Quel che manca all’azione del governo è la mancanza di dati statistici sullo scandalo, che dipende in particolare dall’estrema frammentazione dei comitati o degli enti che raccolgono le denunce e le segnalazioni, senza coordinarsi affatto. In ogni Land la Chiesa ha la sua commissione, ogni scuola coinvolta, ogni ordine monastico. Tanto che Bergmann ammette: ancora non si può dare una dimensione numerica né al numero di vittime né quello dei responsabili. Sulla stampa sono comparsi più di 300 casi.